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Analisi di una mano con Phil Hellmuth: il pot control

Giocare contro opponent aggressivi può risultare alquanto complicato vista la pressione che sono soliti applicare con puntate e rilanci e a prescindere da cos’hanno in mano. Ma se avete posizione, potrete controllare il piatto in modo che non siate costretti a foldare una mano che ha showdown value di fronte ad una bet di un vostro avversario.

Proprio su questo argomento, Phil Hellmuth ce ne fornisce un esempio pratico grazie ad un spot capitato al World Poker Tour Championship del 2010 – il torneo disputato al Bellagio di Las Vegas che prevedeva un buy-in da 25.000 dollari.

Con i bui 4000/8000 e ante di 1.000, tutti foldano fino ad Hellmuth che si trova in late position. “Dopo aver spillato un a ho rilanciato subito di 22.000 senza neanche guardare l’altra carta” racconta Phil, che ha vinto ben 11 braccialetti WSOP ed il Main Event del 1989. Dal Big Blind, il giovane ed aggressivo professionista Yevgeniy Timoshenko 3-betta fino a 40.000.

“Sapevo già da un po’ che presto mi avrebbe aggredito, con o senza una mano forte. Avevo history con lui e l’avevo visto giocare più volte in video. Nel frattempo avevo dato prima un’occhiata alla mia seconda carta, trovando un j come kicker, e poi gli avevo chiesto quante chips avesse ancora dietro. Io ne avevo circa 900.000 e lui aveva risposto che gliene restavano 400.000.  Pensavo di avere la mano migliore, ma non volevo commitarmi al piatto. Le soluzioni erano quindi un call o un raise, e la prima ipotesi era sicuramente la giocata più conservativa perché lui poteva avere anche A-Q”.

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Hellmuth chiama e sul flop arrivano q 3 a : Timoshenko fa check e a Phil tocca ora scoprire quanto buona sia la sua top pair. Hellmuth decide allora di puntare 35.000, un piccola bet che può spingere all’azione Yevgeniy. “Sapevo che avrebbe chiamato ATC in quello spot, mentre probabilmente avrebbe raisato con A-Q e A-K.”

L’ucraino si limita invece al call ed il dealer distribuisce il turn che è un 2 . Yevgeniy TimoshenkoAncora check per Timoshenko e la parola torna ad Hellmuth: “Non mi andava di perdere 200 o 300mila chips in quella mano, così un check-behind mi sembrava la soluzione migliore. Poi avevo questa sensazione che potesse avere anche K-Q, e con un Kappa al river mi sarei ritrovato a difendere un Asso contro una doppia coppia.”

Neanche a dirlo, l’ultima community card è proprio un k e Timoshenko punta 105.000. “Potevo ancora battere mani come A-10, A-9, A-8 oppure un bluff, ed anche se la mia lettura non era troppo solida in fondo dovevo aggiungere soltanto poche altre chips.” Phil procede dunque con il call ed alla vista della top pair il russo Timoshenko butta via le carte senza mostrarle. “Il pot control su turn e river mi ha permesso di arrivare a callare un importo decente con una mano che aveva ancora forza allo showdown” conclude poi Hellmuth.

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