[imagebanner gruppo=pokerstars] Il nono posto di Mark Newhouse al Main Event WSOP 2014 è stato naturalmente uno degli aspetti che hanno caratterizzato il tavolo finale: arrivare fino in fondo per poi piazzarsi due volte nono dev'essere una delle peggiori esperienze che si possano vivere, fra quelle che ti fruttano circa un milione e mezzo di dollari.
Se lo scorso anno lo statunitense approdava fra i November Nine con uno stack risicato, stavolta aveva il terzo più "ricco" in gioco, e soprattutto al momento della sua eliminazione era quinto nel chipcount su nove giocatori rimasti, e con un payout come quello del Main Event WSOP uscire al nono posto in uno scenario simile è una situazione da evitare a qualsiasi costo.
Il problema, a costo di suonare noiosi, è sempre il solito: l'incidenza dell'ICM. E per capire meglio di cosa stiamo parlando, basta dare un'occhiata ad alcuni numeri, ed in particolare al chipcount completo poco prima che la mano "incriminata" avesse luogo:
- Jorryt van Hoof 45.525.000
- Dan Sindelar 26.300.000
- William Tonking 23.900.000
- Andoni Larrabe 23.900.000
- Mark Newhouse 22.350.000
- Felix Stephensen 20.525.000
- Billy Pappas 15.500.000
- Bruno Politano 13.100.000
- Martin Jacobson 1o.375.000
Considerando appunto i premi destinati ai finalisti e facendo un rapido calcolo, emerge che in uno scenario simile a Mark Newhouse spettano secondo ICM qualcosa come 3.241.000 dollari, questo anche perché a parte il chipleader tutti gli altri "a centro gruppo" hanno stack del tutto simili.
Considerando la differenza che c'è fra questo numero ed il premio riservato al nono posto - circa due milioni e mezzo di dollari - nonché la sua posizione nel chipcount, qualunque giocatore professionista che si cimenti regolarmente nei tornei vi potrà confermare che Newhouse avrebbe dovuto essere ben più cauto nel preservare la sua "tournament life", proprio perché il valore di quest'ultima era molto più alto rispetto alla cifra che poi ha effettivamente vinto, ovvero 731.000 dollari.
Molti professionisti sembra che abbiano criticato la sua eliminazione più in virtù di questo aspetto che non per la mano in sé, nella quale Newhouse flatta in posizione l'openraise di van Hoof con una coppia di dieci, chiama la 3-bet da small blind di Stephensen, e su board 2 4 j 4 j , dopo che Stephensen c-betta al flop decide di puntare piccolo al turn e di andare all-in al river, verosimilmente cercando di rappresentare una mano contenente un jack.
"Quando vengo chiamato al turn penso che Stephensen abbia una overpair migliore della mia - ha infatti dichiarato Newhouse dopo l'eliminazione - avrei checkato dietro su molti river, ma quel jack mi è sembrato un'occasione per fargli foldare proprio una mano come quella che aveva". Ma non ha funzionato.
"La giocata al river di Newhouse non penso sia malvagia - ha commentato Lex Veldhuis - non credo però che puntare al turn sia una grande idea se essere chiamato significa trovarsi contro un'overpair, e quanto ai Jx penso che una buona parte li checki dietro, anche se a volte può puntarli per protection".
Naturalmente il ragionamento fatto in precedenza vale per qualsiasi tavolo finale giocato tanto online che dal vivo, e quindi a maggior ragione per uno che raggiungere una terza volta sembra davvero una chimera.