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Heads-Up: la disciplina che necessita di studio e approfondimento costanti, è ancora viva?

La disciplina è di quelle toste e la dottrina che ne prova a spiegare i suoi passi principali, molto, molto vasta. 

L’heads up fa parte di quelle specialità del Texas Hold’Em un po’ di nicchia, dove la concentrazione verso la partita può e deve essere incanalata contro un solo avversario e non è influenzata da dinamiche altre di cui possiamo preoccuparci. 

Il nostro rivale è il mostro da sconfiggere, non ci sono rilanci di terze persone, trappole di chi occupa lo small o il big blind. Una volta saremo noi il big blind e la volta successiva saremo noi lo small blind. 

Head_Up

L’aggressività è un concetto che, se dal full ring al six max muta la sua ragione di esistere, nel testa a testa si amplifica fino a diventare la decisiva arma per mettere in difficoltà chi ci sta di fronte.

Anche in questa specialità possiamo scegliere indifferentemente il cash game o il sit & go, la differenza dovrebbe essere ormai chiara a tutti. 

La verità è però che negli ultimi anni sono un po’ venute a mancare le sfide epiche live e online che abbiamo osservato dopo il 2010, come ad esempio quelle tra Antonius, Gus Hansen e Ilari “Ziigmund” Sahamies, oppure quelle nostrane tra i vari Alfio Battisti, Dario Minieri, Luca Moschitta e tanti altri. 

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In un gioco come il poker, non ci stancheremo ma di dirlo, è fondamentale la posizione: più tardi devi agire nella mano e più informazioni hai e se hai più informazioni degli altri, hai maggiori probabilità di vincere la mano.

Nell’heads up le due posizioni limitano questo tipo di informazioni, ma se siamo sul bottone i vantaggi saranno comunque molteplici: decideremo se e come entrare nella mano, osserveremo l’atteggiamento del nostro rivale dopo la nostra prima mossa e, soprattutto, agiremo sempre per ultimi fin dal flop.

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La percentuale di piatti che giocheremo in posizione sarà spesso la discriminante in relazione al risultato che otterremo, se decidiamo di giocare delle mani fuori posizione, quindi da BB, sarebbe spesso preferibile farlo rilanciando, quando questo sia possibile o se siamo alle prese con avversari attratti dalla curiosità.

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Il web è pregno di articoli di strategia sull’heads up, ma la domanda che si pone questo articolo è se ha ancora senso giocarlo online, visto che live è comunque praticamente sparito. I numeri delle WSOP di quest’anno lo hanno, per l’ennesima volta, dimostrato.

La comparsa e il successo di forme di gioco molto più accattivanti e meno schematiche come gli Hyper Sit & Go a tre hanno inferto colpi importanti al bassoventre degli heads up, anche se questo non può significare che l’uno contro uno sia definitivamente morto, anzi. 

L'heads up in partenza tra Lichtenberger e Heath alle WSOP 2019  (Stacha Pokernews)

Con una buona base di studio e una certa propensione alla lettura del gioco avversario, gli heads up rimangono uno dei giochi che meglio si adattano ad una strategia vincente prestabilita, per cui ancora molto accattivante verso chi si approccia in modo serio alla disciplina. 

Il traffico online è certamente un deterrente alla nascita o ad una nuova proliferazione di giocatori forti, ma ancora qualcosa si può trovare. 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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