Quando si muove, pokerstars fa rumore. Questo e' abbastanza naturale, vista l'indiscussa leadership mondiale nel settore. Ma le ultime vicende italiane, con la room di Luca Pagano e Dario Minieri che ottiene la licenza per operare legalmente da noi, possono creare uno spartiacque, se non addirittura un modello da imitare. Difatti il poker online vive un momento di incertezza legislativa in diversi paesi del mondo, a partire dalla sua storica patria: gli USA.
In questi giorni, tutti gli appassionati di poker statunitensi avevano lo sguardo rivolto al Kentucky, in cui era attesa da tempo una sentenza ritenuta fondamentale per il gioco online: 141 proprietari di aziende di gaming online contro il governo del Kentucky che, tramite il suo gabinetto di pubblica sicurezza, aveva ordinato il blocco e la chiusura dei siti in questione. Le proprietà dei siti, fiancheggiate da varie associazioni, si erano ribellate ritenendo il provvedimento un attentato alla libera concorrenza ed alla libertà di internet in generale.
La sentenza, pronunciata ieri dal giudice Thomas Wingate, scontenta quasi tutti ma presenta diversi spunti interessanti: il dispositivo impone infatti ai proprietari dei marchi in questione (tra cui pokerstars, full tilt, bodog, doyles room, UB, Absolut, Cake), come condizione indispensabile per riprendere le attività commerciali, di dotarsi di software che riescano a circoscrivere geograficamente le iscrizioni, permettendo la registrazione solo a cittadini NON residenti nel Kentucky.
*bannersx*Inoltre Wingate era stato sollecitato dalla PPA (Poker Players Alliance) a pronunciarsi sul fatto che il poker, essendo da considerare "skill game", non dovesse rientrare nella tabella dei giochi proibiti dallo stato. La risposta del giudice è stata però amaramente secca: "Alla fine, al di là della bravura o tecnica del giocatore, la vittoria o la sconfitta vengono unicamente determinate dalle carte a disposizione".
I commenti al dispositivo sono stati i più disparati e, se c'è chi - come ad esempio la PPA - ha presentato appello immediato, altri vedono in questo pronunciamento la 'longa manus' del governatore Beshear(foto a destra), notoriamente interessato a difendere "beni nazionali" come le corse ippiche e la Kentucky Lottery.
Tornando a noi, bisogna quindi considerare un fatto: Pokerstars è il primo network mondiale ad adeguarsi alle limitazioni di uno Stato, ed ottenere quindi la concessione per operare all'interno di tali limiti. Nella fattispecie, tra i doveri imposti ai titolari di concessioni dalla legge italiana, è compreso anche quello di poter registrare solo utenti in possesso di regolare codice fiscale italiano.
Quindi, anche alla luce di quanto accaduto in Kentucky, ecco che l'Italia potrebbe diventare un 'caso' mondiale, e certamente il primo paese in cui si tenti seriamente una via legale al poker online.
La partecipazione a tale processo di un leader mondiale come pokerstars, ci renderà una sorta di "paese pilota". Gli occhi di molti osservatori ed appassionati saranno puntati verso di noi, e quindi i bilanci del primo anno di poker legale in Italia saranno materiale molto ricercato e studiato, senza alcun dubbio.
Ma molto deve succedere, ancora...