Matteo Matta si è messo in evidenza negli ultimi anni della sua vita, come uno dei migliori interpreti di una categoria molto apprezzata dai pokeristi nostrani, quella dei traduttori dei libri aventi come argomento il nostro gioco.
Lo abbiamo contattato per farci spiegare come nasce una passione così profonda e come essa può diventare un lavoro, senza tralasciare due chiacchiere sul suo ultimo libro tradotto: "I tell nel poker", un argomento che abbiamo trattato tantissime volte sul nostro portale.
Ciao Matteo, partiamo subito col fatto che non sei una presenza costante del panorama pokeristico nazionale, come hai conosciuto il poker e come te ne sei appassionato?

Ciao Andrea, in realtà anche se non frequento tanto i circuiti live, negli ultimi anni sono stato abbastanza presente online. Ho iniziato a giocare parecchi anni fa, quando c'era il boom dell'online in Italia, ma per tanto tempo è stato solo un hobby e un metodo per guadagnare qualcosina in più mentre studiavo all'università e/o lavoravo.
In questo avvicinamento sei diventato anche un giocatore, oppure ti sei fermato ad una situazione prettamente divulgativa?
Diciamo che le attività divulgative, in particolare le traduzioni, arrivano in seguito al desiderio e tentativo di diventare un giocatore. Il mio legame col poker è diventato sempre più stretto quando circa 4 anni fa, stanco delle insoddisfazioni lavorative nel mercato del lavoro "tradizionale", ho deciso di licenziarmi per tentare la carriera da poker player. Da allora mi dedico a tempo pieno al poker, sia col gioco che con altre attività secondarie.
Veniamo al libro. Intanto come hai raggiunto l’accordo per curare la traduzione in lingua italiana di "I tell nel poker" di Zachary Elwood?
In questi ultimi anni ho tradotto diversi contenuti pokeristici, ho iniziato traducendo la Tournament Masterclass di Raise Your Edge e ho poi collaborato con diversi protagonisti nel settore, tra cui Holdem Manager, Deepsolver, Preflop Academy, Alec Torelli. Infine mi sono proposto a Zachary Elwood per la traduzione del suo ultimo libro, e lui si è mostrato subito molto interessato a discuterne assieme. Diciamo che son riuscito a coniugare in qualche modo le competenze acquisite all'università alle conoscenze del linguaggio pokeristico.
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Cosa si impara dalla traduzione di un libro? Sia in modo generale che nella fattispecie, anche tecnicamente, se vuoi.
La traduzione di un libro non è per niente facile, bisogna avere tanta pazienza. Lavorandoci migliori la tua attenzione ai dettagli, ogni singola parola o espressione conta. Traducendo riesci anche a migliorare le capacità di analisi delle frasi, quando traduci devi prima cercare di capire ogni parola o concetto dell'autore, poi cercare di riportarlo in modo corretto e piacevolmente leggibile nella tua lingua, è un lavoro abbastanza stimolante, soprattutto quando hai a che fare con il linguaggio pokeristico, che come ben sai è un bel mix tra italiano, inglese e neologismi che sono spesso parole che non esistono nella lingua comune. Inoltre, tradurre un libro di poker ti insegna tantissimo, in un certo senso quando traduci stai anche studiando perché analizzi minuziosamente ogni frase, e i concetti poi ti rimangono in testa.

Quali parti del libro, invece, ti hanno colpito maggiormente?
Faccio un paragone con il primo libro di Elwood: in quel libro l'autore spiegava al lettore tutti i vari tell, definendoli, spiegandoli e dividendoli in categorie. In quest'ultimo libro che ho tradotto, invece, l'approccio è molto più pratico: l'autore utilizza un'enorme quantità di mani reali per spiegare al lettore come utilizzare tell fisici o verbali a proprio favore.
Quanto pensi sia fattibile trasferire la scienza di questo libro ad un tavolo da poker?
Credo sia un aspetto sottovalutato, spesso uno pensa ai tell come qualcosa di molto complicato, robe da Lie to Me (la Serie TV con Tim Roth) per intenderci, ma in realtà c'è un'infinità di dettagli che possono essere colti durante una partita live e che possono far deviare una decisione. Spesso si tratta di aspetti molto semplici e banali a cui uno manco presta attenzione, ovviamente dipende anche dalle partite o tornei in cui ci si trova.
Dopo questa traduzione come cambia, se cambia, la tua vita professionale? Pensi di voler continuare in questa attività?
Sicuramente continuerò con qualche saltuaria traduzione, ma non penso di voler "imbarcarmi" in quel tipo di carriera, sono laureato in lingue perciò conosco più o meno il settore e so che è molto complicato farsi largo in mezzo a tanta concorrenza, io per ora mi accontento di ritagliarmi il mio piccolo spazio come traduttore di poker.