Il significato di utility nel poker è spesso inserito in contesti i più disparati. Grazie al libro di Steve Selbrede, “Tournament Poker for the rest of us”, andremo a scoprire quello assegnato alle chips in nostro possesso.
Ne abbiamo accennato proprio recentemente in un articolo di strategia nel quale citavamo alcuni passaggi dell’autore del libro di cui stiamo per parlarvi, quelli facenti capo all’infinita querelle tra gioco tight e gioco aggressivo.
Il libro di di Steve Selbrede
Stiamo parlando dell’ultimo lavoro di Steve Selbrede, “Tournament Poker for the rest of us”, una vera e propria caccia al mostro dove il mostro da scovare e dominare, è l’atteggiamento aggressivo che ci dovrebbe permettere di vincere la maggior parte delle nostre sessioni di cash game e tornei più o meno difficili.
Il motivo per cui questo libro è stato partorito dalla mente di Selbrede è svelato proprio dal suo autore: “pur essendo un discreto giocatore di tornei e conoscendo abbastanza bene il range di apertura con cui mi sentivo più a mio agio, una volta chiesi per sfizio ad un professionista super vincente con quale range aprisse da UTG in un torneo da $1.500 di buy in alle World Series Of Poker in early stage, primi due tre livelli, e lui mi rispose il 35-40%”, afferma Selbrede a Pokernews.
“Fino a quel momento”, continua l’autore del libro, “ho sempre pensato che non ci fosse una ragione per aprire così largo ad un torneo di poker, pensavo di non sentirne la necessità e invece sono giunto alla conclusione che chi ha un “ROI” così alto nei tornei e apre comunque un range così elevato in early stage, significa una cosa sola: è più bravo di me”.
Siate attivi
“Mi sono immerso nell’Harrington Style fin dai primi tempi in cui mi sono seduto al tavolo e per anni ho continuato a seguire quasi alla lettera i dettami dei volumi scritti da Dan Harrington e Bill Robertie, avendo dei discreti risultati.
Eppure qualcosa, osservando i giocatori vincenti, non mi tornava. Pensavo sempre di più alla strategia “chip up or go home”, che suggerisce un atteggiamento libero e aggressivo fin dalle prime battute, fino a quando il nostro stack non diventa abbastanza profondo da mettere a segno una vera e propria strategia di dominio al tavolo”
La chip utility
“È una di quelle regole non scritte che mi hanno sempre affascinato, ma che difficilmente puoi spiegare in modo tecnico senza lasciare qualche dubbio.
Fatto salvo il concetto di differenziazione riguardo al ruolo delle chip nel cash game, di cui abbiamo parlato in precedenti articoli, che è totalmente diverso rispetto a quello dei tornei, i sinonimi che più si avvicinano al termine utilità, sono potere, influenza e persino munizioni, colpi da sparare.
Provate a pensare al torneo come a un videogioco spara tutto, nel quale vogliamo e possiamo utilizzare il maggior numero di munizioni per poter passare i livelli che si manifestano in modo sempre più difficile.
Avremo piena utilità quando potremo usare tutte le nostre abilità anche grazie al nostro arsenale. Ad un giocatore esperto potrebbero essere sufficienti 60X per provare a dominare tavolo e torneo.
Considerate ora il potere di uno stack più grande rispetto ad uno più piccolo e pensate alla differenza tra cash game e torneo.
L’esempio che faccio sempre è quello in cui ci troviamo a giocare una mano di torneo con 30 BB affrontando un avversario pari stack.
Supponiamo di vincere 10 BB al nostro avversario, da quel momento noi avremo 40x e lui 20x, una situazione decisamente vantaggiosa, visto che da ora in poi noi potremo mandare a casa lui e lui non potrà mandare a casa noi.
Pensate ora alla stessa situazione in una partita di cash game: la preoccupazione di perdere quei 20 BB non sarà mai pesante quanto la situazione precedente, male che vada chiederemo una ricarica alla cassa del Casinò e riprenderemo a giocare.
Questi sono solo alcuni concetti chiave che l’autore approfondisce nel suo libro, lo trovate qui.