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Track & Field: quando gli eSports si vivevano ancora in sala giochi...

Prima metà degli anni '80, interno, giorno. Una sala giochi del mio paese, ma anche di un po' tutti i paesi e città d'Italia, quando questi posti non erano ancora veicoli di degrado e alienazione ma si dividevano serenamente, con il campo di calcio e la piazza, i nostri pomeriggi di ragazzi.

Già in quei luoghi, il videogame era qualcosa che si prestava a diventare intrattenimento non solo per chi infilava le 100 lire giocando in prima persona, ma anche per gli amici che guardavano: i “railbirds” ante litteram.

Le "nostre" Olimpiadi

Un giorno, in questa sala portano un gioco nuovo per i tempi: niente schermo verticale ma orizzontale e, al posto del 1-2 postazioni di gioco, ne vantava ben 4. Era il mitico “Track&Field”, che per noi era semplicemente “Le Olimpiadi”. Una sorta di eptathlon che costava 100 lire, che erano davvero le 100 lire meglio spese della storia: una volta ottenuta la qualificazione nel salto in alto, l'ultima delle sette prove, si ripartiva dai 100 metri per un altro giro di giostra, e così via finchè non terminavi le tue tre vite. In buona sostanza, con 100 lire potevi star lì anche 2-3 ore, con buona pace del padrone della sala e dei tuoi martoriati polpastrelli, messi davvero a dura prova almeno quanto la resistenza dei pulsanti.

Ero bravino, con un record di 8:45 sui 100 metri piani (“Bolt nun te temo”), di oltre 9 metri nel lungo, di 99 metri e fruscia nel lancio del martello e così via. Tra me e la gloria di top player della sala c'era però Alfonsino, autentico fenomeno con un vero e proprio “auto-fire” naturale tra le dita, che raramente riuscivo a battere.

Anche Vegas strizza l'occhio ai gamer

Perchè questo flashback da vecchio? Principalmente perchè vecchio lo sono, ma in realtà tutto mi è tornato alla mente da una notizia che ho letto: il Luxor di Las Vegas ha deciso per una svolta epocale, destinando l'area da 30mila metri quadri fino a oggi occupata dal Night Club "Lax" a una “Esports Arena”.

Il "Lax", night club del Luxor di Las Vegas che diventerà una esports arena
Il "Lax", night club del Luxor di Las Vegas che diventerà una esports arena

Sarà un vero e proprio paradiso dei gamer, non solo per ospitare i sempre più affollati, ricchi e seguiti tornei di videogame (da League Of Legends a Fifa, da World Of Warcraft a Counterstrike), ma per essere uno spazio dedicato agli appassionati di videogiochi competitivi, altrimenti detti “esports”.

Come riporta – tra gli altri – Wired, l'obiettivo è quello di trasformare il Luxor in una sorta di Wembley degli esports, un tempio del settore per ospitare i grandi eventi, con una moltitudine di schermi led e postazioni di gioco. La Esports Arena Las Vegas cercherà dunque di riproporre negli USA quanto già accade per esempio in Asia, dove – come saprete già leggendo i nostri articoli – gli eSports sono un fenomeno in enorme espansione, economica e di popolarità.

Una eSports Arena oggi
Una eSports Arena oggi

Da Alfonsino a Snax

In fine dei conti si tratta della naturale evoluzione di una disciplina che si presta in maniera naturale ad avere stardom e fandom, un mondo di divi e un conseguente stuolo di tifosi e seguaci.

Cambiano i tempi e le dimensioni del fenomeno, ma certe dinamiche rimangono sempre quelle. Una volta era un capannello di ragazzini che si accalcavano per vedere se Domenico riusciva a battere Alfonsino, oggi milioni di fans adoranti che attendono l'ennesima prova di destrezza del leggendario Snax.

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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