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Strategia da torneo: come non giocare in situazione di short-stack

Il Pro americano Erick LindgrenErick Lindgren, il forte Pro americano che ha vinto in carriera quasi 7,5 milioni di dollari con due titoli del World Poker Tour ed un braccialetto WSOP, ci parla di quale sia la peggiore mossa da fare quando ci si trova in condizione di short-stack durante il corso di un torneo.

“Se state giocando in un torneo e rimanete decisamente short-stack, probabilmente avrete difficoltà a decidere quale sia lo spot migliore per tentare un recupero. Vi ritroverete infatti in un sacco di situazioni marginali, con forse in mano A-9 offsuited da early position oppure con una coppietta quando qualcun’altro ha già rilanciato prima di voi, e quindi non sarà mai troppo chiaro quale possa essere la miglior mossa da fare, cioè un push incrociando le dita oppure un fold per aspettare un contesto migliore.

Una cosa però è assolutamente certa: ci sono alcune azioni che sono terribili da mettere in atto quando si è cortissimi, ed una di queste l’ho vista fare proprio di recente in un torneo online di Full Tilt Poker.

Eravamo al final table con sei giocatori rimanenti. I bui erano 50.000/100.000, con ante di 10.000, ed io ero il chip-leader con uno stack di più di 8.000.000. L’average era invece sui 3 milioni e l’oppo alla mia destra era il più corto di tutti con 810.000. Quando si hanno appena 8 Big Blinds, come in questo caso, non c’è davvero nulla da inventarsi: bisogna soltanto scegliere con quali carte poter andare direttamente all-in preflop.

Nella mano che voglio raccontarvi, invece, lo short aveva deciso di open-raisare di 250.000 da posizione di utg. Il fatto che lui non avesse pushato direttamente poteva stare a significare una giocata piuttosto tricky; poteva infatti avere una monster-hand oppure voleva semplicemente farci credere che ne avesse in mano una. Ho visto un sacco di giocatori fare una mossa del genere con, ad esempio, J-10 suited; la speranza è infatti quella che qualcun’altro faccia soltanto call e non lo 3-betti così da poter vedere almeno il flop. Ma questa è strategia che a me non piace proprio. Ripeto, con 8 Big Blinds si va automaticamente in modalità push/fold.

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Comunque, in quella mano io avevo A-Qoffsuit e quindi ho optato per un all-in in modo da poter isolare lo short-stack cercando di eliminarlo successivamente. Ma lui invece che ha fatto? Una giocata ancora più terribile del suo precedente rilancio, ossia ha foldato! C’erano 1.270.000 chips nel piatto e ne doveva aggiungere 561.000 per il call. Buttare via le carte era assolutamente da escludere: in quella situazione doveva invece chiamare praticamente ATC. Era infatti già abbondantemente committed e poi, anche se aveva davvero due suited connectors medi, si giocava un colpo al 40/60. Se invece aveva un asso debole allora tecnicamente non c’erano le giuste odds per chiamare, ma per foldare correttamente doveva essere praticamente certo di partire dominato.

Ultima annotazione, io ero quello con lo stack più grande di tutti ed ero stato anche particolarmente attivo nelle ultime mani. Pertanto poteva anche pensare che avessi re-raisato light. Foldando, invece, è poi rimasto con soltanto 561.000 chips – cioè meno di 6 Big Blinds – e con il grande buio che stava proprio per toccare a lui. A quel punto non poteva proprio aspettare ancora; doveva necessariamente spingere con qualsiasi cosa, solo che questa volta lo faceva nella speranza di risalire fino a 1,2 milioni di chips mentre contro di me poteva aspirare ad un double-up da 1 milione e 800mila.

In conclusione la lezione è questa: quando siete estremamente short-stack, rilanciare e poi foldare pre-flop non è mai una soluzione. O la vostra mano è buona abbastanza per un open-push, oppure buttatela direttamente nel muck. Tutto quello che sta in mezzo sarà sempre la mossa peggiore.

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