Abbiamo visto di tutto nel mondo dei tornei “low-stakes” dal vivo, ma quando scopri che un giocatore è entrato in 21 tavoli finali in meno di un mese, capisci che stai assistendo a una run unica e anche a una determinazione fuori dal comune. Del resto, ci sono momenti, nel poker come nella vita, in cui tutto sembra girare bene.
Le carte giuste, il timing perfetto, quella sensazione di equilibrio che raramente dura ma che, quando arriva, merita di essere raccontata. È la storia di Jim “Rockin Holdem” Hagan, 59 anni, texano d’adozione e protagonista di una “run” che definire sorprendente è riduttivo: 21 tavoli finali in meno di un mese alla Texas Card House di Spring, vicino a Houston.
Ventuno. Non è un numero casuale, ma una serie di giornate in cui Hagan ha trasformato la costanza in ritmo, la passione in metodo. Tornei quotidiani da 40 dollari, campi medi da 60-100 giocatori, e risultati che si sono accumulati come piccole onde di fiducia. Una vittoria, due secondi posti, e tante apparizioni tra i migliori.
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L’uomo dietro i numeri
Prima di essere un regular dei tornei locali, Hagan è stato un designer nel settore automobilistico a Detroit. Una vita precisa, fatta di linee e dettagli, di progetti e prototipi. Poi il trasferimento in Texas, un ritmo diverso, nuove abitudini. Oggi divide le sue giornate tra il volante e il tavolo verde: lavora anche come autista Uber, si dà da fare, e ogni tanto — come in questo ottobre — trova la combinazione giusta, quella che ogni giocatore sogna ma che nessuno può prevedere.
La disciplina prima del risultato
I suoi numeri, riportati da PokerNews, parlano chiaro: 21 tavoli finali, buy-in medi di 40 dollari, campi tra i 50 e i 110 partecipanti. Il tutto con la consapevolezza che il poker, anche quando regala soddisfazioni, non è mai una certezza. Dietro ogni buon periodo ci sono decine di sessioni anonime, mani sbagliate, scelte discutibili. Ed è proprio lì che si costruisce la tenuta di un giocatore.
Nel raccontare la sua storia, Hagan mostra equilibrio, misura. Nessuna esaltazione, nessuna corsa al tavolo successivo per inseguire un’illusione. Solo la voglia di continuare a giocare, imparare, divertirsi.
"Per questioni di bankroll (che non ho), vorrei ma non posso partecipare a tornei più importanti"
Jim “Rockin Holdem” Hagan
Bankroll e piedi per terra
Con onestà disarmante, Hagan ha ammesso che per ragioni di bankroll non può ancora permettersi di partecipare ai tornei più costosi, pur sapendo di avere il livello tecnico per competere. Un pensiero che dovrebbe suonare familiare a tanti appassionati: il rispetto del bankroll non è un limite, ma una forma di libertà. E, soprattutto, una delle chiavi per non farsi trascinare dall’entusiasmo del breve periodo.
Un promemoria per tutti
Il poker può regalare momenti speciali, ma non deve mai ingannare. Una “run” fortunata, anche straordinaria come quella di Hagan, non racconta tutta la verità: nel lungo periodo contano la disciplina, la lucidità, il rispetto per il gioco. È la solita lezione: rimanere con i piedi per terra, non trasformare il breve in eterno, e ricordare che — al di là delle fiches — ciò che vale davvero è la passione con cui ci si siede al tavolo.
Una storia da tenere a mente
Il paragone con Jeremy Becker, capace nel 2023 di vincere otto tornei in un solo mese al Wynn di Las Vegas, è inevitabile. Ma qui, più che il confronto, conta il senso: il poker è fatto di cicli, di giornate buone e cattive, di momenti che vanno presi per quello che sono. Jim Hagan ci ricorda proprio questo: che si può vivere il poker con serietà, senza prendersi troppo sul serio.
I numeri della “run” di Hagan
- 21 tavoli finali in meno di un mese
- Buy-in medio: circa 40 dollari
- Field variabili da 50 a 110 giocatori
- 1 vittoria e 2 secondi posti
- Denaro vinto in carriera (vincite lorde): 74.000 dollari
Il poker live in Texas nei circoli, come è regolamentato
Nel Texas il poker dal vivo in club privati vive in una zona “grigia” della normativa. In base al Texas Penal Code Chapter 47, l’organizzazione di giochi d’azzardo con soldi o premi è vietata, a meno che non si tratti di un «luogo privato» e le vincite non costituiscano un «vantaggio economico» per il gestore.
Così molti club si dichiarano “solo” luoghi privati associativi, addebitando ai giocatori tariffe d’iscrizione (membership) o ore di gioco, senza prelevare percentuali dalle mani (rake).
Tuttavia, l’incertezza resta: alcune autorità locali hanno effettuato controlli e denunciato i gestori per “luogo di gioco d’azzardo illegale”.
In sintesi: sì, si può giocare in club nel Texas, ma solo se l’attività è presentata come associazione privata, non ci sono percentuali sul piatto, e si paga una quota fissa, altrimenti il rischio legale è concreto.



