Su Phil Hellmuth e i suoi 16 braccialetti WSOP sappiamo praticamente tutto, o quasi. Ma se c’è un argomento su cui si sapeva poco o niente, è quello riguardante gli esordi del leggendario pluricampione nel mondo del poker. Quando ha iniziato a giocare? Come è nata la sua rincorsa all’olimpo del poker? E ancora, è mai andato rotto? Sono tutte domande che quasi ogni appassionato di poker si è posto almeno una volta, ma oggi abbiamo le risposte, grazie a… Dan Cates.
In questo Articolo:
- 1 Phil Hellmuth racconta i suoi inizi nel podcast di Dan Cates
- 1.1 Divieti strani
- 1.2 I primi soldi e le prime trasferte a Las Vegas di Phil Hellmuth
- 1.3 “Ero abituato a perdere, mi sembrava strano vincere. Ma mi abituai presto”
- 1.4 Senza soldi, senza biglietto
- 1.5 “Per i miei ero un degenerato, ma poi…”
- 1.6 La prima trasferta vincente, gli investimenti
- 1.7 Il “nuovo” Phil Hellmuth
Phil Hellmuth racconta i suoi inizi nel podcast di Dan Cates
Il celebre “Jungleman” ha lanciato di recente un suo podcast personale su Youtube, chiamato “Winning the game of life”. E, come primo ospite, Cates ha voluto proprio “The Poker Brat”. Ne sono nate due puntate davvero scoppiettanti, in cui Phil Hellmuth si è lasciato andare a considerazioni molto interessanti ma soprattutto a racconti praticamente inediti. Oggi ci occupiamo proprio dei suoi inizi nel poker.
Divieti strani
“Andavo all’università del Wisconsin, era il 1984. Anzi no, era il mio terzo anno quindi era l’85/86. Scoprii queste piccole partite di poker al Memorial Union (un luogo ricreativo all’interno del campus, ndr). La cosa pazzesca è che al tempo lì potevi fumare erba all’aperto, ma giocare a poker era vietato. Sembra pazzesco ma era proprio così, infatti io pensai che fosse una cosa scandalosa, una discriminazione nei confronti del poker.”
I primi soldi e le prime trasferte a Las Vegas di Phil Hellmuth
Ovviamente Phil Hellmuth scoprì subito di avere un’attitudine particolarmente spiccata per quel gioco, e le cose non si fermarono lì. “Imparai presto che dove ci sono partite basse ce n’è sempre una più alta. Morale della favola, finii per giocare anche quella. Mi ritrovai contro professori, avvocati, medici. Il più giovane di questi aveva 44 anni, io 20 e li massacrai. Mi ci pagai il prestito studentesco e mi rimasero circa 20mila dollari.
Appena compiuti i 21 anni iniziai ad andare a Las Vegas, ma nei primi 9 viaggi fui perdente. Al tempo mi lasciavo troppo prendere da altri giochi come baccarat, craps eccetera. Pensando a quel tempo, a 21-22 anni ero ancora troppo attratto da questi giochi, non dipendente come magari erano altri ma era comunque troppo per me. A 23 anni dissi basta, concentrandomi solo sul poker. Oggi gioco senza problemi a blackjack e anche a baccarat, ma per divertimento o per stare con gli amici. Lo posso fare oggi, perché quei soldi che ci investo sono del tutto irrilevanti per me.”
“Ero abituato a perdere, mi sembrava strano vincere. Ma mi abituai presto”
Dan Cates ovviamente si incuriosisce su questa rivelazione. Guardando alla sfolgorante carriera di Phil Hellmuth sembra impossibile che possa avere avuto un inizio così difficile. Stimolato, Hellmuth riprende il racconto: “Sì Dan, la gente magari pensa che per me sia sempre stato tutto semplice, ma in realtà non lo è stato per niente. “
“Tornavo a Madison (la città natale di Phil nel Wisconsin, ndr), vincevo 3-4-5mila dollari e ritornavo a Las Vegas. Lo feci per 6 volte in fila e alla settima accadde quello che magari la gente non si aspetta possa essere successo anche a me: finii i soldi. Avevo finito anche i ricambi e mi ritrovai nella mia camera d’albergo completamente senza soldi, anzi ricordo che avevo tipo 40 cents. Avevo già pagato in anticipo la stanza quindi non avevo problemi di checkout, ma dovevo prendere l’aereo e un taxi che mi portasse all’aeroporto e non avevo nemmeno una carta di credito.”
Senza soldi, senza biglietto
“Ricordo che fu una scena imbarazzante con il tassista, perché appena arrivò io gli dissi “Senti amico, prima di salire in macchina sappi che non ho soldi. Puoi portarmi comunque in aeroporto?” Lui mi ci porta e io chiamo mia madre, in uno di quei momenti della vita che non dimenticherò mai. Chiamo e risponde mio padre. Pensai, “cazzo!” Infatti mio padre aveva una laurea, un master e odiava il fatto che io giocassi a poker. Così mi disse “Sai cosa? Tornatene in autostop, così magari ti servirà di lezione una volta per tutte.” Io cercai di spiegargli che ero rimasto senza soldi con me, ma che ne avevo a casa. Infatti avevo circa 800 dollari nel mio cassetto. Così chiesi a mia madre di pagarmi il biglietto aereo, e io le avrei ridato i soldi subito dopo essere arrivato a casa. Il biglietto costava tipo 200 dollari. Lei mi disse “guarda che è l’ultima volta che ti aiuto, ricorda che hai 4 fratelli più piccoli”.
“Per i miei ero un degenerato, ma poi…”
Per loro ero un degenerato per il fatto di giocare a poker. Dal loro punto di vista capisco le loro ragioni, ma nel mio caso si sbagliavano. Così arrivai a casa e la prima cosa che feci, prima di salutarla, fu di ridarle i soldi. Le spiegai che tecnicamente non mi aveva prestato soldi, me li aveva solo anticipati diciamo per 7 ore, ovvero il tempo che ci volle per prendere l’aereo, atterrare e arrivare a casa. Sia chiaro, non li biasimo affatto per quell’atteggiamento. In fin dei conti avevano altri 4 figli più piccoli, per i quali avrebbero dovuto pagare college e tutto quanto, non erano certo tenuti a darmi i soldi per giocare a poker.”
Così, dalla viva voce di Phil Hellmuth, abbiamo appena appreso di come i suoi inizi nel poker non siano stati esattamente sfolgoranti. “Sai Jungleman, furono momenti difficili per me. Ricordo che sulla via del ritorno mangiai un sacco di arachidi, che io in realtà odiavo a morte e non toccavo da almeno 10-15 anni. Ma avevo talmente tanta fame che ne feci una scorpacciata.
In linea di massima so che la mia storia non è terribile, so che ci sono moltissime persone a cui è andata molto peggio, nel poker. E poi io ero stato in grado di ridare subito i soldi ai miei. Però lì imparai la lezione e decisi che non mi sarebbe mai più accaduto qualcosa del genere. Mi feci la carta di credito, tornai a far soldi nelle partite a Madison e con il guadagno ripartii per Vegas.
La prima trasferta vincente, gli investimenti
Così, dopo 9 trasferte perdenti in fila (in gran parte a causa dei giochi da casinò), alla decima iniziai a vincere tutti questi soldi a poker. Mi sentivo strano, perché ormai avevo fatto il callo al fatto di andare a Las Vegas e perdere. Mi dissi che allora era il caso di iniziare a prendere questa, di abitudine. Ricordo che quella volta tornai con una vincita di 10 o 11mila dollari, che erano un sacco di soldi al tempo. Poi iniziai davvero a prendere questa abitudine di vincere. Non dico che non mi sia mai più capitata la situazione di rimanere lì per lì senza soldi, ma avevo sempre dietro qualcosa. Compravo auto, orologi, aggiungevo soldi al mio fondo pensione e cose di questo genere. Quando vinsi il Main Event comprai un condominio di lusso per 185mila dollari.”
Il “nuovo” Phil Hellmuth
“Altre volte, diverse altre, mi è capitato di rimanere con gli ultimi 2-3 mila dollari in tasca. Certo avevo sempre tutti i miei investimenti, ma non avevo la minima intenzione di chiedere soldi in prestito agli amici. Così, quando era necessario, prendevo la macchina e andavo dove c’era da fare soldi. Ricordo una volta che andai a Escanaba, in Michigan, che è circa a 4 ore di macchina da Madison. Avevo già moglie e un figlio, giocai per 3 giorni alla 10/20 e alla fine tornai a casa con 2-3 mila dollari in più. A volte è stato anche questo, il mio lavoro.”