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Analisi di una mano con Joe Cada: 33 contro una overpair

L’idea di re-raisare all-in con coppia di tre, contro l’overpair di un avversario al final table del Main Event WSOP 2009, ha suscitato una marea di critiche nei confronti di Joe Cada. A distanza ormai di un anno, però, lo stesso Cada continua ad essere convinto della bontà della sua giocata, ed oggi vi proponiamo il suo thinking process per una mano che poteva costargli l’eliminazione dal torneo più importante dell’anno.

Con cinque player ancora in gioco, e con bui 300.000/600.000 e ante di 75.000, Jeff Shulman apre di 1,75 milioni da posizione di UTG. Tutti foldano fino a Cada: “In un five-handed, le mani distribuite sono minori, e con i bui che salgono velocemente bisogna aprire maggiormente i propri range” spiega Joe. “Fossimo stati ancora in nove, e con un open-raise da utg o utg+1, avrei sicuramente foldato i miei pocket threes.”

“Dopo che Jeff ha rilanciato, mi sono messo a pensare al suo opening-range: avrebbe potuto aprire con KQ, KJ, AJ e certamente AK e AQ, e queste mani avrebbero rappresentato gran parte del suo calling range al mio shove visto che ci sono 16 modi di ricevere AK, 16 di ricevere AQ e soltanto 6 di avere una pocket pair. In pratica, i miei 33 giocavano come 44, 55, 66 e 77, perché lui avrebbe foldato queste mani difronte ad un mio push.”

“Avevo ancora 16 o 17 BB, e shovando avrei Jeff Shulmanaumentato lo stack di un 27%. Lui mi copriva, ma era il secondo più short al tavolo, per cui se mi avesse chiamato e avesse poi perso la mano, gli sarebbero avanzati davvero gli spicci.”

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Cada va dunque all-in con 3 3 e Shulman chiama girando j j . “Certo, partivo nettamente sfavorito” continua Joe, uno dei membri del Team Pro di PokerStars, “ma avevo pur sempre una certa probabilità di vittoria. E poi io giocavo per il primo posto e non per piazzarmi soltanto a premio.”

Il flop porta 8 4 3 e Cada centra un fantastico set. Il turn e il river sono un 7 ed un q e Joe mette  dunque a segno un incredibile double-up che lo spingerà poi verso la conquista del prestigioso titolo. “Anche se in parecchi hanno criticato questa mia giocata, voglio precisare che ho parlato con molti torneisti di alto livello e tanti di loro mi hanno confermato che situazioni del genere sono piuttosto standard. Magari da spettatori si pensa che al Main Event si debba giocare diversamente, ma io sono invece dell’avviso che non si può stare lì ad aspettare per ore che arrivino le carte buone. In fondo è un torneo come un altro, e va giocato al meglio che uno riesce a fare.”

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