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Buonanno: ‘Salter si era venduto tutto e sulle polemiche...’

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Antonio Buonanno ha regalato all’Italia del poker un’alba magica a Montecarlo, un’alba da oltre 1,2 milioni di euro. Per una volta ci siamo liberati (ma quanta fatica… e quante ore di sofferenza) della maledizione dell’heads-up.

Per far capire l’eccezionalità dell’evento, è necessario citare una statistica: in dieci anni di European Poker Tour, solo un italiano prima di lui, è riuscito a mettere la firma nell’albo d’oro del prestigioso circuito.  Fundarò e Benelli sono andati vicini al bersaglio grosso a Sanremo, Antonio ha dovuto, con estrema pazienza, combattere in heads-up per otto ore (!!!), prima di aver ragione del suo avversario che, con toni non proprio educati, ha fatto di tutto per provocarlo. Ma lui è rimasto impassibile come una sfinge e questo atteggiamento lo ha premiato.

Ci hanno stupito le polemiche che hanno accompagnato la sua vittoria e lo scontro dialettico tra alcuni grinder (critici per alcuni spot) e la old school: è intervenuto su Facebook con toni molto coloriti, anche Cristiano Guerra per difendere questa vittoria e non è stato il solo dei top player azzurri che si è schierato dalla parte del vincitore del Grand Final.

Buonanno però, con molta umiltà, si tiene fuori dalle polemiche e sottolinea: “l'online è totalmente diverso dal live. Ha ragione il ragazzino che gioca su internet ma dal vivo ci sono tanti fattori che influenzano una scelta".

Antonio, sei riuscito a bissare l’impresa di Bonavena e l’hai fatto contro un super field, in uno dei tornei più difficili al mondo.

Il primo giorno ero seduto vicino ad Esfandiari per fare un nome… ma avevo come avversari almeno 7 mostri su 8 al tavolo. Proprio per questo motivo ho cercato di gestire lo stack, giocando più chiuso del solito. Sostengono che io sia così, molto tight, ma non è proprio vero. Diciamo che sfrutto questa immagine, soprattutto nei momenti clou.

Che tipo di giocatore ti definiresti?

Non adotto una strategia definita. A me piace molto adattarmi al tavolo e agli avversari. 

Ritornando al tuo torneo, è stata una lunga e trionfale cavalcata, ma ci sono stati giorni anche di sofferenza?

Nel day 2 non ho visto una carta, per questo motivo non ho preso molti rischi. Nel giorno della bolla non avevo lo stack per aggredire: in quella fase si possono fare molte chips ma non ero nelle condizioni giuste. In seguito invece ho cambiato marcia e sono risalito. Negli ultimi due giorni avevo lo stack e penso di aver giocato un buon poker. Sono soddisfatto.

C’è stato un momento nel quale hai realizzato che potevi andare fino in fondo?

Ho sempre creduto nella vittoria. Dopo le WSOP di Las Vegas dell’anno scorso (era arrivato quarto in un 5.000$ NLHE, ndr), ho sempre giocato molto bene, con tre in the money all’EPT su sette tornei. Per questo motivo ero molto fiducioso.

Nella tua carriera hai sempre mantenuto un basso profilo ed in pochi conoscono bene la tua storia. Quando è scoccata la scintilla per il poker?

Gioco da 38 anni… all’inizio all’italiana. Avevo parenti a Las Vegas e nel 1989 sono andato in Nevada ed ho scoperto il texas hold’em ed altre varianti come il 7-Stud, ma fino al 1994 nel nostro paese giocavo a cinque carte. Ho anche molta esperienza come gambler e l’ambiente dei casinò lo conosco bene. Posso dire di aver giocato molti final table nella mia vita…

In particolare? Gioco prediletto?

Chemin de fer.

Il primo torneo giocato a texas hold’em?

Nel 2009 a Sanremo.

Come mai non ti vediamo mai all’IPT? 

Preferisco giocare tornei con buy-in più alti perché il rischio è quello di stare dentro un casinò per tanti giorni e vincere premi relativamente bassi, con spese di alloggio che possono pesare. Preferisco gli EPT.

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Buonanno e il rivale Jack Salter durante l'heads-up

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Alle WSOP giocherai tornei solo con buy-in importanti?

Si, dai 5.000 $ in su. Anche l’anno scorso ho fatto così. Non mi piace la struttura degli eventi da 1.000 $ con minimo 4.000 persone e uno stack iniziale da 1.000 chips. Preferisco concentrarmi solo su determinati tornei.

A Montecarlo, l’atteggiamento del tuo rivale inglese ti ha infastidito?

Non lo calcolavo proprio. Per me Jack Salter è un player molto forte ed è stato cortese e simpatico. Abbiamo scherzato fino alle otto della mattina, dopo la fine del torneo e al tavolo non mi ha regalato neanche una chips, non ha commesso errori. Lo rispetto molto.

Avete però discusso molto sul deal, ma alla fine non avete raggiunto nessun accordo. Come mai?

Non aveva margini per fare un deal perché si era già venduto tutte le quote. Il suo unico guadagno potevano essere i 500.000 euro che ballavano in heads-up.

Però tu gli hai chiesto ripetutamente l’accordo…

Si, sapevo che non c’erano i presupposti, ma lo facevo per fargli perdere la concentrazione.

Ma è vero che si è venduto il 70% delle quote?

Si è venduto tutto, ogni livello vendeva qualcosa… Lui giocava per i 500.000 euro. Tutti quanti lo davano favorito e gli compravano una quota ad ogni pausa.

Ti sei sentito fortunato in alcuni momenti? 

Si, in due mani in particolare, ma ero convinto di vincere e lo sai perché? Per il semplice fatto che mi sentivo in credito con la buona sorte. Solo nel tavolo finale alle WSOP dell’anno scorso, ho perso tre colpi al 70% ma a Montecarlo ero sicuro di farcela. 

Ritornando alle polemiche? Sei certo di non volerti levare qualche sassolino dalle scarpe?

Posso comprendere le ragioni dei grinder ma vi assicuro che il gioco live è completamente diverso e si muove su dinamiche differenti. Rispetto comunque le opinioni di tutti ma non sono il giocatore che ha descritto qualcuno. Non sono così tight, come mi hanno etichettato".

Fine prima parte - continua

photo courtesy Neil Stoddard-PokerStars

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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