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Ben “Sauce123” Sulsky e la logica di un bluffcatching

[imagebanner gruppo=pokerstars] Come ragiona un giocatore di poker professionista quando decide se chiamare o meno con una mano che batte solamente un bluff? A spiegarcelo in questa occasione ci pensa Ben “Sauce123” Sulsky.

Siamo al NL100 Zoom di PokerStars, contro un avversario che non conosciamo: quest’ultimo si trova sul bottone ed apre il gioco a tre dollari. Noi ci troviamo sullo small blind, giochiamo per uno stack effettivo di 115 big blind (il giocatore sul bottone ci copre) e con a a decidiamo di 3-bettare ad otto dollari: l’altro chiama.

Il flop è 6 4 j , ed entrambi i giocatori decidono di checkare. Al turn cade la q , e qui lo small blind punta 11 dollari su piatto di 17, venendo chiamato. Al river, infine, il board si completa con il j : hero punta 20 dollari su un piatto di 38, ma per tutta risposta il bottone rilancia all-in, per altri 79 dollari che il giocatore sul piccolo buio dovrebbe aggiungere.

“Questa è una di quelle classiche mani dove lui ha il nut relativo, ovvero un jack, molto più spesso di quanto non lo abbia tu – premette il coach di RunitOnce.com – puntare da parte tua al river è la cosa migliore, ma questo significa anche che un certo numero di volte dovrai chiamare il rilancio all-in con mani che non siano nut, altrimenti potrebbe andare all-in con il suo intero range, e sarebbe un disastro”.

Fin qui tutto chiaro, ma quanto spesso dovremmo chiamare, e con cosa? Ben risponde anche a questo: “In questa situazione, visto che lui rischia circa 80 dollari per vincere 58 dollari, dovremmo fare call circa il 40% delle volte con il nostro betting range. L’idea generale è che per bluffcatcharlo dovrai utilizzare delle mani che blockerino delle possibili combo di Jx ma non le combo con cui può decidere di bluffare”.

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Di conseguenza, vediamo prima con quali mani contenenti un jack il nostro avversario può rilanciare per valore: “Può avere JT suited o KJ off a volte, visto che in qualche caso folderà preflop o punterà al flop, e lo stesso vale per QJ suited ed AJ suited – incomincia ad elencare Sulsky – per questo, vogliamo ridurre le sue combo di value avendo in mano i kicker che si accompagnano alle sue value hand, quindi in questo caso le carte comprese fra il dieci e l’asso”.

Adesso dobbiamo dare un’occhiata alle combo con cui invece potrebbe bluffare, assicurandoci in questo caso di non blockerarle, ma qui il compito è un po’ più difficile: “Potrebbe avere mani come AT e KT o anche T9 suited, ed alcune combo di busted flushdraw. In generale, mi aspetto che le combo con cui blufferà più frequentemente qui saranno quelle che contengono un dieci o un asso”. E per l’appunto, noi in mano ne abbiamo due di assi, oltre ad avere l’asso di fiori che blockera le combo di nut flushdraw. Insomma, non una buona notizia.

“Con la tua mano chiamerei molto raramente, giusto se ho la sensazione che stia bluffando – conclude Sulsky – lo farei più volentieri con mani come KK o KQ, ed in generale non con le combo che contengano un dieci”. Così, anche se non sappiamo come sia effettivamente finita la mano, se non altro abbiamo un’informazione più preziosa, ovvero come avrebbe ragionato un professionista di livello assoluto in una situazione del genere.

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