Sapere perché è corretto fare qualcosa nel poker conta almeno tanto quanto il farlo: ne sa qualcosa Michael Gagliano, che giocando tornei ha fatto di questo gioco la sua professione.
"Gags30" - questo il suo nickname più conosciuto - commenta una mano giocata ad un torneo da 30 $ di buy-in, da un player che si trova sul grande buio con 7 6 ed uno stack da 32 big blinds.
Apre il gioco l'UTG+1 a 367, flatta lo small blind e noi - che siamo coperti da entrambi - chiamiamo. Il flop è 5 4 7 , ed è lì che si concentra l'azione.
I bui infatti checkano, original raiser punta 600, chiama lo small blind e noi rilanciamo fino a 2.175. L'UTG+1 però va all-in, lo small blind folda e noi chiamiamo, perdendo contro 10 10. Michael l'avrebbe giocata diversamente?
Michael "Gags30" Gagliano
La risposta è no, ma è interessante la distinzione che viene fatta fra due possibili scenari: quello in cui giochiamo un piatto contro un solo avversario e quello realmente accaduto, in cui postflop dobbiamo fronteggiare due giocatori.
"Contro due avversari rilanciare è meglio, perché è più probabile che tu possa far foldare una mano migliore all'original raiser, come quella che aveva, perché non abbiamo poi troppi draw su quel flop e quindi la situazione per lui diventa più complicata.
Qualora fossimo stati heads-up, invece, è possibile che lui non sia disposto a foldare overpair, anche perché in molti pensano che in questa situazione blufferemmo più di frequente".
C'è inoltre un altro motivo per il quale "Gags30" si limiterebbe al call, se a contendergli il piatto ci fosse solo l'original raiser: "Se avesse due overcard potrebbe contare solamente su sei out, e noi avremmo molta più equity. Per questo, potremmo limitarci a chiamare prendendo valore dai suoi bluff, spesso con la mano migliore".
Infine, è evidente che quando il piatto è 3-way è anche più grande: quando entrambi foldano, anche se non succederà spesso, vinciamo di più, e quando finiamo ai resti con entrambi e risultiamo avere la mano migliore allo showdown accadrà lo stesso.