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Harris Trump

Il pronostico sulle Elezioni Presidenziali USA: chi vincerà? La guida alle scommesse, i volumi, le quote e i sondaggi

Le elezioni presidenziali USA sono l’evento del betting mondiale per eccellenza e martedì 5 novembre, gli elettori statunitensi si preparano a votare per il nuovo presidente, un evento che tiene tutto il mondo con il fiato sospeso ma che è anche giudicato uno degli appuntamenti più attesi dagli scommettitori a livello globale. Vi consiglio di seguire la nostra analisi articolata e il nostro pronostico finale con una valutazione sulle quote, sui volumi scommessi e sui sondaggi.

Elezioni Presidenziali USA: l'evento più scommesso al mondo

Pensate che quattro anni fa, solo nella borsa internazionale delle scommesse, Betfair Exchange, furono scambiate puntate per più di mezzo miliardo di dollari sulla scia della sfida tra Biden e Trump fino al giorno delle elezioni.

Per via dei ricorsi del candidato repubblicano che non riconosceva la vittoria del rivale il mercato fu aperto sempre per settimane e quasi la raccolta si duplicò.
Questo mercato è la cartina tornasole sull’importanza delle elezioni USA nel mondo del betting. E’ stato stimato un fatturato dell’industria delle scommesse a livello globale per miliardi di dollari.

Ad oggi, nella sfida per la Casa Bianca sono stati scambiati 132,7 milioni di euro solo su Betfair Exchange.

Elezioni Presidenziali USA: la sfida Harris vs Trump

Anche se ci sono più di due candidati, il confronto principale sarà tra l'attuale vicepresidente Kamala Harris e l'ex presidente Donald Trump, che cerca un secondo mandato dopo aver governato tra il 2016 e fino 2020. Il vincitore si insedierà a gennaio 2025 e rimarrà in carica per quattro anni, fino al 2029. I principali sondaggi indicano un pareggio sostanziale a livello nazionale non solo per numero di voti (48% per entrambi) che però hanno un valore relativo (visto il meccanismo d’elezione che andremo presto a analizzare) ma i bookmakers mondiali non hanno dubbi: sarà Trump il principale favorito con una quota relativamente bassa che varia da 1.50 a 1.60.

elezioni presidenziali
Le elezioni presidenziali USA sono l'evento più scommesso al mondo (foto Shutterstock)

Guida alle Elezioni Presidenziali USA 2024

Le elezioni presidenziali si avvicinano rapidamente: tra una settimana, gli elettori eleggeranno il prossimo inquilino della Casa Bianca. La competizione per la successione di Joe Biden si concentra essenzialmente su due candidati: Kamala Harris per i Democratici e Donald Trump per i Repubblicani.

Quando si vota?

Il giorno delle elezioni è stabilito per il 5 novembre 2024, seguendo la tradizione di votare il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre. Il presidente eletto non assumerà l'incarico fino a gennaio 2025, con un mandato di quattro anni che durerà fino al 2029.

Chi sono i candidati principali?

La sfida principale si svolgerà tra Kamala Harris e Donald Trump. Trump è stato selezionato dai repubblicani durante le primarie e i caucus all'inizio dell'anno come il rappresentante più forte del partito. Harris, l'attuale vicepresidente, è subentrata nella corsa dopo che Biden ha deciso di non ricandidarsi, in seguito a prestazioni poco convincenti durante un dibattito televisivo con Trump e a preoccupazioni diffuse sul suo stato di salute.

Altri candidati

Oltre ai due principali candidati, ci sono anche altri nomi in lizza, ma con scarse possibilità di successo. Cornel West si propone come candidato indipendente, mentre Robert F. Kennedy Jr. si è ritirato a favore di Trump. Il Partito Libertario ha nominato Chase Oliver, primo candidato apertamente gay alle presidenziali statunitensi, mentre i Verdi hanno scelto Jill Stein. Tuttavia, nessuno di questi candidati sembra in grado di competere seriamente per la presidenza.

Perché è un evento sopravvalutato soprattutto al di fuori dei confini USA

Le elezioni presidenziali USA sono descritte da molti media come se determinassero le sorti del mondo dal giorno dopo. In realtà non è così, o almeno non è più così. I tempi dell'interventismo americano sono tramontati.

Sono elezioni molto importanti soprattutto per le politiche interne da quando negli Stati Uniti, con l’ingresso di Trump nello scenario politico a stelle e strisce, il tema e l’interesse principale degli elettori lo si può sintetizzare con una parola: isolazionismo, una caratteristica che ha accompagnato la storia degli USA in varie fasi storiche, anche prima delle due guerre mondiali del ‘900, quando ci volle l'affronto del Giappone con un attacco a sorpresa alla Hawaii per svegliare il gigante americano che non aveva intenzione di entrare nel conflitto mondiale.

Dal 2016, questo fenomeno “American First” ha influenzato non solo la filosofia e le politiche del Partito Repubblicano ma anche degli stessi DEM che hanno capito e intercettato che la volontà principale degli elettori nord americani è quella di mettere i propri interessi davanti a tutti. Non a caso, Biden, appena eletto, ordinò un ritiro scriteriato e disorganizzato da Kabul.

Perché continuare a fare guerre dispendiose e sanguinose in tutto il mondo? I conflitti nei lontani Afghanistan e Iraq per 20 anni hanno dissanguato le finanze statunitensi e il debito pubblico ha oramai raggiunto un picco inquietante. Durante poi la Presidenza Trump, con il taglio delle tasse, il rapporto debito-pil è stato motivo di forti preoccupazioni tra gli economisti.

Il potere del presidente USA è sopravvalutato in tutto il Mondo: per costituzione, i suoi poteri sono eccezionali solo se viene dichiarato lo stato di guerra. I suoi poteri in politica estera, in tempi di pace, sono molto limitati. Il vero motore delle strategie e politiche in politica estera è il Congresso con le sue commissioni ad hoc. C’è poi il Deep State ed in particolare gli apparati rappresentati dal Pentagono (forze armate) e soprattutto il Dipartimento di Stato. Tutte queste componenti influenzano in modo decisivo la politica estera anche della Casa Bianca che non può non tener conto delle linee tracciate, in particolar modo, dal Congresso. Per questa ragione, quando il Presidente non è appoggiato da una maggioranza delle due camere, è soprannominato Anatra Zoppa.

Ma veniamo a noi e soprattutto agli scommettitori, è bene conoscere attentamente il meccanismo di elezione.

Come viene eletto il Presidente degli Stati Uniti? Regole e leggi elettorali

Per comprendere anche in materia di scommesse chi sia il reale favorito, è bene capire quali siano le regole per l’elezione del Presidente. Spesso chi prende più voti in tutti gli Stati non viene eletto, può sembrare un paradosso ma è successo così con Hilary Clinton nel 2016 quando vinse Donald Trump.

A determinare l’elezione sono i grandi Elettori che vengono eletti in ogni Stato che ha un peso differente (in base soprattutto alla popolazione) , ovvero ha un numero di grandi elettori diverso. Quindi certi stati sono decisivi, ma vediamo bene le regole:

Requisiti di Candidatura: Per essere eleggibile come Presidente, un candidato deve essere un cittadino nato negli Stati Uniti, avere almeno 35 anni e aver vissuto negli Stati Uniti per almeno 14 anni.

Elezioni Primarie e Caucus: Il processo elettorale inizia con le elezioni primarie e i caucus nei vari stati, attraverso i quali i partiti politici selezionano i loro candidati ufficiali alla presidenza. Questi eventi variano da stato a stato, con alcuni che tengono elezioni primarie tradizionali e altri che utilizzano i caucus, una forma di assemblea locale.

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Convegni Nazionali dei Partiti: Dopo le primarie e i caucus, i partiti politici (principalmente il Partito Democratico e il Partito Repubblicano) tengono i loro convegni nazionali, dove viene ufficialmente nominato il candidato presidenziale del partito.

Giorno delle Elezioni: Le elezioni presidenziali si tengono il martedì successivo al primo lunedì di novembre negli anni pari. Durante questa giornata, i cittadini votano per i loro elettori preferiti del Collegio Elettorale.

Collegio Elettorale: A differenza di molti altri paesi, il Presidente degli Stati Uniti non viene eletto direttamente dal voto popolare. Invece, ogni stato ha un numero di elettori nel Collegio Elettorale approssimativamente proporzionale alla sua popolazione (pari al numero di senatori e rappresentanti che lo stato ha nel Congresso). In totale, ci sono 538 grandi elettori e per vincere la presidenza, un candidato deve ricevere la maggioranza assoluta dei voti elettorali, ovvero almeno 270.

Votazione del Collegio Elettorale: Gli elettori del Collegio Elettorale si riuniscono nei rispettivi stati a dicembre per votare formalmente il Presidente e il Vicepresidente. I voti vengono poi conteggiati in una sessione congiunta del Congresso all'inizio di gennaio successivo.

Inaugurazione: Il Presidente eletto viene ufficialmente insediato il 20 gennaio dell'anno successivo all'elezione.

Questo sistema, unico nel suo genere, è progettato per bilanciare gli interessi tra stati con diverse dimensioni e popolazioni, ma è stato oggetto di discussione e critiche, specialmente nei casi in cui un candidato ha vinto il Collegio Elettorale senza aver ottenuto la maggioranza del voto popolare.

I 7 Stati in bilico: chi deciderà la corsa alla Casa Bianca

Storicamente (e i sondaggi lo testimoniano anche in queste elezioni) alcuni stati non cambiano mai orientamento: per esempio la California e lo stato di New York sono per tradizione democratica, mentre il Texas è una roccaforte Repubblicana.

Quindi, anche questa tornata elettorale sarà decisa in 7 stati, i "Swing states”, gli stati in bilico che sono Arizona (nel 2020 per la prima volta fu conquistata dai Democratici), Georgia, Michigan (una volta roccaforte DEM oggi più trumpiana), Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin.

Swings States
Una cartina degli Stati: in rosso i Repubblicani e in blu i Democratici (quelli rialzati sono i famosi Swings States) - foto Shutterstock

Gli arabi nel Michigan come fattore sorpresa?

Il Michigan è sempre stato uno stato condizionato dal voto degli operai considerando la forte presenza dell’industria automobilistica; è da sempre uno Stato pro DEM o almeno lo era. Ma nel 2016 Trump si rivolse soprattutto all’elettorato degli operai bianchi e riuscì a conquistare lo stato. Oggi, uno degli elementi chiave è la forte presenza di almeno 300mila elettori di origine araba (figli di operai di seconda generazione) che durante le primarie dei Democratici si sono astenuti per protestare contro le politiche di Biden e Kamala Harris a favore di Israele in Medio Oriente. La loro astensione potrebbe essere decisiva per far vincere Trump. C’è anche una forte comunità di libanesi-cristiani nello Stato, altro elemento da valutare.

C’è anche una forte comunità ebraica in un altro stato in bilico come la Pennsylvania che potrebbe favorire i Repubblicani.

Musk e il conflitto di interessi: quando uno straniero influenza le elezioni USA

Per la prima volta nella storia delle elezioni alla presidenza statunitense, c’è un fattore esterno palese che vede come attore protagonista non uno statunitense, bensì un sudafricano: Elon Musk, l’uomo più ricco della terra. Un imprenditore che collabora anche con lo stato USA se solo pensiamo a Space X e gli appalti strategici di sviluppo che gli ha affidato la NASA.

Dopo aver criticato in passato aspramente Trump, ha deciso di schierarsi al suo fianco. Per molti è lui il reale futuro vice-presidente considerando la sua influenza: ogni giorno spende 1 milione di dollari solo per premiare i cittadini che si iscrivono alle liste elettorali ed ha indetto una lotteria giornaliera da 1 milione per premiare un fortunato sostenitore in uno dei 7 stati in bilico. Tale lotteria è stata dichiarata illegale in Pennsylvania.

Il vero problema è il conflitto di interessi di Musk ma che potrebbe essere un fattore decisivo per l’elezione di Trump. Musk è il proprietario di X (ex Twitter) e sappiamo bene come il social network fu importante nel contribuire all’elezione di Trump nel 2016, anche con account fake e con l’influenza di un altro attore informatico esterno (la Russia). Al tempo Twitter non era di proprietà di Musk, è bene chiarirlo ma la piattaforma influenzò molto l'elettorato soprattutto di estrema destra.

Musk ha un account dal quale twitta ogni giorno con 200 milioni follower. Senza freni.

Può influenzare le elezioni? Assolutamente si. Il Wall Street Journal ha pubblicato uno scoop (per il momento mai smentito) secondo il quale Musk avrebbe contatti regolari con Putin. Negli USA naturalmente ora i principali media fanno le pulci e le radiografie a Mask, ma c'è - molto probabilmente - un problema di sicurezza nazionale in ballo e di conflitto di interessi.

Ma perché Musk si è schiarato con Trump? La ragione sembra un mancato invito del proprietario e fondatore di Tesla, da parte del Presidente Biden, nella discussione sul futuro delle auto elettriche. Ma in realtà, l’amministrazione Biden si è schierata, in questi anni, per la regolamentazione del mercato dell’High Tech, mettendo anche in discussione i monopoli delle big della Silicon Valley, e questa cosa non è stata molto gradita né da Musk né da tutto il settore dei big tech negli Usa.

Idem per il mercato delle crypto: i principali guru si sono schierati tutti dalla parte di Trump con finanziamenti più o meno generosi perché temono una regolamentazione dura delle monete virtuali e di tutti gli strumenti derivati.

Elezioni USA: i sondaggi, vincerà Donald Trump o Kamala Harris?

I sondaggi sono una giungla e non è facile orientarsi, una media indica che a livello nazionale i due candidati siano appaiati al 48%. Ma nelle ultime ore si fa largo l’ipotesi che Kamala Harris sia in vantaggio a livello nazionale di 4 punti percentuali nei sondaggi effettuati sui “probabili elettori” ovvero su coloro che si sono già iscritti alle liste e hanno dichiarato di andare a votare. Ma come abbiamo visto, il numero di voti a livello nazionale non determina l’elezione.

Negli Swings States in realtà I sondaggi indicano una sostanziale parità. Per New York Times e BBC la candidata democratica è leggermente favorita con un punto percentuale 49% contro 48%.

Ma dalla nostra esperienza vi diciamo che in genere, nei sondaggi, i DEM sono sempre più favoriti alla vigilia ma quei dati, il giorno delle elezioni si sgonfiano, soprattutto da quando Trump è sempre il candidato (come se molta gente si vergognasse di rendere palese il voto per The Donald ma poi nel segreto dell’urna lo votasse).

Ci sono analisti che proprio consigliano esplicitamente di non guardare i sondaggi bensì le posizioni dei principali bookmakers.

Elezioni USA: le quote dei bookmakers e i volumi

Proprio su Betfair Exchange internazionale, la borsa del betting, Trump è scambiato a 1.59-1.60 (circa 62,5% di probabilità) con 74 milioni di euro scambiati sulla sua posizione mentre Kamala Harris 2.72 (36,7% di probabilità) con 41 milioni di euro di volumi scommessi.

I restanti 17 milioni di euro sono distribuiti tra tutti gli altri candidati “minori” così come 0,8% di probabilità circa.

Vediamo invece nel mercato italiano dei principali bookmakers online, i principali siti di scommesse online tengono ancora più basse le quote su Trump:

BookmakerTrumpHarrisWest
William Hill (scommesse)1.552.60 -
Bet365 (scommesse)1.502.62 -
Sisal (scommesse)1.502.501000
Betsson (scommesse)1.552.30-

Le quote di Bet365 sono emblematiche: vedono la Harris favorita sul voto popolare a 1.40 (71,4%) ma nettamente sfavorita nei 7 stati chiave: 2.62 (38,1%). E questa posizione di uno dei principali bookmakers mondiali potrebbe farci capire la differenza che c’è tra le previsioni del mercato delle scommesse (che è calibrato più sui 7 Swings States ) rispetto ai sondaggi (che sono più attendibili su base nazionale perché hanno un campione statistico maggiore).

I siti di betting legali in Italia mettono a disposizione dei nuovi iscritti dei bonus scommesse di benvenuto e delle quote maggiorate. Qui potete trovare una comparazione dei bonus:

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Il pronostico: Trump favorito ma la quota...

Nel 2016 vi avevamo consigliato due value bet politiche importanti: contro i favori del pronostico (che vedeva la Clinton strafavorita) il nostro tip era di puntare su Trump a quota 3 e sulla Brexit. Il nostro criterio è sempre stata una valutazione attenta nel rapporto tra la media dei sondaggi e le quote proposte dal mercato, oltre ai volumi di gioco.

Al tempo il rapporto era sbilanciato a favore di Trump e faceva intuire che sulla quota di Trump c’era un grosso valore atteso.

Oggi non è così, a quota 1.50 di media dei bookmakers c’è un gap enorme rispetto ai sondaggi.

Ma prendiendo come riferimento le probabilità della lavagna (che è vicina al 100%) di Betfair Exchange la quota è di 1.60, il 62,5% contro 48% (media sondaggi), una forbice sfavorevole importante. La quota non ha assolutamente valore atteso.

Ha senso quindi scommettere su Kamala Harris? In teoria si: il 48-49% dei sondaggi è molto più alto rispetto alle probabilità intrinseche (36,7%) delle quote.

Quando però i valori sono così distanti tra quote e sondaggi è giusto porsi degli interrogativi.

Dubitiamo proprio del sondaggio in sé che sono uno strumento che è influenzabile da troppe variabili. Ci fidiamo di più di chi sta rischiando denaro (i bookmakers) nei fare previsioni.

E' giusto, anche in base ai volumi di gioco, usare il buonsenso: forse Trump non sarà al 62,5% negli Swings States come non sarà neanche al 60%, ma c’è un margine importante che potrebbe far propendere per una media intorno al 55% di probabilità del candidato repubblicano nei 7 stati a 7 giorni dalle elezioni, anche perché i bookmakers fanno valutazioni solo su quei 7 stati e non potrebbe essere altrimenti.

I volumi di gioco scommessi sui candidati alla Casa Bianca

E spesso le quote dei bookmakers sono condizionate non solo da fattori più o meno teorici, bensì proprio dai volumi di gioco, tutti gli elementi in gioco sono naturalmente influenzati dalla raccolta per ogni singolo candidato oltre a altri fattori (anche sondaggi privati e segreti). E ripeto, oggi in Exchange, nella banca mondiale delle scommesse la ripartizione del denaro scambiato è la seguente:

- Trump – 74 milioni di euro (56% dei volumi)
- Harris – 41 milioni di euro (31% dei volumi)
- Altri candidati – 17 milioni di euro (13% dei volumi)


Considerando che il restante 44-45% sarò ripartito tra Harris e gli altri candidati, risulta difficile immaginare la candidata Democratica avvicinarsi alla maggioranza, seguendo questo ragionamento.

Quindi, dal nostro punto di vista, sulla Harris può esserci anche leggero valore atteso ma siamo così convinti che porti alla vittoria? La scommessa la reputiamo molto rischiosa anche se la quota presenta un leggero valore atteso.

Ricapitolando:

  • Favorito: Donald Trump (più alta 1.55 William Hill)
  • Volumi di gioco su Donald Trump
  • Quota di valore: Kamala Harris ( più alta 2.62 Bet365 )


Naturalmente, le nostre sono solo previsioni personali, nulla di sicuro e che va preso assolutamente con le pinze. Vi consigliamo di scommettere - quando ne avete voglia - solo cifre simboliche per le vostre finanze, fatelo solo per divertirvi.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.