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WSOP Main Event: i 90’s, Moneymaker e i November 9

Brad Daugherty, primo milionario alle WSOPLe World Series of Poker crescono, e negli anni 90 sono ormai un evento “adulto”, festeggiando il primo milionario: si tratta di Brad Daugherty, primo giocatore a vincere un milione di dollari tondo per il trionfo nel ‘Main’. Nuovi personaggi si affacciano sulla scena, e anche alcuni veri “scienziati” di questo gioco ottengono la meritata ribalta.

E’ il caso ad esempio di Dan “action” Harrington, campione nel 1995 e successivamente campione anche di incassi per i suoi celebri libri “Harrington on Holdem“, diventati dei “must” per tutti coloro che si avvicinassero al texas hold’em, dagli anni 90 fino ai giorni nostri.

Nascono altri campioni come Huck Seed (1996) e Scotty Nguyen (1998), ma l’avvenimento forse più importante del decennio è del 1997…

Stu Ungar, ancora lui. Nel 1997 il “kid” ritorna e vince. Stuey, indebitato fino al collo e debilitato nel fisico dall’abuso di droghe, riceve un prestito di 10mila $ dall’amico Billy Baxter per iscriversi all’evento. Nonostante le precarie condizioni un genio è sempre tale, e Ungar domina un field che ha ormai raggiunto le 312 unità. Nell’heads up conclusivo contro John Strzemp i suoi A4 riescono ad avere la meglio sugli A8 dell’avversario grazie ad un board A-3-5-3-2. Ecco la mano in un video dell’epoca, che evidenzia come (prima volta nella storia), il Main Event 1997 venne giocato all’aperto:

Così “the kid” diventa “The Comeback Kid” (il ragazzino ritornato). E’ un trionfo che lo decreta ufficialmente come il giocatore più vincente di sempre al Main Event WSOP. L’unico altro giocatore, ad oggi, a poter vantare 3 titoli è Johnny Moss. Ma il primo di questi, come sappiamo, fu ottenuto per votazione. La gioia per il ritorno di Stu dura però poco, perchè l’anno dopo verrà trovato senza vita in un anonimo motel di Las Vegas. E’ la fine terrena di uno dei più grandi di sempre, forse il più grande. Ma il mito di Stu Ungar rimarrà immortale, e ancora oggi chi sogna il Main Event WSOP sogna di vincerlo come faceva lui: dominando.

Si avvicina il nuovo millennio, e il Main Event continua ad accrescere il proprio respiro e la propria importanza. Ma non dimentica i suoi eroi, e lo spirito di Stu Ungar aleggerà per sempre, dovunque “l’evento dei sogni” sarà giocato. Il nuovo millennio inizia con un nuovo…messia. Chris “Jesus” Ferguson vince il WSOP Main Event del 2000, battendo nell’heads up finale TJ Cloutier. Si tratta della consacrazione per uno dei moderni campioni del texas hold’em, proprio nell’anno in cui il WSOP M.E. supera la soglia “psicologica” dei 500 players, con 512.

Chris MoneymakerMa la definitiva rivoluzione mediatica arriva nel 2003, l’anno di Chris Moneymaker. La storia del contabile che – spendendo appena 39$ per un satellite online su pokerstars – si laurea campione vincendo ben 2.500.000$ fa il giro del mondo. E’ il sogno americano applicato al poker, è la dimostrazione che chiunque può guadagnarsi il passaporto per la gloria, pagandolo poco o anche nulla, e cambiare la propria vita.

La dimostrazione pratica dell’effetto-moneymaker si ha già dall’anno seguente, quando gli iscritti passano da 839 a 2576!!! Vince un altro “signor nessuno”, Greg Raymer, che da praticante avvocato diventa campione del Main Event WSOP, vincendo un premio che è ormai diventato gigantesco: 5 milioni di dollari!

E’ ufficialmente febbre, ma nello stesso anno il lato romantico perde un pezzo importante: il Binion’s Horseshoe Casino, teatro storico delle WSOP, viene acquistato dalla Harrah’s Entertainment – società leader nel settore del gaming – insieme ai diritti sulle World Series, che dall’anno seguente (vittoria di Joe Hachem) si tengono al Rio Hotel & Casinò, sempre a Las Vegas.

Ma la crescita vertiginosa prosegue, e nel 2006 tocca il suo apice con due record tuttora imbattuti: numero di partecipanti – 8773 – e come entità del primo premio, ben 12 milioni di dollari, finiti nelle tasche di Jamie Gold. Proprio quest’ultimo, però, diventa ben presto l’icona del “fortunello”, del “vincitore per caso”. La strisciante antipatia nei confronti di Gold (per molti versi immeritata) è certamente accentuata dal fatto che Jamie era già un miliardario prima di laurearsi campione WSOP, essendo produttore televisivo di grande successo.
La sua vittoria è comunque un segno dei tempi, in quanto di fronte a un tale aumento dei partecipanti, diminuisce in maniera direttamente proporzionale la possibilità che sia davvero il migliore a vincere, e non il più fortunato che azzecca la settimana di grazia.

D’altra parte, la vittoria del “carneade” Jerry Yang nel 2007 non fa che confermare questa impressione: il tempo dei campioni “mitici” è definitivamente archiviato, e adesso vincere il Main Event WSOP significa moltissimo sul piano economico-mediatico, e sempre meno sul piano tecnico. Ovviamente ciò non significa che chi vince non possa essere definito il migliore, ma certamente la massa oceanica di partecipanti rende il fattore “fortuna” molto più influente di prima.

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Filippo Candio in una celebre immagine del 2010Da questo punto di vista, la vittoria di Peter Eastgate nel 2008 segna una sorta di nuova inversione di tendenza, anche grazie alla geniale trovata dello spostamento in novembre del tavolo finale ed alla creazione di un nuovo mito mediatico: i “november nine“, i nove componenti del tavolo finale che diventano, nei 4 mesi che trascorrono fino a che il final table viene effettivamente giocato, degli autentici divi. Ognuno di essi ha la sua ulteriore chance di diventare “personaggio”, indipendentamente da come poi finirà il torneo vero e proprio grazie ad interviste, sponsorizzazioni, e ad una esposizione mediatica senza precedenti.

Il danese Eastgate diviene – con i suoi 22 anni – il più giovane campione di Main Event WSOP di sempre, anche se questo primato (soffiato a Phil Hellmuth) durerà solo un anno: nel 2009 Joe Cada abbassa l’asticella anagrafica trionfando a 21 anni, 11 mesi e spiccioli.

Il 2010 segna una svolta epocale per l’Italia nel torneo dei sogni: per la prima volta un azzurro accede al final table. Si tratta del cagliaritano Filippo Candio, che era già un personaggio di caratura nazionale e con questo exploit varca i confini imponendosi con il suo gioco aggressivo e il suo carattere esuberante. Alla fine per lui sarà quarto posto con una ricompensa di oltre 3 milioni di dollari, ma con un intero paese che lo ha idealmente accompagnato, facendo le ore piccole per seguirne le gesta in quel di Las Vegas. A laurearsi campione è il solido Jonathan Duhamel, che si impone con merito annientando nell’heads up finale John Racener per quasi 9 milioni di dollari di premio.

Per gli appassionati italiani, il main event WSOP 2010 rimarrà quello di Filippo Candio e del suo entusiasmante percorso. E oggi, con l’inizio ufficiale del Main Event 2011, le domande sono dunque

Riuscirà Filippo Candio a ripetere l’epica impresa?

E se non ce la facesse, chi può essere il Candio del 2011?

Lo scopriremo a partire da questa notte sul nostro forum, dove potrete seguire tutti gli aggiornamenti di questo attesissimo Main Event WSOP 2011!

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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