[imagebanner gruppo=gazzabet] Fra coloro che hanno fatto i complimenti a Phil Ivey dopo il suo ennesimo successo in Australia c'era anche lui, Pratyush Budigga, giocatore statunitense di chiare origini indiane che proprio in quel torneo si è trovato allo stesso tavolo col proprio connazionale, potendone apprezzare pregi e (perché no) difetti.
"Per quanto riguarda quelli che potremmo considerare i fondamentali, quindi ragionare su cosa fare con questa o quella porzione del proprio range e cose del genere, vederlo giocare può lasciare inizialmente perplessi, visto che da questo punto di vista in quel torneo c'erano sicuramente dei professionisti più preparati - spiega - e tuttavia è incredibile come riesca sempre a fare la scelta giusta, ogni singola volta".
Un fatto a cui Budigga dà questa spiegazione: "Sicuramente lui è in grado di cogliere dal vivo tutta una serie di aspetti che ad altri sfuggono - ammette - inoltre, penso che un certo timore reverenziale abbia il suo peso, anche in un contesto come quello dove il field è composto quasi esclusivamente da professionisti di alto livello. In molti sentono che Ivey riuscirà ad avere ragione di loro, non importa quello che fanno".
E dopo essersene stato in giro per oltre due mesi proprio a causa di tornei dal vivo di questo tipo, giocare nuovamente online può perfino cogliere di sorpresa: "Domenica hanno cominciato a 3-betarmi da tutte le parti e non capivo cosa stesse accadendo, poi mi sono reso conto che stavo giocando online...".
Scherzi a parte, Pratyush spiega così le differenze fondamentali che incontra online e dal vivo, o almeno alcune fra le più evidenti: "Dal vivo gli stack sono più profondi e quindi il gioco postflop diventa maggiormente importante - spiega - per questo è possibile vedere che live vengano flattate mani che online sarebbero sempre 3-bettate, ad esempio. Online, con stack sempre attorno ad una quarantina di big blind, ci sono molte più occasioni per vincere fiches uncontested preflop".
Ma per sua fortuna, a professionisti come Pratyush Budigga riescono bene entrambe le cose, anche se magari non tutte come Phil Ivey...