Jon “PearlJammer” Turner, giocatore professionista americano con quasi 4 milioni di dollari all’attivo nei soli tornei online delle maggiori piattaforme internazionali, ci dà prova del suo thinking process negli MTT in questo estratto dal famoso libro “Winning Poker Tournaments One Hand at a Time Volume 1”, scritto in collaborazione con Eric “Rizen” Lynch e Jon “Apestyles” Van Fleet.
“In un tavolo con nove giocatori di un torneo da 100 $ con re-buy, mi trovo in posizione di hi-jack con stack di 6.562 chips. Il periodo dei re-buy è già terminato e i bui sono 150/300 con ante di 25. Ricevo a k e decido di aprire standard di 2,5 BB fino a 750 dopo che tutti quelli prima di me hanno foldato. Il bottone e il Big Blind optano per il call e sul flop arrivano a 8 5 .
Becco dunque la top pair con top kicker, e con un piatto da 2.625 il primo a parlare fa check. L’azione torna a me, ed a questo punto dovrei bettare approssimativamente tra 1/3 e 1/2 del pot, la size della mia standard continuation bet. Siccome so già che gli altri avversari si aspettano che faccia questa mossa praticamente ATC, eseguire la puntata mi aiuta a nascondere bene la forza delle mia mano. Opto allora per 1.150 e chiama solo il giocatore da bottone.
Il turn è un 6 ed il piatto è salito a 4.925 chips. Sono abbastanza convinto di avere la best hand, e anche se l’altro ha qualcosa di più forte non posso che andare broke in questa mano, viste le size del mio stack e del pot. L’unica mia preoccupazione diventa quindi di fargli mettere tutte le chips nel piatto nelle prossime due street.
Se sapessi con certezza che l’altro ha AQ o AJ allora punterei subito per fargli mettere dentro le chips, ma più probabilmente non posso dargli credito per carte così forti perché mi ha solo callato al flop. Potrebbe aver percepito la mia azione in maniera più debole, come una semplice c-bet fatta con qualsiasi mano. Pertanto potrebbe aver chiamato con roba che va da un Asso weak fino ad una coppia che non ha improvato. Potrebbe perfino aver floatato con air, nella speranza di prendersi il piatto sul turn se mostro debolezza con un check.
Se punto al turn, l’altro probabilmente passerà la sua coppia o le mani più deboli perché praticamente mi committo al piatto. Se invece faccio check, quasi certamente proverà a portarsi via il piatto a prescindere da cos’ha in mano. L’unico rischio nel fare check è che l’avversario possa prendersi una free card e magari migliorare e superarmi al river, ma dalla mia analisi sono praticamente sicuro che betterà turn.
Faccio quindi check e lui va all-in, esattamente quello che volevo che facesse. Dichiaro il call e il mio avversario gira 9 9 . Il river è un 2 e vinco il piatto con coppia d’Assi e Kappa come kicker.”