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Phil Hellmuth: analisi mani del Five Diamond World Poker Classic

Due anni fa al Doyle Brunson Five Diamond World Poker Classic (che si svolge al Bellagio di Las Vegas), il giocatore professionista Layne Flack stava giocando il No Limit event da 1.500$ di buy in con altri 471 players. Con bui saliti ormai a 500/1000 e 200 di ante, il collega professionista Nick Binger rilancia 3.600 preflop con A-J. Layne Flack che era di big blind chiama con q 8 , aggiungendo dunque 2.600.

Al flop scendono: Q-8-2 ed entrambi i giocatori checkano. Il turn è 10 e Layne esce puntando 9.000. Binger studia un po’ la situazione e poi decide di andare all in per circa 30.000. Layne chiama velocemente. A questo punto Binger ha bisogno di un 9 o di un K per completare la scala e battere l’avversario e di fatti al river spunta un K.

Analizziamo meglio la mano:
L’opening raise di Binger di 3.600 con A-J è una mossa standard. Il call di Flack con q 8 è un po’ troppo loose per i miei gusti ma un giocatore del suo calibro ha abbastanza talento per dominare alcune chiamate simili. Adoro il check di entrambi al flop. Al turn Layne è costretto ad affrontare l’eterna domanda pokeristica: “Punto o checko la mia super mano?” Troppo spesso una puntata in  questa situazione fa sì che tutti foldino e tu non possa estrarre pieno valore dalla tua mano. Diversamente il check può farti perdere il piatto, se poi il tuo avversario ti batte facendogli vedere carte gratis.

Mi piace molto l’overbet di Layne al turn di 9.000 chips, dato che va a proteggere la sua mano da un avversario che abbia in mano un qualche progetto. Se Layne avesse fatto check avrebbe potuto indurre Binger a fare lui stesso una puntata. Non mi fa impazzire invece l’all in di 30.000 di Binger, ma riconosco che ci può stare, se infatti credeva fermamente che Layne non potesse chiamare un grande raise, allora ritengo che sia una giocata corretta. Binger avrebbe potuto foldare la sua mano perchè non aveva le giuste odds per chiamare. Perchè rischiare 30.000 chips – uno stack sopra average – con un bluff contro un grande giocatore come Layne Flack?

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Un’altra mano interessante si è giocata poco dopo. Nick Binger apre 3.500 con 7 6 , Flack chiama con A-10 e anche il pro James Van Alstyne chiama dal big blind con 10-10. Il flop è: 9 7 3 . Flack e Van Alstyne checkano entrambi e Binger punta 9.000. Flack folda, Van Alstyne studia a lungo la situazione e poi decide di mettere tutte le sue chips nel mezzo, per un valore di 59.000. Binger chiama. Il turn non è stato di alcun aiuto per Nick ma al river il 5 gli fa chiudere colore e vincere il piatto.

Il raise preflop di Binger con 6-7 va bene. L’Holdem in fondo è come le arti marziali, non si vuol mai essere spinti via, ecco perchè un raise occasionale con 7 6 può considerarsi una giocata accettabile. Chiamare un raise con queste carte invece non è consigliabile. Entrambi i call di Flack con A-10 e di Van Alstyne con 10-10 sono ragionevoli, anche se ci sarebbe stato meglio un reraise da parte di quest’ultimo con la sua coppia di 10, che in fondo avrebbe funzionato perfettamente.

Mi piacciono sia i check di Flack e Van Alstyne al flop che la puntata di 9.000 di Binger. In alternativa Binger avrebbe potuto fare anch’egli check al flop, ma questa mossa avrebbe concesso ai suoi avversari la possibilità di batterlo. Inoltre checkare in questo caso avrebbe dato a Binger una carta gratis per chiudere il suo progetto senza rischiare tutte le sue chips su un possibile rilancio. Il raise/all in di Van Alstyne è stata una giocata solida. Ha correttamente ragionato sul fatto che Binger non potesse avere una overpair o un trips. Certamente se Binger avesse avuto A-A, K-K o Q-Q il raise di Van Alstyne sarebbe stato orrendo. In realtà è stata semplicemente un’ottima lettura e come tale può facilmente giustificare molte giocate marginali.

Tratto da: “La mano della settimana” a cura di Phil Hellmuth.

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