Ci ha reso orgogliosi e ci ha fatto tornare a tifare come non succedeva da tempo. Il secondo posto di Andrea Dato al Main Event EPT Cipro by è stato uno scossone per tutti gli appassionati italiani di Texas Hold'Em.
Ecco il racconto da 'day after' del 44enne, beccato telefonicamente ieri pomeriggio mentre faceva scalo ad Atene sulla via del ritorno per Roma.
In questo Articolo:
Come un freeroll
Per iniziare, quando gli chiediamo di raccontare l'emozione più grande vissuta ai tavoli dell'EPT Cipro, Andrea ci spiazza un po':
"L'emozione più grande che ho vissuto nel torneo non è arrivata alla fine, in realtà, ma in uno dei primi livelli quando ho perso poche chips in una mano dove molti giocatori forti, a loro detta, sarebbero usciti dal torneo. Dopo quella mano sarei dovuto essere a casa e quindi ho pensato che il torneo fosse come un freeroll a quel punto, tutto quello che sarei riuscito a fare era di guadagnato. Forse è la giocata più bella che ho fatto da quando gioco a poker".
"Forse la più bella giocata della mia vita"
Ovviamente dopo queste premesse non possiamo che chiedere ad Andrea di raccontarci la mano:
"Ho foldato 7-6 su Q-9-5-8 con una flushdraw. Avevo giocato contro l'avversario abbastanza a lungo per sapere che probabilmente aveva J-T, come poi mi ha confermato quando ha mostrato le sue carte."
Un boost di fiducia
Questa grande decisione che si è poi rivelata corretta, visto che l'avversario ha girato proprio le carte che gli aveva assegnato Andrea, ha avuto un contraccolpo psicologico di cui il romano ha beneficiato per il resto del torneo.
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"Dopo questa mano ho preso una fiducia che mi è bastata per una settimana. Ci sarebbero mille mani che potrei raccontare ma quella è stata la scintilla. Mi ha dato un approccio di serietà al gioco e nel prendere le decisioni che mi ha accompagnato per tutto il torneo. Attenzione, ciò non significa che non abbia fatto errori ma che ho cercato di dare il mio meglio ad ogni mano".
Andando a briglia sciolta, Andrea giustamente critica la tendenza del trarre conclusioni su un giocatore da un sample ridotto di mani, se non addirittura da una singola mano:
"Non si giudica un giocatore da una mano giocata. Magari quel giocatore è il più forte del mondo ma in quel momento è nervoso perché ha litigato con la moglie, o ha preso una decisione frettolosa perché non riusciva più a trattenere la pipì... Non si giudicano i giocatori in base ad una, due o tre mani giocate ma negli anni, se non nei decenni".
I motivi di un testa a testa sottotono
Andrea riconosce che il testa a testa è andato male, per diverse ragioni:
"All'heads-up finale ho sbagliato praticamente tutto per una serie di motivazioni. Per iniziare ero stremato, difficile rendersi conto di cosa significhi giocare 12-14 ore al giorno per diversi giorni di seguito, per cifre elevate contro avversari forti, con lo shot clock che mette pressione a ogni decisione. Ho visto ottimi giocatori commettere errori grossolani ed uscire dal torneo a causa di questa pressione".
A pesare non è stata solo la stanchezza ma anche la mancanza di una strategia:
"Alla fine sono arrivato all'heads-up cotto e in più non avevo un approccio strategico. Non ero preparato perché è stato inaspettato. Ero con 5bb e poi nel giro di poco tempo mi sono ritrovato in heads-up deep senza essere preparato su come affrontare quell' heads-up, quindi ho preso scelte marginali".
Andrea non si addentra in considerazioni tecniche sulle mani del testa a testa:
"Ho preso delle decisioni marginali ma arrivato lì non avevo più una goccia di stamina. Un torneo va giudicato nella sua interezza e sono contento di aver espresso il miglior poker della mia vita. I soldi e il trofeo sono secondari quando sei così fiero di aver dato il meglio di te stesso e ad aver spremuto le tue risorse ad ogni mano fino all'ultimo. Al testa a testa finale, a forza di spremere, non era rimasta più neanche una goccia".
Le dediche
In chiusura di telefonata arriva il momento delle dediche:
“Avere regalato emozioni a tutte le persone che mi hanno seguito, anche a quelle che non conosco, vale la vittoria. Amo il poker e sapere che questo gioco abbia appassionato o riappassionato così tanti per me è davvero importante, non c'è trofeo che tenga. Se mi chiedi una dedica non posso che pensare a mia moglie Shahrzad che mi è stata vicina tutto il tempo. Mangiava quando mangiavo io ed andava in bagno quando andavo io ed ogni volta che mi voltavo lei era sempre là, è stata un vero pilastro.”