Alex Wice non è tipo da regalare consigli di strategia, ma a volte il suo ego prende il sopravvento e così si lascia "sfuggire" qualcosa: in questo caso, a proposito di una strana idea da applicare nei tornei live.
"Mi è venuta in mente per la prima volta all'EPT di Madrid - ricorda - mi trovavo al tavolo con alla mia sinistra un ottimo regular di sit&go heads-up, e così mi chiedevo quale strategia sarebbe stata migliore da adottare in posizione di small blind una volta che saremmo stati shortstack".
Chi ha infatti molta esperienza nei sit&go heads-up, è particolarmente abile nel decidere con quale range chiamare oppure no un all-in dello small blind, una volta che entrambi hanno stack ridotti. Per questo motivo, Alex si immagina un modo originale per guadagnare un vantaggio.
"Nei tornei, quando l'ICM fa sentire il suo peso, ci sono una serie di situazioni dove con una parte del nostro range con cui andiamo all-in vogliamo che il nostro avversario foldi, ma lui stesso vorrebbe foldare se lo conoscesse". Che cosa significa?
"Immaginiamo di trovarci in un torneo, dove sono rimasti quattro giocatori, ciascuno con otto big blinds - ipotizza - le ante sono un decimo del big blinds ed i premi sono di 30.000 $, 20.000 $, 12.000 $ ed 8.000 $. Quando noi andiamo all-in dallo small blind, se il grande buio ha una mano con un'equity compresa fra il 46 ed il 53% contro il nostro range vorrà foldare, ed anche noi vogliamo che lo faccia".
Secondo Wice, quindi, non rimane che "farglielo sapere", ma in che modo? Non si può infatti dichiarare la propria mano, e anche facendolo si potrebbe mentire. Ci sarebbe però un'altra strada: "Quando ci vengono distribuite le carte, potremmo mettere una fiches a protezione delle nostre carte, in modo che sia chiaro che non le abbiamo ancora guardate. Poi, una volta che tutti foldano è il nostro turno, guardarne soltanto una, e lì decidere se andare direttamente all-in, o guardare anche la seconda e lì decidere cosa fare".
Secondo Wice, se facessimo questo con una certa nostra porzione di mani del nostro range, la nostra equity complessiva dallo small blind aumenterebbe in modo non marginale: "Una mano come coppia di due è l'esempio ideale, ma ce ne sono molte altre che potrebbero rientrare in questa categoria ed essere giocate 'face-up', facendo accorgere l'altro che siamo andati all-in dopo aver guardato una sola carta.
Il fatto che il big blind sappia che il nostro range è face-up non è detto che in questo caso risulti essere uno svantaggio per noi".
Naturalmente è lui il primo a dire che questa "soluzione" abbia valenza più teorica che pratica, visto che per essere applicata devono verificarsi una serie di condizioni tutt'altro che scontate: sul big blind ad esempio dev'esserci un giocatore che si stima chiamerà in modo perfetto il nostro all-in preflop in situazione di BvB, deve inoltre prestare attenzione a quello che stiamo facendo, e così via.
Ciò nonostante, la sua "ipotesi" appare comunque interessante, se non altro per esaminare un po' più da vicino quali sono i ragionamenti con cui professionisti vincenti provano a riflettere su varie situazioni di gioco.