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Gold farming

Pagati per giocare ai videogiochi: il gold farming

Alzi la mano chi non preferirebbe starsene tutto il giorno davanti al computer a giocare invece di timbrare il cartellino. L’avete alzata? Allora il gold farming è ciò che fa per voi. Badate bene però: a discapito della parola gold, non è affatto tutt’oro quel che luccica.

Il gold farming è una pratica molto particolare, che consiste nell’acquisire la valuta virtuale di un gioco MMO (Massively Multiplayer Online) – che serve per acquisire potenziamenti e altri tipi di vantaggi in-game – per poi venderla ad altri giocatori in cambio di denaro reale. Come detto però, la cosa può sembrare allettante ma nella realtà lo è molto meno.

Il gold farming è diffuso soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo, dove per molti è diventato un vero e proprio lavoro a tempo pieno. Si tratta però di lavoratori sfruttati con orari di gioco/lavoro massacranti e paghe ben poco allettanti. Sono infatti i giocatori più ricchi, delle nazioni più sviluppate, ad approfittarsi del gold farming, pagando per risparmiarsi molte ore di gioco.

Gold farming, gli albori

Per capire il fenomeno del gold farming non possiamo non partire dalla sua storia. Sul finire degli anni ’90, questa pratica ha cominciato a diffondersi per esplodere nei primi anni 2000, con l’esplosione dei giochi MMO.

Sembra che il gold farming abbia avuto origine in Corea del Sud, dove nel 2001 molti Internet Point furono riconvertiti in vere e proprie aziende di gold farming. Il modello di lavoro, con dipendenti a tempo pieno, fu poi esportato in Cina per rispondere alla domanda del mercato coreano e del mercato occidentale.

Secondo alcuni studi accademici, i cosiddetti gold farmer sviluppano relazioni sociali simili a quelle degli spacciatori. Sì, perché la maggior parte dei giochi MMO cerca di limitare il più possibile il gold farming, visto come una pratica che crea inflazione in-game: paradossalmente, anche la valuta di un gioco può “svalutarsi”, proprio come una moneta reale.

Gli effetti del gold farming sull’economia di un MMO

Il gold farming, così come il power leveling (salire di livello più velocemente, grazie all’aiuto di un personaggio più forte del proprio), possono come detto influenzare l’economia di un MMO causando l’inflazione e quindi minando l’esperienza di gioco degli utenti.

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Questo genere di effetti prescindono dal fatto che tali pratiche siano o meno sanzionate dagli operatori del gioco o meno. Sicuramente possono influenzare le scelte delle aziende produttrici di videogiochi. Nel 2014, ad esempio, proprio a causa di tali preoccupazioni, la Activision Blizzard chiuse il suo sistema di transazioni real-money per Diablo III – uno dei suoi giochi più famosi.

Un volume d’affari da centinaia di milioni di dollari

Stimare il giro d’affari del gold farming è difficile, anche se qualcuno ci ha provato. Nel 2005, ad esempio, il New York Times ha pubblicato un’inchiesta secondo la quale a quei tempi ci fossero oltre 100.000 gold farmer soltanto in Cina. Nel 2006, le vendite di queste valute/beni virtuali avrebbero creato un giro d’affari compreso tra i 200 e i 900 milioni di dollari.

Secondo altre stime, estratte dai dati del biennio 2005/2006, il valore del mercato non sarebbe stato inferiore ai 200 milioni di dollari l’anno, mentre gli impiegati nel gold farming sarebbero stati oltre 150.000. Lo stesso report stimava come l’80% dei gold farmer fosse cinese.

Volete sapere il loro guadagno medio? La miseria di 145 dollari a testa. Forse meglio continuare a timbrare quel cartellino di cui sopra…

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