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Pot odds

Le possibilità di vincere un piatto, calcolata rapportando la somma di denaro presente nel piatto stesso con l’importo che bisogna “pagare” per continuare a giocare. Le pot odds devono quindi essere necessariamente correlate alle odds, in quanto dal rapporto tra pot odds e odds, sarà possibile capire la convenienza di una giocata rispetto ad un’altra.


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Tralasciando per un attimo le implied odds (odds implicite), di cui parleremo in seguito, andiamo a fare un esempio per avere la controprova matematica della relazione tra pot odds ed odds.

Siamo al turn, abbiamo flush draw e sappiamo (supponiamo ragionevolmente) che l’oppo ha top pair. Abbiamo quindi 9 outs (le carte mancanti del colore, in quanto due le abbiamo in mano e due sono sul board) su 46 carte ancora in gioco (52 del mazzo meno le nostre 2 meno le 4 sul board = 46). Le odds che esca uno dei nostri outs è 37:9 (che equivale a dire che per nove volte che esce una carta a noi favorevole, ci saranno 37 volte in cui non hitteremo il flush), quindi 4:1 circa.

Il piatto è 200 e l’oppo punta 50. Se calliamo, dobbiamo aggiungere 50 su un piatto da 250, quindi abbiamo pot odds 5:1. Se giochiamo la mano 5 volte, hitteremo il flush una volta e lo misseremo le restanti 4. Quindi, a fronte di una perdita di 200 (50, cioè la cifra che abbiamo dovuto pagare, moltiplicato per 4, cioè le volte che perderemo il piatto), avremo una vincita netta di 250 (il pot che c’era al momento del call). Questo significa che nel lungo periodo avremo un profitto di 50$ ogni 5 mani, quindi un EV (vedere voce relativa) pari a 10$. La nostra chiamata era quindi giusta.
Se anziché puntare 50, l’oppo avesse puntato 100, la nostra chiamata sarebbe invece stata errata. Dovremmo infatti aggiungere 100 su un pot da 300, quindi con pot odds 3:1. Giocando la mano 5 volte (le odds saranno nel frattempo invariate, quindi sempre 4:1), continueremo a hittare il river 4 volte su 5, con la differenza (rispetto a prima) che a fronte di una perdita di 400$ (100×4), avremo una vincita di soli 300$, con un profitto negativo di 100$ che, rapportato alle 5 mani, ci darà un EV- pari a 20.

Questa è quindi la riprova che, affinché un call sia profittevole nel lungo periodo, le pot odds devono essere migliori delle odds. Schematizzando, se pot odds = y:1 e odds = x:1, avremo che:

Se y > x : conviene chiamare
Se y < x : conviene foldare (ricordate che non stiamo calcolando le implied odds)

Di conseguenza, se vogliamo mandare fuori odds un avversario, rendendo la sua chiamata sbagliata e quindi in modo da trarre guadagno nel lungo periodo dalla nostra giocata, dobbiamo calibrare la puntata in modo tale che le sue pot odds siano inferiori alle sue odds. Per fare ciò tenete presente che maggiore sarà la nostra puntata, minori saranno le sue pot odds.

A mero titolo d’esempio:

a) se puntiamo il piatto, diamo al nostro avversario pot odds 2:1 (es. in un piatto di 100 noi puntiamo 100 —> l’oppo deve mettere 100 per vincere 200, quindi ha pot odds 2:1)

b) se puntiamo 2/3 del piatto, diamo all’oppo pot odds 2,5:1

c) se puntiamo 1/2 piatto, diamo all’oppo pot odds 3:1

Tenendo conto che un FD o una OESD hanno odds di circa 4:1, tutte le puntate sopra elencate sarebbero sufficienti per mandarlo fuori odds. Ricordate però che il nostro scopo non è quello di mandarlo fuori odds per farlo foldare, ma quello di mandarlo fuori odds facendoci callare, in quanto più volte verremo chiamati fuori odds, maggiore sarà il nostro guadagno nel lungo periodo. L’importante è che, una volta callati, non commettiamo l’errore di continuare a puntare o, più in generale, di farci “spillare” ulteriori soldi qualora esca una scary card che completa il probabile draw del nostro avversario.

Se commettiamo questo errore, rendiamo il suo call giusto, in quanto oltre alle odds che non gli avevamo offerto, gli stiamo anche dando le cosiddette implied odds. Queste ultime non sono altro che le pot odds non ancora esistenti ma che possono essere comprese nei propri calcoli in base a quanto ci aspettiamo di vincere nella puntate successive qualora dovessimo realizzare il nostro punto. Ad esempio, potremmo chiamare un FD al turn con pot odds inferori a 4:1 (quindi inferiori alle odds che ci offre un FD) qualora fossimo sicuri che se al river dovessimo chiudere il colore, vinceremmo un’ulteriore cospicua puntata da parte dell’avversario.

Per meglio comprendere il significato di implied odds, o meglio per chiarire l’importanza che queste ultime devono avere sulle nostre decisioni, riporto due concetti fondamentali espressi dal grandissimo Sklansky:

1) Non essere troppo ottimista nei tuoi call che si potrebbe tradurre con “non sopravvalutate troppo le vostre odds implicite”. Questo concetto sta a significare che non bisogna chiamare sempre fuori odds nell’ottimistica previsione che qualora hittassimo il nostro punto riusciremmo sempre a “stackare” l’avversario, perché ciò non è assolutamente vero. Paradossalmente può essere molto più EV+ chiamare un gutshot al turn quando si è deepstack, perchè è chiaro che l’oppo ha tris e se centriamo la scala ci lascia il suo stack, piuttosto che chiamare al turn con pot odds 3,5:1 (quindi di poco fuori odds),ma in palese FD, che non ci verrà mai pagato dal nostro avversario qualora dovessimo hittarlo

2) “Non giustificare i loro call ottimisti”, che si potrebbe tradurre con “non lasciate che gli avversari abbiano fatto bene a sopravvalutare le loro odds implicite”: In pratica questo concetto sta a significare quello che abbiamo detto in precedenza e cioè che nel momento in cui un avversario ci chiama fuori odds, non dobbiamo mai commettere l’errore di farci indispettire qualora nelle streets successive si giri una delle carte che stava palesemente cercando per chiudere il suo draw. Come non lasciarsi indispettire è semplice: basta non dargli più neanche un dollaro, foldando al minimo accenno di puntata da parte sua.

Un ultimo concetto fondamentale è quello che riguarda invece le reverse implied odds. Con questo termine si intendono le possibili perdite future che potremmo subire nelle streets successive qualora avessimo sopravvalutato la forza della nostra mano o del nostro draw. Facciamo qualche esempio per chiarire maggiormente il concetto:

1) sopravvalutazione della nostra mano. In un 5way pot non raisato preflop, ci troviamo con 93o su un flop 9-8-2 che presenta due carte dello stesso seme . Siamo di BB e puntiamo il piatto. In questo caso abbiamo reverse implied odds molto elevate, perché essendoci stati ben 4 limp, è probabile che qualcuno abbia un 9 con kicker migliore del nostro e, se anche avessimo al momento la mano migliore, ci sono troppe possibilità che la stessa venga superata al turn (da un overcard o da un qualsiasi progetto)

2) sopravvalutazione del nostro draw. Abbiamo callato da BTN con 89 s un raise di un giocatore in MP callato anche dal CO. Al flop si gira TJK r e l’or betta 1/3 pot, callato dal CO. La nostra OESD ci dà odds per callare questo bet, tuttavia il tipo di flop e la action preflop ci suggeriscono di foldare perché nel caso hittassimo il nostro draw avremmo reverse implied odds elevatissime. Ipotizzando di fare straight con il 7 pagheremmo infatti molto profumatamente un eventuale straight superiore (AQ rientra sicuramente nel range dell’or) ; ancora peggio sarebbe se chiudessimo scala con la Q, in quanto un qualsiasi Ax (che potrebbero avere entrambi gli avversari) ci batterebbe, facendoci perdere ulteriori soldi.

Chiudo questa lunghissima definizione riguardante le pot odds con una citazione ed un ringraziamento a Raistlin, ottimo utente di AP, in quanto molti degli esempi e delle spiegazioni da me riportate sotto la voce pot odds hanno come fonte alcuni suoi post veramente ben fatti.