Poker online
Il rapporto tra poker online e live non ha sempre goduto di ottima salute. C'è chi ama uno e odia l'altro, c'è chi pensa semplicemente che siano due giochi diversi, ma la verità è solo una: sono destinati ad avvicinarsi e "condividersi" sempre di più.
E' un argomento venuto fuori durante l'intervista dell'altro giorno con Domenico Tresa, ma che ha trovato una sponda anche nel convegno di ieri svoltosi al Campus Bovisa del Politecnico di Milano.
Il presidente di Italian Rounders faceva notare come questi 3 anni abbondanti di poker online legalizzato abbiano - tra le altre cose - contribuito a far decadere alcuni preconcetti intorno alla stessa parola "poker", presso quelle istituzioni che sono in questi mesi chiamati a promulgare un regolamento che permetta finalmente di giocare a poker live fuori dai casinò.
Durante il convegno di ieri invece è stato Gianluca Ballocci, direttore business unit interactive di Lottomatica, a tornare sull'argomento, benchè indirettamente e partendo da una prospettiva per certi versi opposta.
Parlando non solo di poker ma di gioco online in generale, Ballocci ha sottolineato alcuni aspetti interessanti. I dati dicono che il canale online rappresenta appena il 4% della spesa complessiva degli italiani per il gioco. La penetrazione complessiva della raccolta online sul totale raccolta parla invece di un 20% per il centro-sud e di un 13% per il nord.
Quest'ultimo dato, unitamente a quello della distribuzione sul territorio (50% Sud, 20% Centro e 30% Nord), disegna un quadro anomalo. Il profilo socio-economico del Nord Italia è decisamente più elevato rispetto al resto del Paese, eppure questo sembra non avere influito sui numeri che avete appena letto.
"Al centro-sud c’è più interesse per il gioco, come già avviene per l’offline. Ritengo si tratti di un fatto culturale, di costume, che evidenzia una maggiore sensibilità per i giochi", ha affermato Ballocci
"Il giocatore online e quello offline presentano due profili diversi", ha proseguito il manager di Lottomatica. "Chi gioca su internet va anche in ricevitoria o al bar, mentre non avviene il contrario."
Le cifre dicono infatti che dei circa 1,8 milioni di giocatori abituali online, la quasi totalità è propensa anche a giocare live, mentre nei 18 milioni di clienti offline del settore gioco avviene appunto l'esatto contrario.
Uno degli obiettivi degli operatori nel prossimo futuro sarà dunque cercare di intercettare almeno una parte di questi giocatori "allergici" all'online, interessandoli con prodotti che rientrino sempre di più nei loro gusti.
Ma quali possono essere le ragioni di tale squilibrio, ancora nel 2012? Di certo non una sola, ma proviamo ad ipotizzarne alcune. Nell'immaginario dell'italiano medio il gioco è innanzitutto evasione, che in taluni casi si suole identificare anche con una evazione "fisica", dalle mura domestiche. Un altro fattore che pesa è sicuramente l'alfabetizzazione informatica, ancora incredibilmente bassa nel nostro Paese che è in questo dato è agli ultimi posti in Europa. Una desuetudine all'uso di Internet cui si accompagnano spesso preconcetti e paure sull'affidabilità della rete e una diffusa ignoranza riguardo alle più elementari norme di sicurezza nella navigazione (password facilmente identificabili, dati sensibili non custoditi adeguatamente etc).
Infine, il cosiddetto "digital divide". In Italia esistono ancora troppe zone non coperte da ADSL, e le politiche di diffusione della banda larga aspettano da anni qualche governo che vada al di là dei meri proclami. In un mercato - come quello del gioco online - che vuole sfondare anche su Tablet e Smartphone, questo potrebbe rappresentare un problema infrastrutturale non da poco.
