Il femminismo militante approda anche nel poker, ma non con un approccio ideologico bensì estremamente pratico. Poker Power è una associazione creata nel 2019 da Jenny Just con uno scopo molto, molto interessante: quello di aiutare le donne a realizzarsi, nella carriera lavorativa e non solo, grazie al poker.
In questo Articolo:
Shahade, Liu e Weisner: Poker Power per dare più potere alle donne
L’assunto da cui PP parte è che le donne abbiano ancora troppo poco spazio nei ruoli decisionali delle aziende e della vita sociale. Pertanto imparare a giocare a poker con criterio può essere un “game changer”, poiché insegna la gestione del rischio e migliora la capacità decisionale sotto pressione.
Del board di Poker Power fanno parte alcune delle donne più forti nel panorama pokeristico mondiale, come Melanie Weisner, Xuan Liu e Jennifer Shahade. Proprio quest’ultima, capace a 40 anni di avere raggiunto livelli di eccellenza sia negli scacchi che nel poker, ha rilasciato di recente una bella intervista a Poker.org, in cui parla di molti argomenti legati alle difficoltà di una donna nel farsi strada in questi due universi competitivi, e anche del sessismo presente sia nell’uno che nell’altro contesto. “Sì, Poker Power è qualcosa che sposa alla perfezione molte delle idee e delle battaglie che personalmente sostengo da moltissimo tempo. L’idea non è solo legata al gioco in sé, ma a dare in generale più potere e consapevolezza alle donne, e a costruire relazioni per le donne e in generale le minoranze.”

Jennifer Shahade e l’amicizia come skill cruciale nel poker
Jennifer Shahade spiega che una delle cose su cui Poker Power punta molto sono i rapporti interpersonali, la conoscenza reciproca e lo studio collettivo. “Credo che questa sia una delle skill più sottovalutate nel poker, in generale. Voglio dire, se tu non hai la brama e lo stimolo di diventare poker pro, le conoscenze e amicizie che fai in questo mondo sono la maggior parte di ciò che ti resta, dall’esperienza di questo gioco. E anche nel caso in cui tu riesca a diventare professionista, conoscere le persone giuste è incredibilmente importante. Questo accade anche negli scacchi, ma nel poker lo è ancora di più perché uscire o viaggiare con le persone giuste è un grande valore aggiunto.
L’amicizia e il saper tenere relazioni sono parte integrante nell’apprendimento del poker. Tramite ciò puoi avere info aggiornate su cosa approfondire e studiare, su quali sono le migliori partite, eccetera.” Come si capisce dalle parole di Jen Shahade, dunque, l’aspetto “community” è primario nel progetto di Poker Power.
Poker, scacchi e sessismo
Ma è più inclusivo il poker o gli scacchi? Shahade ha le idee molto chiare, in proposito. “Ci sono diverse similitudini tra i 2 mondi. Ma gli scacchi hanno una caratteristica peculiare ed è quella di avere moltissimi giovani che si cimentano.” Dunque, nel pensiero di Jennifer Shehade, negli scacchi c’è più spazio per un approccio inclusivo, poiché viene naturalmente praticata nell’età dell’educazione e dell’apprendimento. Il poker invece è più qualcosa di apertamente legato all’età adulta.
Secondo Jennifer Shehade, un aspetto decisivo nel rendere il poker un contesto più sessista degli scacchi è il fatto di venire per la gran parte giocato nei casinò. “Il fatto di dovere recarsi in un casinò per giocare a poker crea delle dinamiche che non sono confortevoli per le donne. Negli scacchi, invece, la difficoltà risiede più che altro nel fatto che si tratta di un gioco antichissimo, dalla lunga storia e spesso legato a valori tradizionali che generalmente sono limitanti per le donne, ma soprattutto per le persone LGBTQ.”
Un mondo capace di tirare fuori il meglio (ma anche il peggio) di noi
Tuttavia le cose stanno migliorando, sia negli scacchi che nel poker. In tal senso “entrambi i mondi hanno il potenziale di tirare fuori il meglio, ma anche il peggio di noi stessi. Si possono giudicare le persone in base a come pensano, come giocano, come si relazionano, ma anche fermarsi ai preconcetti di genere, o di provenienza geografica.”
“Io ho il vantaggio di avere sempre avuto la possibilità di esprimermi e dire ciò che penso. A 19 anni mi occupavo già di ragazze nei tornei di scacchi, a 22 avevo iniziato a scrivere e a 24 ho pubblicato un libro sulle donne negli scacchi. Per molti versi è qualcosa che fa da sempre parte della mia vita, così come il giocare a scacchi. “Ci sono foto di me che gioco già all’età di 2 anni, ma non credo che allora conoscessi già le regole. Sicuramente ho iniziato a giocare davvero intorno ai 5 anni”, racconta Shehade che oggi, a 40 anni, è nel board del World Chess Hall Of Fame.