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La storia di “Otis”, malato di cancro, veterano del Vietnam e lasciato dalla moglie, adesso può vincere il Big 50

Quando decidiamo di raccontare una storia di questo tipo, è difficile trovare le parole per starne alla larga a livello emotivo e far partecipare il lettore con un distacco che possa aiutarlo a giudicare senza forzargli la mano, ma questa storia “VA” raccontata.

Jerald “Otis” Williamson è un sopravvissuto nella vita e nel poker.

Per quanto riguarda il poker, “Otis” ha appena chiuso da chipleader il Day 2B dell’evento #3, il Big 50 No Limit Hold’Em da $500 di Buy In e lo ritroveremo questa sera impegnato a passare indenne anche il Day 3.

Nell’ultimo livello di gioco ho cambiato marcia e sono passato da 2 a 4 milioni quasi senza accorgermene ma con tanti piccoli piatti”, racconta Jerald ai microfoni di PokerNews.

La partenza di Williamson dalla sua Cloverfield, in Indiana, non aveva come fine solo un torneo di poker a Las Vegas, ma anche quello di incontrare un vecchio amico.

Il mio migliore amico è morto proprio il giorno in cui sono atterrato qui quest’anno. Stava lentamente migliorando dopo una sparatoria in mezzo alla quale si è trovato in mezzo per caso”.

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Ma i problemi per “Otis” non finiscono qui anche perchè un veterano della guerra del Vietnam, è abituato a convivere con la prospettiva della morte.

Nel 2006 conclusi quarto un torneo shootout proprio qui a Las Vegas, ma volevo farmi controllare la gola da un dottore, visto che in quei giorni il dolore non voleva lasciarmi in pace”.

Scoprii ben presto di avere il cancro, ma cominciai a lottare, finii in ospedale con la sepsi, una malattia sistemica che si manifesta quando il corpo reagisce in modo sbagliato ad un’infezione (in Italia è meglio conosciuta come setticemia, ndr)”.

Ma riuscii a sconfiggere il tutto con tanta forza di volontà, che alcune volte non basta: le cure ebbero la meglio”.

“Visto che le disgrazie non vengono mai da sole, poco dopo la guarigione dal cancro, subii ben due ictus cerebrali, che per sei mesi non mi permisero di parlare e camminare”.

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Ma la cosa più brutta fu la reazione di chi mi stava accanto. Mia moglie mi ha lasciato dopo 44 anni di convivenza, non riusciva a sopportare lo stress, ma oggi, con il senno di poi, posso dire che sia stata la scelta migliore per entrambi”.

Per recuperare qualcosa del vecchio me, i dottori tagliarono il nervo per arrivare al mio cavo orale. Hanno dovuto rompere la mascella dal collo alla sommità della testa per pulire da tutta la spazzatura accumulata”, continua “Otis”, “per farmi parlare mi hanno riempito di quella sostanza che iniettano alle donne per fare saltare in aria le loro labbra!” (ride Otis).

Adesso Williamson è guarito abbastanza per tornare a fare il pellegrinaggio a Las Vegas come ha sempre fatto da ragazzino.

“La prima volta che venni qui mi portò mio padre ed era il 1981, era solito giocare al “Golden Nugget”, era il periodo della cocaina in grandi quantità, come se non esistesse un freno. Imparai a giocare a poker fin da piccolo, mio papà era un grandissimo giocatore e seguii le sue orme fin dai miei primi 5 anni di vita”.

Adesso Jerald ha due figli e cinque nipotini, ha voluto mantenere viva la tradizione del viaggio a Sin City e l’anno scorso ha pure vinto l’evento #8 delle Grand Poker Series sempre al Golden Nugget da $150 di iscrizione per $28,969.

In tutta la sua carriera da giocatore Williamson ha vinto poco più di 47,000 dollari ai quali andranno aggiunti quelli che porterà a casa al Big 50.

Se dovessi vincere il Big, giuro, rimarrei qui tutta l’estate! Sarebbe un cambiamento di vita”, sorride nonno Otis.

In bocca al lupo!

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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