La sensazione di essere in rush è indimenticabile una volta che la si è provata, ma il flow va oltre una straordinaria sequenza di carte buone da giocare. Quando ci si ritrova a sperimentarlo, può anche accadere di non vincere (pur se nella maggior parte delle volte si riuscirà ad ottenere un profitto); tuttavia, si agirà in maniera ottimale grazie al confluire nella giusta direzione di elementi quali la creatività, l’istinto, la lettura dell’avversario e la corretta valutazione dei fattori più strettamente matematici di ogni singolo spot.
Sarete capaci di riscontrare pattern di cui prima non eravate consci e di notare incongruenze nelle linee d’azione degli avversari. Esattamente come per Barry Greenstein, proverete anche voi quella sensazione di stare per hittare la vostra scala, o un colore oppure qualsiasi altra carta vi torni utile per chiudere la mano vincente.
Così com’è importante provare ad entrare nel flow ogni volta che ne capiti l’occasione, parimenti essenziale sarà riconoscere i momenti in cui ne siete distanti. Se avvertite paura o vi sembra che le carte continuino a mettervi in situazioni scomode, oppure se avete l’impressione di non riuscire ad avere il giusto ritmo rispetto alle puntate degli avversari, la cosa migliore da fare sarà semplicemente di abbandonare la partita (se possibile).
Prendetevi una pausa, riorganizzatevi e tornate quando sarete maggiormente predisposti ad entrare in rush. Fate qualcos’altro che vi ridia il sorriso poiché risulterà più semplice andare incontro al flow da una situazione di piacere emotivo piuttosto che da una di contrasti interni. Riprendete posto al tavolo solamente quando sarete in grado di focalizzarvi al massimo sul gioco e quando sarete di nuovo pronti ad immergervi completamente nell’azione senza che altri fastidiosi dettagli della vostra vita giungano a distrarvi.
Più spesso riuscirete ad approcciarvi al poker in questa maniera e più completa e proficua risulterà la vostra esperienza di gioco.