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Quando TexasLimitKing chiamava river con 4 alta. E vinceva.

Il poker amarcord di oggi è su uno dei primissimi personaggi di cui mi innamorai da novello giornalista di poker, ormai circa 15 anni fa. Oggi vi parlo di TexasLimitKing, al secolo Alex Dalaklis.

TexasLimitKing, il vero “effetto Moneymaker”

Quando il poker online esplodeva in Italia, lui lo aveva già mollato da un paio d’anni. E quando si parla delle conseguenze del cosiddetto “effetto Moneymaker”, questa è una delle prime e più eclatanti.

Era infatti il 2003 e Chris Moneymaker aveva da poco vinto il Main Event WSOP partendo da un satellite vinto online. La voce si sparse anche in Svezia, e arrivò fino all’orecchio di un ragazzo di nome Alex Dalaklis.

Nell’unica intervista mai rilasciata, e che riprendevo qualche anno fa scrivendo di lui proprio per Assopoker, Dalaklis affermava di avere sentito un amico affermare che riusciva a guadagnare 3000 dollari al mese giocando a poker su internet. Così, seppure ancora minorenne (ok, questo fate finta di non leggerlo e comunque sì, era ed è sbagliatissimo), si iscrisse su Pacific Poker.

La leggenda del “non ho mai depositato un cent”

Tra le prime room operanti sul mercato internazionale, nonché antenata dell’attuale 888, Pacific Poker offriva un bonus senza deposito di 20 dollari. Dalaklis ne approfittò e, a suo dire, grazie a quel bonus costruì il suo bankroll senza mai depositare nemmeno un cent.

Partito dai microlimiti dei sit’n’go, nell’arco di 3 anni finì a giocare ai limiti più alti del cash game online in vigore allora: i tavoli 300$/600$. Parliamo di tavoli Limit Hold’em, poiché nel cash game high stakes il No Limit aveva ancora un traffico marginale e la maggior parte dei regular giocava Limit, al tempo.

Il passaggio a Full Tilt e la mano che lo ha reso famoso

Da lì la scalata alla room che, già nel 2006, era considerata il paradiso degli high stakes: Full Tilt Poker. Il nick scelto era prepotente e da totale egomaniaco: “TexasLimitKing“. Al vaglio dei fatti, fu qualcosa di molto vicino alla realtà.

In pochi riuscivano a tenergli testa, e proprio in uno di quei tavoli avvenne la mano che lo ha consegnato definitivamente al mito: un call al river con 4 carta alta!

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Ecco cosa successe tra lui ed “eastsideslim“, nickname dietro il quale si celava un pro molto quotato ai tempi, Dustin Woolf.

Un call incredibile, che fa letteralmente impazzire Woolf, come si può vedere dalla chat che segue:

“Hai fatto diverse buone lettura, ma questa è letteralmente impossibile”, scriveva Dustin Woolf annunciando che avrebbe lasciato il tavolo. Effettivamente, TexasLimitKing avrebbe vinto solo se l’avversario avesse avuto due singole mani, per un totale di appena 7 combo: 2 3 , 2 3 , 2 3 , 2 3 , 2 3 , 2 3 e 3 3 .

La misteriosa sparizione

Nonostante un evidente dominio, nella prima metà del 2007 TexasLimitKing sparì dalla piattaforma di Full Tilt. Secondo i malpensanti dell’epoca era stato bannato per qualche strana pratica, secondo il diretto interessato invece aveva semplicemente dimostrato di essere il migliore e questo gli interessava. Così, sempre a quanto dichiarava Alex Dalaklis, fece cashout integrale e lasciò la room, anche perché non si fidava di Full Tilt. Da questo punto di vista la storia gli avrebbe anche dato ragione, ma qualche dubbio rimane anche su di lui.

Personaggi come TexasLimitKing tuttavia mancano tanto, al mondo del poker. Lui fu il primo a utilizzare la classica smargiassata di entrare al tavolo con tutto il bankroll, possibile nei tavoli Limit Hold’em. Sedersi al tavolo con un milione di dollari davanti, anche se a Limit Hold’em le puntate e i piatti erano in proporzione molto ridotti rispetto al No Limit, significava anche incutere timore, delimitare il territorio, rivendicarlo. E lui lo ha fatto, finché ne ha avuto voglia.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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