Daniel Negreanu è in vena in questi giorni di regalare aneddoti su uno dei talenti più cristallini della storia del poker: Stu Ungar, deceduto nel novembre del 1998. Pochi mesi prima "Kid Poker" si era consacrato a Las Vegas con la vittoria del suo primo braccialetto WSOP.
“Ho avuto la possibilità di giocare contro di lui, una settimana prima della sua morte. Eravamo al Bellagio ed aveva iniziato una sessione di No Limit Hold’em. Non ero molto attratto dalla partita ma ho pensato: ‘potrei non avere mai più la possibilità di sedermi al suo stesso tavolo’. Così ho deciso di entrare in action”.
Kid Poker ricorda molto bene la partita: “il suo stile era iper aggressivo. Alla fine Stu ha perso 5, 6 buy-in. Giocava ogni singola mano. Per aggiudicarti un pot dovevi per forza passare da lui. Osservando il suo stile, ho capito che dovevo cambiare marcia e giocare in modo diverso”.
“Durante queste lunghe sessioni al Bellagio, ricordo che un prete si era più volte presentato da Stu: i due parlavano dei loro incontri il mercoledì e giovedì. Era chiaro che stava cercando di uscire dal tunnel e che voleva fare pulizia nella sua vita. A mio avviso era molto fragile e magro ed è morto cercando di diminuire le dosi quotidiane di eroina, ma il suo corpo non è riuscito a gestire questo enorme shock”.
“La maggior parte della gente penserà che sono un pazzo, ma lasciate che vi racconti una strana storia: la notte della sua morte l’ho sognato. Stu era nella mia cantina. Sono andato giù: era freddo ed avevo paura. Lui mi ha guardato e mi ha detto: ‘non fare quello che ho fatto io Kid. Devi volare diritto’. Mi ha avvertito dei pericoli e quando mi sono svegliato ho scoperto che proprio quella notte è deceduto”.