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Jeff Hwang, relativamente ai libri di poker che trattano il Pot Limit Omaha, è uno degli autori più apprezzati dagli appassionati: secondo lo statunitense, il vantaggio di essere gli aggressori preflop non è così importante in questa specialità. Quello che conta è la posizione.
Hwang infatti scrive: “Quello che è più importante nel Pot Limit Omaha è la posizione, non la forza percepita del proprio range. La differenza sostanziale rispetto al No Limit Hold'em è che preflop nessuna mano è marcatamente favorita rispetto ad un'altra: questo fa sì che se un giocatore apre da CO ed il BTN chiama, presupponendo che quest'ultimo sia un giocatore competente scommetterei sempre su di lui i miei soldi”.
Vediamo perché l'autore è così netto su questo argomento: “Ammettiamo che vi troviate sul cut-off con a k a k , apriate il gioco e chiami solo il giocatore sul bottone. In effetti, ci sono molti board che il vostro avversario può sfruttare per costringervi a foldare, e tutto questo grazie alla sua posizione”.
“Supponiamo che il flop sia 9 8 7 , o 10 9 3 , o ancora q 9 7 - prosegue Jeff - in tutti questi casi, se puntate il piatto al flop e ricevete un call, sarete costretti ad abbandonare la mano al turn molto spesso”.
Hwang sottolinea come il range di call del giocatore sul bottone in spot simili sia davvero molto ampio, questo perché avendo la posizione potrà outplayare l'avversario nelle streets successive: “Se io fossi il BTN, chiamerei al flop con ogni coppia od ogni genere di draw. Dal momento che il board è tanto scary a prescindere dalla mano con cui il CO ha openraisato, essendo in posizione non ho affatto bisogno di hittare il board in modo così importante, al contrario dell' original raiser”.
Questo porta quindi ad una conclusione piuttosto semplice: “Ai tavoli di Pot Limit Omaha, un giocatore che rilanci costantemente fuori posizione è ben più di un bersaglio a mio avviso, per chi sappia come ci si muova da bottone”.
E questo, certamente, è il caso di Jeff Hwang quando si parla di Pot Limit Omaha...
