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Ieri i Nosebleed, oggi i Super High Roller: perché il poker high stakes è diseducativo

Nel raccontare il mondo dei pokeristi, succede abbastanza spesso di attingere a una dicotomia: quella tra la gloria e i soldi. Ma vi siete mai chiesti cosa sarebbe del poker se i soldi non esistessero? Probabilmente sarebbe già sparito, malgrado ci siano tutti i presupposti perché il gioco sopravviva alla mancanza di un incentivo monetario.

Christoph Vogelsang, prima protagonista degli high stakes di cash game, poi dei tornei high roller

Un poker senza soldi? Sì, forse, ma…

Ad esempio c’è chi spinge per fare entrare il poker nel novero degli sport olimpici che ne promuove una forma – chiamata Match Poker – che cerca di asciugare completamente il gioco sia dal fattore fortuna che da quello del denaro, rendendolo un puro “mind sport”. Tuttavia questo è un fenomeno nettamente residuale perché, oggi, il successo del poker si basa in maniera decisiva sul guadagno economico che porta ai pochi che hanno le capacità di farlo professionalmente, e sul miraggio di poter guadagnare tanti soldi – per tutti gli altri.

Mi chiedo: tutto questo potrà mai cambiare? Molto difficile che accada, e anche qualora ciò si verificasse necessiterebbe di parecchi anni di adattamenti culturali. Perché il denaro vinto – o da vincere – è una formidabile attrazione a cui è difficile rinunciare.

Il ruolo di noi media

Cerco di spiegarmi meglio con un esempio pratico, dato dall’esperienza di avere scritto di poker più o meno quotidianamente negli ultimi 12 anni. Se io domani pubblicassi un articolo con il titolo “Mustapha Kanit vince l’EPT Montecarlo grazie a un call marginale nel long term”, il pezzo farebbe senza dubbio un buon risultato in termini di letture, poiché Musta è un eroe globale. Se però io decidessi di intitolare lo stesso articolo “Mustapha Kanit, magico bluffcatch e trionfo all ‘EPT Montecarlo per 1.200.000€”, questo farebbe un numero di click almeno 10 volte superiore. Perché? Perché alla gente piace leggere e sentire di grosse cifre, perché ammira chi ci riesce ma anche perché coltiva il sogno di poterlo fare in prima persona, un giorno.

Mustapha Kanit, eroe partito dal nulla e divenuto inquilino vincente dei tornei più costosi ed esclusivi al mondo

Nosebleed, c’era una volta la diseducazione al bankroll

La scorsa settimana vi parlavo dei tempi d’oro delle sfide pokeristiche, tra cui quelle che vedevano impegnati Tom “durrrr” Dwan, Viktor “Isildur1” Blom e Patrik Antonius. In quell’età aurea del poker online vi era una corsa ai tavoli cash più alti, cronisti e blogger di tutto il mondo non aspettavano altro che raccontare di piatti fantasmagorici, dall’ammontare sempre maggiore. Il black friday ha sancito la fine di quell’epoca e di quei tavoli ricchissimi, chiamati “nosebleed” (letteralmente “da sangue al naso”), ma contestualmente ha anche dimostrato qualcosa che si poteva anche intuire prima: quello degli High Stakes di Full Tilt era un mondo che viveva molto, molto sopra le proprie possibilità. E d’altra parte come poteva mai essere possibile che tutti quei giocatori fossero rollati per giocare sessioni in cui potevi facilmente vincere o perdere cifre a cinque e persino a sei zeri, tutti i santi giorni?

Così, da un lato noi di Assopoker pubblicavamo articoli di strategia che riguardavano spesso anche il money management, in cui consigliavamo caldamente di giocare in bankroll, mentre dall’altra gli articoli più letti erano sempre quelli dei megapot vinti ai tavoli cash game. Quella del click-bait è un’arma a cui è difficile rinunciare, ma presenta un problema di fondo che è analogo agli script dei reality show: per continuare ad essere visibile devi alzare continuamente l’asticella, tendendo la corda fino al punto in cui – inevitabilmente – si spezzerà.

C’erano una volta le sfide con Isildur1

Il cash game italiano e la sindrome del pene piccolo

Anche per questa ragione, quando venne finalmente introdotto il cash game online anche sulle .it, c’era chi mugugnava perché il livello massimo possibile (5€/10€) era troppo basso rispetto a quanto accadeva sulle .com. A carte viste, già dopo un paio di anni si è cominciato a capire che il limite fissato, casomai, era pure troppo alto. Infatti il cash game online ha mutato l’evoluzione del mercato italiano, accorciandone la durata e accelerando il sopraggiungere di una crisi. Il bacino era infatti troppo esiguo per potere sostenere tavoli con movimenti di denaro così cospicui su base regolare. Tuttavia, il confronto con le realtà internazionali aveva abbagliato il giudizio di molti, tra cui è corretto annoverare anche noi media, che abbiamo assecondato un trend errato nelle fondamenta.

I soldi che cambiano: dai Nosebleed agli High Roller

Tornando all’attuale mercato del poker, c’è da sottolineare una trasformazione interessante. Esaurita l’epoca del cash game online high stakes, l’elemento monetario come marca distintiva di esclusività si è trasferito nel live, ma non solo nel cash game. Non è infatti da considerarsi un caso, se la moda dilagante dei tornei High Roller si sia sviluppata dopo che il tempo dei “nosebleed” era finito. Il principio di fondo, tuttavia, rimane simile: cifre improponibili per il 99% di chi legge.

Nei tornei high roller, però, le cifre in gioco hanno fatto diventare questo una sorta di mondo a parte. Un mondo che mira a sopravvivere stravolgendo le gerarchie esistenti. Gli appassionati di poker avevano da tempo accettato la “All Time Money List” di Hendon Mob come criterio migliore (o meglio l’unico) per indicare i giocatori più vincenti. Sapere che si tratta di cifre lorde (nessuno mai riuscirà a conoscere i profitti netti, tranne forse i diretti interessati) era una anomalia tutto sommato accettabile. Un po’ meno accettabile è vedere che in pochi anni la classifica è stata stravolta per l’ingresso di player che giocano i Super High Roller incassando cifre da favola, anche se poi più o meno tutti sanno che lo hanno fatto giocando per il 10 o 20% o comunque a percentuali molto basse della propria action.

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Il denaro “inflazionato” dal poker high stakes

Tutto ciò rischia di falsare lo scenario e azzerare i punti di riferimento per il pubblico del poker. Un tempo si era ragionevolmente certi che un giocatore che vince 100.000€ in un torneo avesse fatto un’impresa considerevole. Oggi le cifre sono drogate dallo staking e dai buy-in proposti: un conto è infatti vincere 100k con un buy-in da 500 euro, ma se lo si fa a un torneo da 25.000€ allora si parla di 4 volte il buy-in.

Oltre all’inflazionamento delle grosse cifre, il dilagare degli high roller ha portato alla luce pratiche tutt’altro che limpide, da parte dei giocatori che li frequentano. Già QUI parlavo della “cricca” dei tedeschi, della loro mai celata convidisione di informazioni e della valutazione etica su tale “gioco di squadra”.

Martin Jacobson, uno che si è tolto la soddisfazione più grande per un poker player (vincere il WSOP Main Event) e non gioca i SHR

La forbice del live e la catena dell’emulazione

Guardando alle tendenze del mercato del poker live negli ultimi anni, emerge infatti una strana forbice. Da un lato si è assistito al crollo dei buy-in medi nei tornei “per comuni mortali”, dall’altro la crescita senza sosta degli High Roller. Nel mezzo sono rimasti tutti gli eventi che hanno fatto e fanno la storia del poker, dai tornei WSOP (Main Event in testa) agli EPT ai WPT. A ben vedere, per la sterminata platea di giocatori che sono abituali frequentatori di IPO, Battle Of Malta e altri tornei simili, giocare un 10.000$ WSOP Main Event o un 5.300€ EPT Main Event rappresenta una sfida da sogno, per chi invece è abituato a spendere 50 o 100.000 dollari per un torneo si tratta invece di un passo indietro. Detta così sembra si tratti di una situazione di equilibrio, ma non è così.

Tutto questo rischia di rompere quella sorta di catena dell’emulazione, che ricalca esperienza di gioco e sogni di milioni di appassionati. Chi si innamora del poker e inizia a giocarci sogna di salire di livello e arrivare dal giocare tornei da 1€ a vincere un EPT o un braccialetto WSOP. Questi sono i sogni che continuano ad alimentare il successo del poker, e sono pronto a scommettere che non ci sia nessuno che sogna di “arrivare a giocare i Super High Roller per vedermela contro 5 o 6 tedeschi che giocano a non farsi del male tra loro.”

Così come i tavoli nosebleed erano una grandissima attrazione ma anche un fattore tossico, nel vecchio mercato del poker online, così gli odierni HR e SHR rischiano di ottenere un effetto molto simile, in termini di disamoramento del pubblico a questo gioco.

Cosa fare?

Se avete avuto la forza e la pazienza di arrivare sin qui, probabilmente sarete d’accordo con molte delle cose che ho scritto. A questo punto, però, dovreste porvi qualche domanda. Ad esempio se domani iniziassi a intervistare gente sconosciuta che ha vinto un torneo da 5€ incassandone 427, voi la leggereste? Se smettessimo completamente di menzionare i soldi e parlassimo di buy-in vinti o di piatti da X big blinds, sareste comunque interessati?

Non sono domande che cambieranno il senso della vostra vita, ma forse vi aiuteranno a capire se un poker diverso lo volete davvero, oppure vi va benissimo così com’è.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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