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Quando il presidente americano perse la Casa Bianca a poker

barack-obamaStoria di presidenti con il vizietto, o meglio, la passione per il poker: da Warren Harding a Barack Obama passando per Dwight Eisenhower; il passato degli Stati Uniti è stato deciso anche al tavolo verde. Il gioco ha rappresentato per molti un passatempo, per alcuni ,qualcosa di più.

C’è una leggenda che aleggia ancora a Washington che narra che Warren Harding, 29esimo presidente degli Stati Uniti, nel 1921 si giocò la Casa Bianca in un partita di poker in Cina. E’ evidente che la storia sia priva di fondamento, ma come in tutte le leggende, qualcosa di vero c’è. Harding era infatti conosciuto per giocare a poker almeno due volte a settimana e la cosa può suscitare anche scandalo, se pensiamo che stiamo parlando di uno dei padri del proibizionismo degli anni '20.

Ulysses Grant (19esimo presidente) andò broke al tavolo e dovette scrivere le sue memorie per rimediare al disastro finanziario. Il suo Governo è passato alla storia per i numerosi scandali  Gli storici però concordano che lui non fu corrotto, ma i suoi subordinati sì. Dwight Eisenhower a West Point era dedito alle carte ed i suoi più stretti amici assicurano che poté programmare le nozze, con la sua futura moglie Mamie, grazie alle vincite a poker.

Harry Truman iniziò a giocare quando era giudice di contea nel Missuri nel 1920 e continuò a rilassarsi al tavolo verde per tutta la vita, anche durante il soggiorno alla Casa Bianca nel 1940. Era famoso per il suo gioco spensierato e per l'antico vizio di partecipare a piatti fuori dalla sua portata, che non si poteva permettere.

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Il nick di battaglia di Richard Nixon era “Tricky Dick” e la sua abilità al tavolo è ben documentata. Nel 1983, l’ex presidente, confessò in un’intervista al giornalista Frank Gannon che “molte delle cose che si fanno nel poker si rivelano molto utili in politica estera. L’essere imprevedibile aiuta molto”. Considerando come è finita la sua carriera politica, dubitiamo delle sue capacità alle carte. Il bluff non era il suo forte.

La passione per il texas hold’em di Barack Obama è nota a tutti: quando era parlamentare nello stato nell’Illinois passava giornate intere con gli amici a condividere uno dei suoi passatempi preferiti. La stampa l’ha sempre descritto come  “un attento lettore di pensiero” ma un senatore di Chicago,  l’ha definito un vero e proprio fish al tavolo.

Il fish però potrebbe presto legalizzare il poker online negli Stati Uniti: il disegno di legge di Barney Frank è stato approvato dalla Commissione Servizi Finanziari e presto sarà votato dal Congresso. PokerStars e Full Tilt hanno già reso pubblico il loro appoggio e, a meno di un anno dall’inizio della campagna elettorale, per il partito Democratico non può che essere una bella notizia. Obama ha fatto bene i suoi conti e con le entrate fiscali derivanti dal poker online (sono stati stimati circa 72 miliardi di dollari in 10 anni) potrebbe parzialmente finanziare il suo progetto della sanità pubblica. Poker e ospedali per tutti, “Yes, we can!”

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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