Per i giocatori di betting che si apprestano a chiudere una giocata, uno degli aspetti principali e’ senza dubbio quello della selezione degli eventi dai vari palinsesti.
Questo e’ un rito giornaliero per quasi tutti gli appassionati, anche se a volte sembra che non si faccia caso all’importanza di questa fase.
A chi non e’ capitato di trovarsi nel dubbio di dover scegliere tra questa o quella partita, o se giocare la vittoria di una squadra piuttosto che l’under/over della medesima squadra? O chi, dopo aver perso la scommessa, non ha avuto almeno una volta il rammarico per non aver inserito un altro evento che (soprattutto dopo...) appariva dall’esito scontato? Per questi motivi cerchiamo ora di focalizzare l’attenzione sui criteri di selezione degli eventi e su ciò’ che ogni volta ci porta a selezionare questo o quell’evento, piuttosto che questa o quella disciplina.
Per far ciò vorrei partire da alcuni dati riguardanti il betting in Italia. Dalla diffusione dei dati generali dell’AAMS relativi allo scorso anno, emerge che la maggior parte delle giocate si concentra nel calcio nella misura del 92%, di cui oltre il 70% viene scommesso su campionato di serie A e Champions League (anche gli Europei del 2008 hanno riscosso un grande consenso). Da questi dati si evince anche che i due terzi dei giocatori giocano in agenzia, mentre la parte rimanente gioca online. E’ tradizionalmente risaputo che i bookmakers preferiscano il giocatore di agenzia poiche’ - dati alla mano - e’ quello che garantisce mediamente i margini migliori.
Dall’analisi di questi pochi dati emergono due aspetti:
- da una parte si nota il ridotto raggio d’azione che i giocatori in generale adottano nella selezione degli eventi
- dall’altra l’abitudine di fare riferimento a un solo bookmaker.
Le due cose sono strettamente collegate, in quanto giocando prevalentemente partite di squadre italiane è difficile trovare delle differenze sostanziali di quote che permettano di scegliere tra questo o quel bookmaker. E’ anche ovvio che per la stragrande maggioranza delle persone che giocano, la possibilità di avere una quota con una differenza di margine ha un significato modesto, in quanto molte volte si sceglie di giocare in un posto solo per comodità (es: chi ha l’agenzia vicino casa).
Molte volte si crede che conoscendo meglio un campionato - o i giocatori di una squadra - si abbiano piu’ probabilità di vincita (le info che ha il giocatore sono le medesime su cui il bookmaker pondera la quota), mentre così facendo si trascurano delle quote allettanti che un "book" può concedere in un campionato poco giocato.
Nei campionati esteri a volte possiamo notare delle differenze notevoli nelle quote di una partita tra un book e un altro mentre a volte, guardando il palinsesto di un solo book, si possono scorgere delle partite quotate "male" (con quote troppo alte, ndr) magari perche’ quel campionato è poco battuto dagli scommettitori e il book, nel quotarla, non presta la stessa meticolosità (anche se ovviamente si badi bene che nessuno regala niente, ndr) che magari mette nel quotare, ad esempio, il derby Milan-Inter.
E’ per questo motivo che ritengo sia importante avere il monitoraggio dei dati statistici di un campionato o di una squadra, anche perche’ cosi facendo si ha più consapevolezza delle probabilità di uscita di un evento, e si compete con i bookmakers utilizzando il loro stesso strumento per formulare le quote: la statistica. Solo conoscendo i dati di un determinato campionato è consigliabile scommettere, anche perche’ se si ignorano i numeri relativi a un determinato evento non si è in grado di capire se una quota è buona o meno, e questo è pur sempre un passaggio successivo alla selezione degli eventi.
E poichè in Italia la stragrande maggioranza dei giocatori conosce in maniera particolare solo la serie A, si finisce sempre per scommettere sulla squadra del cuore e sulle sue avversarie,che in realtà è il modo più semplice per allontanare una vincita.