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Tornei small stake

Cinque motivi per giocare i tornei small stake durante le WSOP

Manca pochissimo alle World Series of Poker 2018. Come sempre, WSOP non vuol dire solo Main Event e tornei High Roller, ma anche tutto un sottobosco di tornei mid e soprattutto tornei small stake, non necessariamente legati ai mondiali del poker.

Chiaramente, i tornei small stake non rappresentano l’occasione migliore e più profittevole per i giocatori professionisti, ma per tutti gli altri possono essere la chance per godersi l’atmosfera delle WSOP non pensando in maniera ossessiva all’aspetto economico.

Ecco dunque cinque motivi per giocare i tornei small stake durante le WSOP!

 

 

Perché i soldi non fanno la felicità

Anche se aiutano, certamente. Ma se il vostro obiettivo principale nel poker è divertirvi, allora perché non provare qualche torneo small stake? Qui, per esempio, è molto più probabile raggiungere il final table, obiettivo di tanti giocatori amatoriali.

Chiaramente nessuno sta dicendo che un final table WSOP non sia infinitamente meglio, ma allo stesso tempo quanto infinitamente è più difficile arrivare tra i finalisti in un evento del genere?

Perché… i pro sono altri!

Ovvero: mica tutti siamo degli squali del poker – compreso chi vi scrive. Difficile fare statistiche, ma per ottenere dei buoni risultati nei tornei delle WSOP, probabilmente occorre essere tra il miglior 10% del field, cosa non da tutti.

Giocando i tornei small stake, i valori si appiattiscono e, nella maggior parte dei casi, un giocatore amatoriale di buon livello può rientrare tranquillamente nel miglior 10% del field, o addirittura nel miglio 3% o 5%.

Perché esiste la chop equity

Come spiega Carlos Welch (il noto pokerista… senza tetto) su PokerNews.com, i tornei small stake hanno una caratteristica solitamente non prevista dagli altri eventi: la possibilità di fare chop vantaggiosi.

Se un giocatore amatoriale è piuttosto valido negli small stake, probabilmente raggiungerà il tavolo finale di un evento più spesso rispetto al giocatore medio. Qui, può permettersi di rifiutare un chop in caso di big stack, fino a quando non gliene viene proposto uno molto favorevole.

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Perché il bankroll non è infinito

Ovviamente, per partecipare a tornei dal buy-in basso non serve un bankroll da nababbi. Vero, ultimamente alle WSOP vengono organizzati parecchi tornei da $500/$1.500, ma si tratta comunque di cifre che non tutti i giocatori amatoriali si possono permettere – anzi.

Se a questo si aggiunge che, come già detto, di norma il field dei tornei small stake è molto più scarso, il fatto di raggiungere la zona premi o addirittura il final table con maggiore frequenza contribuisce a sua volta a ridurre i requisiti di bankroll.

Perché non si rimane mai senza

Anche se negli ultimi anni gli High Roller vanno molto di moda, è comprensibilmente molto più facile trovare un torneo low buy-in pronto a partire – non solo alle WSOP, ma in qualsiasi altro casinò di Las Vegas (o del mondo, per quel che vale).

Spesso i giocatori di poker si lamentano di aver affrontato un lungo viaggio (e una spesa ingente) per partecipare a un torneo dal buy-in grosso… e poi essere eliminati nei primi livelli. E dato che di solito altri eventi del genere non ce ne sono, la giornata si esaurisce lì – a meno di dedicarsi al cash game.

Questo problema in pratica non esiste nei tornei dal buy-in basso. Praticamente tutti i casinò di Las Vegas hanno un programma di tornei giornalieri e serali che copre bene o male l’intera giornata.

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