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Lee Watkinson

Nell’estate del 1990, Lee Watkinson era un semplice neolaureato in economia che, lasciata Washington, era giunto a Reno, Nevada, per trascorrere una vacanza all’insegna del tavolo verde.

L'idea era quella di partecipare ad un corso di dealer per i tavoli di blackjack, ma trovate le iscrizioni al completo il giovane Lee scoprì di lì a poco che un altro gioco gli avrebbe permesso di sfruttare a pieno le sue abilità: il Texas Hold’em. Partendo da un bankroll di 600$, riuscì a farlo lievitare in pochissimo tempo, non senza quei sacrifici probabilmente sconosciuti ai giovani grinder dell’online (per risparmiare sui costosi alberghi della città, in quel periodo preferiva infatti pernottare all’aperto).

Appassionato surfer e wrestler, Watkinson trascorre così gli anni ‘90 frequentando le case da gioco e cimentandosi sia nell’Hold’em che nell’Omaha, entrambi nella variante “limit”. Riferendosi a quel periodo dirà di lui Antonio Esfandiari, che come Lee bazzicava il Commerce Casino di Los Angeles: “Era un tipo molto tranquillo e riservato, aveva personalità, solo non la mostrava così spesso. Era molto paziente e sembrava non facesse altro che vincere denaro. Di certo, ha vinto molto più di me”.

Contrariamente a quanto fatto da molti altri pro, Watkinson si affaccia al circuito dei tornei live solo in un’occasione, nel 1994 durante il Los Angeles Poker Classic, per poi disertare la scena e concentrarsi esclusivamente sul gioco cash. Questa sua decisione, forse suggerita anche da una personalità riservata che - in controtendenza a quanto spesso accade - non lo spinge a voler cercare di diventare un personaggio, era dettata principalmente dal fatto che allora (ancora più di oggi) il circuito dei tornei live non fosse così redditizio.

Ma il mondo del poker stava per cambiare, quando uno sconosciuto rookie con il destino scolpito nel nome si candidava a diventare un’icona di questo mondo: nel 2003 Chris Moneymaker vince il Main Event delle WSOP.

Ed è proprio al termine del 2003 che Lee Watkinson torna a calcare gli eventi live, con risultati che nel volgere di poco tempo si fanno sempre più importanti: alle WSOP del 2004 si piazza secondo all’evento di Pot Limit Omaha da 5000 $, che vedeva al tavolo finale giocatori del calibro di Negreanu, Lisandro, Deeb e Lederer.
A distanza di pochi mesi, compie un clamoroso back-to-back durante la terza stagione del WPT, fermandosi alla piazza d’onore consecutivamente in due tornei, cedendo il passo prima ad Eli Elezra e successivamente alla leggenda Doyle Brunson. Questi risultati, tuttavia, gli varranno il titolo di POY da parte della rivista Card Player. Ma per Lee Watkinson è solo l’inizio.
Dopo vari piazzamenti, alle WSOP del 2006 arriva il suo primo (e ad oggi unico) braccialetto: si impone infatti nel World Championship Pot Limit Omaha, per una prima moneta di oltre 650000 $. L’anno successivo, qualificatosi tramite un satellite su Full Tilt Poker (di cui è giocatore sponsorizzato), giunge ottavo al Main Event delle WSOP del 2007, mentre nel 2008 riesce a centrare due tavoli finali al WPT.

Ad oggi, all’età di 42 anni, le sue vincite nei soli tornei superano i quattro milioni di dollari, ed è in testa alla all-time money list di Omaha per quanto riguarda le WSOP, oltre ad aver partecipato al noto format “Poker After Dark”.
Rivelatosi anche un accorto imprenditore, ha dato vita a numerose attività quali una linea di abbigliamento, una di gioielli e perfino un’etichetta discografica.

Molto presente anche nel sociale e sensibile alle iniziative benefiche, ha fondato un’ associazione per la cura degli scimpanzé dopo che questi sono stati impiegati nel mondo del cinema e della ricerca. Tuttavia, qualora doveste incontrarlo fatevi un favore: non chiamatelo scimmia…