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Alla scoperta di “JohnnyBax”: ecco chi è Cliff Josephy, chipleader dei November Nine

Chi segue il poker internazionale da molti anni avrà senz’altro sentito parlare di “JohnnyBax”, qualche aficionado avrà pure riconosciuto quell’uomo di mezza età elegante e brizzolato, che così bene si disimpegna al tavolo da poker. Per il resto del mondo, Cliff Josephy è un perfetto sconosciuto.  Trattandosi però del principale candidato al trono di campione del WSOP Main Event, in quanto chipleader dei November Nine 2016, vale la pena aiutarvi a conoscere questo bel personaggio.

Cliff Josephy
Cliff Josephy

Josephy viene da Syosset, cittadina dello stato di New York a nord di Long Island. Dall’inizio degli anni ’90 fino al 2004 fa l’agente di cambio a Wall Street e vive una vita tranquilla insieme alla moglie e al figlio, nato nel 1999. Non è milionario ma guadagna bene, al punto da potersi concedere una passione piuttosto costosa: il poker.

“ERO TALMENTE POLLO CHE MI VENIVANO A PRENDERE IN LIMOUSINE”

Vi sembrerà strano, eppure Cliff – per sua stessa ammissione – era un perdente fisso nelle partite con gli amici. “Ho sempre giocato a poker, e fino a un certo punto ero il più grosso perdente che si possa pensare”. Già lo era dal liceo e all’università, ma ancora di più nei primi anni di lavoro: “Guadagnavo bene e non mi importava di perdere un po’ di soldi: l’unica cosa che volevo fare era giocare tutte le mani. Non mi interessava vincere, ma solo vedere se riuscivo a mettere nel sacco i miei avversari.”

Un giochino pericoloso, che arrivava a costare a Josephy anche 2mila dollari a settimana. “Gli amici mi dicevano che ero bravo ma sfortunato, e arrivarono persino al punto di mandarmi a prendere con una limousine.”

Ma come può mai un colossale pollo trasformarsi in un vero campione? La svolta arriva nel 2003, quando Cliff si accorge che padre stava giocando a poker online. “Prima non sapevo neanche che esistesse la possibilità di farlo. Al tempo avevo capito di avere una predisposizione, per il gioco online: mi ero appassionato a Hearts dove ero diventato molto bravo capendo che in rete potevo migliorare le mie performance, e mettendo a punto una notevole capacità di concentrazione”.

Una schermata di 'Hearts', il primo gioco a carte online in cui si cimentò Cliff
Una schermata di ‘Hearts’, il primo gioco a carte online in cui si cimentò Cliff

NASCE JOHNNYBAX

Così Josephy inizia ad aprire i primi tavoli play money su PokerStars: “Vedevo che quasi tutti giocavano tutte le mani, ma quelli che avevano più chips entravano in gioco molto meno spesso. Iniziai a capire l’importanza del gioco tight”.

Una figura fondamentale nella crescita di Josephy è stata quella di Eric “sheets” Haber, suo cliente ai tempi di Wall Street e in seguito suo inseparabile amico-socio. Haber è stato il vero mentore di Cliff, con il quale si trovava spesso a discutere più di poker che di lavoro. Nasce così “JohnnyBax”, nickname scelto per le prime poker room online e che diventerà il suo marchio di fabbrica.

La seconda svolta arriva già nel 2004, quando l’azienda entra in crisi e si trova costretta a licenziare diversi dipendenti, tra cui Cliff Josephy. Da costoso passatempo, il poker si avviava a diventare la prima occupazione di Cliff, che anni dopo dirà “fare il poker pro è stato un po’ come godersi la pensione prima del tempo”.

JohnnyBax migliora in continuazione e soprattutto vince molto, in un field che allora era davvero da leccarsi i baffi. Nel 2005 diventa uno dei primissimi numeri 1 nel ranking dell’allora neonato sito pocketfives, e il mistero intorno a JohnnyBax” cresce, perchè nessuno sa chi sia realmente, nè se quello sia il suo vero nome.

Cliff durante il WSOP Main Event 2016
Cliff durante il WSOP Main Event 2016

CAMPIONE DI STUD…PER CASO

Arrivano anche i primi risultati live, che significano subito “braccialetto”. Era il 2005 e Josephy si afferma nel 1.500$ Seven Card Stud davanti a 471 avversari. Un torneo che, neanche a dirlo, non doveva neanche giocare: “Ero andato lì per giocare un paio di tornei e lo Stud non era neanche ne miei pensieri. Però ero uscito presto dal 1.000$ rebuy e non avevo niente da fare fino al giorno dopo, così decisi di investire 1.500$ nel torneo Stud.”

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La specialità a sette carte non era proprio la sua variante preferita, ma dopo essersi registrato chiede qualche consiglio ad alcuni amici pro, tra cui Scott Fischman: “Non ricordo nessuno dei loro consigli, non ricordo le mani che ho giocato e neanche quella con cui ho vinto il torneo”, ebbe a dire in un’intervista qualche anno dopo.

Il braccialetto segna una nuova svolta nella carriera di Cliff, perchè in quell’occasione decide di svelare al mondo che JohnnyBax è lui. Per l’ancora giovane mondo del poker online era come scoprire che Superman è Clark Kent. “Bax” diventa un autentico idolo, apre il sito di coaching Pokerxfactor insieme all’inseparabile amico Eric Haber e ottiene anche una sponsorizzazione.

Una vecchia immagine del team di Ultimate Bet, di cui JohnnyBax fece parte per poco tempo
Una vecchia immagine del team di Ultimate Bet, di cui JohnnyBax fece parte per poco tempo

SPONSORSHIP LAMPO

Un secondo posto da quasi mezzo milione di dollari nell’Aruba Ultimate Bet Poker Classic gli vale l’ingaggio nel team pro della room allora tra i leader mondiali, dove andava a far compagnia a Phil Hellmuth e Annie Duke.
Tuttavia, la sua avventura in UB non è destinata a durare molto: a causa di alcuni mancati pagamenti, Josephy lascia il team dopo pochi mesi. Una mossa che si rivelerà quanto mai propizia, visto lo scandalo che pochi anni dopo avrebbe causato la fine della storica room statunitense.

POKER, FAMIGLIA E COACHING

Negli anni, Josephy ha progressivamente diradato gli impegni, sia online che soprattutto live. Sposato e con tre figli, mette ovviamente al primo posto la famiglia, anche se nel 2013 trova il tempo per vincere un altro braccialetto, nel 1.500$ No Limit Hold’em Shootout. Soprattutto, Cliff è stato fra i primissimi ad avere sfruttato commercialmente il coaching. “Quello che è un bene per la community, è un male per JohnnyBax”, disse una volta a proposito del fatto di svelare thinking process agli allievi, aiutando molti giocatori a migliorarsi e rendendo quindi necessario un impegno sempre più intenso per continuare a vincere.

“Oggi c’è più volatilità nel poker, ma la continua evoluzione è la bellezza di questo gioco. Alla fine, ciò che devi fare è sempre essere un po’ più furbo dei tuoi avversari”.

Sembra di parlare del poker di oggi, invece Cliff Josephy diceva queste cose 7 anni fa. Perciò non dovete stupirvi, se vedere un cinquantenne chipleader dei November Nine.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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