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Phil Galfond

Phil Galfond e la paura di fallire: “Quando ho capito me stesso, tutto è cambiato”

Si scrive Phil Galfond, si legge 3 braccialetti WSOP in carriera, quasi 3 milioni di dollari vinti nei tornei di poker live, ai quali vanno aggiunti svariati milioni vinti online. A soli 36 anni, il poker pro americano è uno dei giocatori più esperti in circolazione.

Qualche hanno fa ha aperto anche il suo sito di training, il famoso Run It Once, diventando così anche un imprenditore. Ma se pensate che la vita di un personaggio di successo come lui sia solo rose e fiori, be’, vi sbagliate di grosso.

 

 

All’improvviso la luce

Su Twitter, Phil Galfond ha svelato di aver compiuto un percorso con Elliot Roe,  un mental coach molto noto nella comunità pokeristica. “Una delle prime cose che ho capito di me stesso”, ha scritto Galfond, “è che avevo paura di tentare (e fallire) nell’era post-solver del poker.

Una presa di consapevolezza che è servita a cambiare molti aspetti della sua vita, compreso il realizzare che l’idea di Run It Once non veniva dal desiderio di creare qualcosa, ma dalla paura del fallimento.

“Sapevo dentro di me che in parte lo facevo perché non avevo mai studiato i solver ed ero preoccupato che i miei punti di forza da giocatore non si trasferissero nell’ere post-solver, specialmente per quel poco tempo che potevo dedicare al poker rispetto ai miei avversari”.

Non un grande studente

Phil Galfond ha ammesso candidamente come a scuola “non studiavo e non facevo i compiti, però andavo bene nei test. Non riuscivo a lavorare duramente e non avevo buona memoria: ogni volta che c’era una materia da studiare e memorizzare a scuola, facevo male”.

Così, il poker pro pensava che nell’era post-solver soltanto i migliori giocatori, quelli che avevano studiato di più e memorizzato le informazioni dei solver, avrebbero potuto vincere: “Sicuramente io non ero tra loro”.

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Il lavoro col mental coach lo ha portato a realizzare che “un bambino con un’intelligenza superiore alla media, spesso se lo sente ripetere. Quando le cose continuano a venirgli facili, il bambino racchiude gran parte della sua autostima nell’essere naturalmente intelligente”.

Solo che questo genere di mindset porta inevitabilmente a “evitare quando capita qualcosa di abbastanza difficile da non poter eccellere se non con il duro lavoro”.

Phil Galfond e il valore dei “leggere se stessi”

Questo modo di ragionare porta il bambino, e di conseguenza l’adulto che ne deriverà, a evitare qualsiasi cosa che non venga naturale, anche se con un po’ di lavoro si potrebbe comunque raggiungere l’eccellenza.

“Per 34 anni ho evitato qualsiasi cosa in cui non ero naturalmente bravo”, allontanandosi dal poker e concentrandosi su altre cose come “scusa” per mascherare la sua inconsapevole paura del fallimento.

“Tutte queste consapevolezze mi hanno portato a tornare nel poker nel 2019, per affrontare la mia paura dello studiare i solver e, alla fine, ho creato la Galfond Challenge. Alla fine è stato un enorme successo, sia per la compagnia sia per la mia felicità (non il vincere, il semplice competere)”.

Così, Phil Galfond ha scoperto come tutte le sue paure fossero infondate, e che il poker non era semplicemente diventato solo un gioco di memoria. E per fortuna, aggiungiamo noi!

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