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The biggest game in town – di Al Alvarez

Prima del poker online, prima dei grinder, prima delle coperture televisive degli eventi di poker… insomma, in quella che potremmo definire la prima repubblica del poker, esce il libro “The biggest game in town”, acclamato dalla critica come il capostipite della letteratura contemporanea sul poker. L’autore è Al Alvarez, scrittore e poeta inglese e grande appassionato del gioco.

Il libro esce nel 1983: siamo nella Las Vegas dei favolosi anni 80, l’autore è appena arrivato in città dove è in corso un torneo di Texas Hold’em. Per tre settimane lo segue, ne fa la cronaca e intervista i personaggi che vi partecipano.

Quel torneo sono le WSOP del 1981, ed i personaggi intervistati – la cui fama all’epoca non usciva dai confini della Sin City – sono, tra gli altri,  Doyle Brunson, Amarillo Slim, Johnny Moss, Stuey Ungar (vincitore di quella edizione), che con le parole ci regalano uno spaccato delle loro vite e di una Las Vegas popolata da gangster, prostitute, milionari in cerca di avventure, bari e avventurieri… una Las Vegas eccessiva, a volte disperata, ma tuttavia bellissima.

“The biggest game in town” non è solo la prima cronaca mai scritta delle World Series of Poker, è soprattutto un ritratto autentico dei giocatori che hanno dominato gli high stakes di quegli anni, quando il poker era appena uscito dai circoli privati nascosti nei retro dei locali, quando i player rischiavano di perdere il loro bankroll non a causa di una bad beat ma perché venivano derubati o arrestati dalla polizia.

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Alvarez ha saputo catturare lo spirito che animava i player di quegli anni pazzi e feroci che hanno fatto la storia del Texas Hold’em. In poco più di 180 pagine, Al Alvarez consegna ai posteri i pensieri e i racconti di uomini che hanno segnato un’epoca. Leggere questo piccolo capolavoro non vi renderà dei giocatori migliori al tavolo, non si parla di strategia. Si parla di eroi che hanno traghettato il poker dai saloon americani poco raccomandabili degli anni ’70 fino alla ribalta mondiale dell’era moderna che acclama il poker come fenomeno di massa se non, addirittura, come stile di vita per le nuove generazioni.

Purtroppo, questo libro è disponibile solo in lingua inglese. Al momento non esistono traduzioni in italiano, ma anche chi non è perfettamente padrone della lingua saprà godere delle storie di poker raccontate dall’autore con uno stile diretto e assolutamente divertente da leggere. Vi accorgerete che 180 pagine sono troppo poche per questo gioiellino di letteratura pokeristica, talmente piacevole e curioso che vorremmo non finisse mai…

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