a cura di Stefano Atzei
Poker Boy non è un soprannome, come Kid Poker per Negreanu o Poker Brat per Phil Hellmuth. È però un nome significativo al di là dei rimandi alle due leggende del poker, perché dà il titolo alla biografia del giocatore di poker italiano più conosciuto, celebrato e vincente.
“Una voce nascosta nel profondo di ciascun uomo, che si pone in contatto con il mondo attraverso l’immaginazione e la sensibilità…” – così Pascoli descriveva il suo “fanciullino” nel 1897, e più o meno allo stesso modo Dario Sammartino, guidato dalla penna dell’amico Nelson Garofalo, ha scelto di raccontare la sua storia.
Il poker, lo sappiamo, ha una natura ambivalente: quel che in apparenza è solo un gioco di carte può essere, altresì, uno strumento potente per mettersi a nudo ed esplorare gli angoli più nascosti della propria persona. Guardare il mondo senza filtri, proprio come farebbe un bambino, nel tentativo di tirar fuori la versione più autentica – anche se non necessariamente la migliore – di noi stessi.
In questo Articolo:
Sammartino: "per la prima volta nella mia vita ho fatto io l'adulto..."
“Mi piace pensare che quello che è accaduto ha a che fare col desiderio del bambino che ero e che in fondo sento di essere ancora – si legge nella chiosa del libro – l’unica cosa che in fondo non voglio perdere. E forse, per accontentarlo, per vedere ancora quel suo sorriso felice quando i grandi gli concedevano un’altra mano, un’altra partita, per la prima volta nella mia vita ho fatto io l’adulto, quello stanco che vuole soltanto alzarsi dal tavolo, per consentire a quel bambino anche lui stanco di poter andare finalmente a dormire. E un domani continuare a giocare, inseguendo ancora il suo sogno”.
Da leggere tutta d’un fiato.
La storia di Dario – e questo a prescindere dal fatto che lo conosciate o lo abbiate apprezzato per quanto fatto in carriera – è semplicemente travolgente.
Lo stile elegante e sospeso, a tratti poetico per il modo in cui vengono orchestrate parole e immagini, porta sì la firma di Nelson Garofalo, ma il protagonista non si è limitato soltanto a raccontare: “Abbiamo scritto diverse parti a quattro mani e in alcuni passaggi quasi sotto dettatura” – mi scrive Dario questa mattina, o notte per lui che sta a Vegas.
“Il libro è qualcosa di molto personale, parla della mia vita e, come ben sai, ci ho messo tanto tempo per finirlo. Racconta la mia storia, non solo nel poker, ma anche nella vita — che poi, per la maggior parte del tempo, sono state la stessa cosa.
Sentivo il bisogno di esprimermi e raccontare quello che un poker player vive davvero, a livello emotivo e non solo. L’ho fatto in modo molto sincero, senza filtri. Spero possa piacere e magari anche ispirare qualcuno. È un libro che parla di me, della mia vita, del mondo del poker e delle persone che ho incontrato lungo il cammino — persone che, nel bene o nel male, mi hanno lasciato qualcosa".
“Il libro è qualcosa di molto personale. Racconta la mia storia, non solo nel poker, ma anche nella vita — che poi, per la maggior parte del tempo, sono state la stessa cosa. Sentivo il bisogno di esprimermi e raccontare quello che un poker player vive davvero, a livello emotivo e non solo. L’ho fatto in modo molto sincero, senza filtri.
Dario Sammartino
Poker boy: fuori dagli schemi
Al giorno d’oggi, il poker viene approcciato in modo meno viscerale che in passato: un po’ per via dei solver, e un po’ perché ne sappiamo tanto di più rispetto a quando il cash game arrivava in Italia. A ben pensarci, l’archetipo del poker pro moderno – in linea teorica – è un individuo in grado di scindere perfettamente tra gioco e vita reale. Uno alla Foxen, per intenderci, senza scomodare il totem Patrik Antonius.
Per Dario è stato l’esatto contrario. E per fortuna, diremmo col senno di poi: perché difficilmente dalle sessioni in palestra dei due campioni citati sopra ne sarebbe uscita fuori una storia così intrigante e coinvolgente come quella che ho avuto il piacere, e il privilegio, di leggere prima ancora che andasse in stampa.

Poker Boy: la sua storia inizia da Napoli con scene alla "Rounders"
Nel libro c’è tanto di lui, ma c’è tanto anche di Napoli, e di quella realtà con cui un predestinato come lui ha dovuto scontrarsi inesorabilmente. Ci si accorge di essere davanti a un personaggio fuori dal comune già dopo i racconti delle prime trasferte – tra cui quella in cui conobbe Mustapha Kanit – per non parlare dalle scene a inizio carriera che sembrano uscite da Gomorra.
Avete presente il celeberrimo testa a testa in Rounders tra Teddy KGB e Mike McDermott? Qualcosa di non troppo dissimile, coi vari distinguo del caso, è accaduto al nostro “madgenius”. E con la gran differenza che nessuno, a inizio heads-up, si è sognato di dire “Ciak, si gira.”
Mentre lo si legge, si capisce perché a sedersi al tavolo da poker più prestigioso al mondo e raggiungere il miglior risultato per un italiano ci sia arrivato lui, e non qualcun altro. Non è retorica, nemmeno un tributo in virtù dell’amicizia: è davvero così.
"... per la prima volta nella mia vita ho fatto io l’adulto, quello stanco che vuole soltanto alzarsi dal tavolo, per consentire a quel bambino anche lui stanco di poter andare finalmente a dormire. E un domani continuare a giocare, inseguendo ancora il suo sogno”
Dario Sammartino in Poker Boy (Mondadori)
Chi è Alessandro Nelson Garofalo
Napoletano, classe ’76, Nelson è un artista a tutto tondo. Uno che, a prescindere dal canale utilizzato, ha una verve comunicativa che non può passare inosservata, anche ai meno avvezzi a cinema e letteratura.
Ho avuto modo di conoscerlo proprio a casa di Dario, agli inizi della pandemia. Il ricordo che ho è di un racconto esilarante, durato sei minuti abbondanti – tutti filmati col telefonino – di fronte a una decina di persone che si contorcevano dalle risate. In mezzo alla sala, Nelson recitava, o raccontava, o entrambe le cose senza che vi sia necessità di discernerle, in modo magistrale. Tempi comici perfetti, narrazione un po’ singhiozzata alla Troisi. Uno spasso, insomma.
Tutto questo, prima di prendere la chitarra e cantare qualcosa assieme. Un ottimo biglietto da visita per uno che in carriera – lo scoprirò soltanto più tardi – poteva già vantare due David di Donatello, due Nastri d’Argento, un Ciak d’Oro, diverse collaborazioni a successi discografici e un paio di album solisti.

Come è nato l'incipit del libro
Quel che oggi presentiamo come la biografia di Dario Sammartino era però, almeno nelle intenzioni, qualcosa di diverso: “Scrivere un soggetto per il cinema” – mi racconta Nelson questa mattina. “Dario cominciò a raccontarmi la sua storia, e mentre parlava, io scrivevo. Quasi subito nacque quello che sarebbe diventato l’incipit del libro":
Passo. Volete sapere come ho fatto? Mi sono consumato le dita a furia di passare. “Passo” è la parola che ho pronunciato di più nella vita. Ho detto “passo” più di “ti voglio bene”. Forse quanto “mamma”. Di sicuro più di “ciao”.
Quando glielo lessi, rimase colpito. Mi chiese: 'Ma tu giochi a poker?' Gli risposi di no. 'E allora come hai fatto a capire così bene?”' Era solo un’intuizione: pensavo che nel poker, se giochi tutte le mani, perdi in fretta. È un gioco in cui bisogna aspettare il momento giusto. Quella parola, “passo”, racchiudeva tutto. Capimmo entrambi che avevamo trovato la chiave.
La sua testimonianza
Così scrivemmo un soggetto e una sceneggiatura, che ricevette la menzione speciale al Premio Solinas, su oltre 700 partecipanti. Da lì arrivò la proposta di trasformarla in un romanzo, e iniziammo a lavorarci con Mondadori.
Scrivere un romanzo, però, è tutta un’altra cosa. In una sceneggiatura sai che verrà interpretata, cambiata, limata. In un romanzo, invece, ogni parola resta. È un’incisione definitiva. Ogni giorno rileggevo e cambiavo qualcosa. È stato un processo lungo, faticoso, a volte snervante. Ma necessario.
Dario raccontava e io cercavo di restituire le sue emozioni nel modo più autentico possibile. Non era solo una biografia di poker, ma la storia di un ragazzo con un sogno. Una storia vera, fatta di scelte, rinunce, cadute e forza di volontà.
Forse ci siamo trovati perché entrambi abbiamo inseguito qualcosa, contro tutto e tutti. Io, quando dissi che volevo fare il musicista, non fui capito. Ma andai avanti lo stesso. Non sono diventato il campione del mondo del cantautorato, ma qualche soddisfazione me la sono tolta.
a cura di Stefano Atzei

Poker Boy - Tutta una vita a carte scoperte
La biografia di Dario Sammartino dal titolo "Poker Boy - Tutta una vita a carte scoperte", a cura di Alessandro Nelson Garofalo ed edita da Mondadori, è disponibile in pre-ordinazione su tutte le piattaforme online e sarà in libreria dall' 1 luglio.