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Addio PKR, la room giusta nel momento sbagliato: oggi avrebbe spaccato?


Fare la cosa giusta nel momento sbagliato è forse uno dei modi più dolorosi di fallire, nella vita come negli affari. Un timing errato può compromettere la riuscita di un business basato su una idea eccellente. Secondo chi vi scrive, è pienamente il caso di PKR, storico brand del gaming che in questi giorni ha annunciato la chiusura, almeno per qualche tempo.

Un mix di poker, videogame e intrattenimento puro

Nata ben 11 anni fa in pieno boom del poker online, PKR era davvero "avanti, molto avanti, pure troppo", semiparafrasando un indimenticabile Bebo Storti alias "Thomas Prostata". La battuta qui però sintetizza una amara verità, perchè la proposta di PKR era rivoluzionaria: un mix di poker, videogame e intrattenimento puro. Una gamification reale prima che questo vituperato neologismo vedesse la luce.

Tantissimi tra voi non l'avranno mai vista e non ne avranno forse neanche mai sentito parlare, ma chi circola nel mondo del giochino da una decina d'anni la ricorda bene perchè è impossibile non farlo. Infatti, in un mercato che era fatto di client più o meno belli, con avatar più o meno "fighi", PKR era un unicum: l'unica room in cui il contorno diventava quasi (?) più importante della sostanza.

PKR: la "Second Life" del poker

Nella room era possibile scegliersi un avatar nel vero senso della parola: sesso, altezza, carnagione, razza e persino accento. Questo era un aspetto davvero fenomenale, perchè la lingua del parlato rimaneva l'inglese ma si poteva scegliere la provenienza e dunque l'inflessione preferita: inglese vero e proprio, scozzese, australiano, statunitense del nord o del sud, francese, spagnolo, tedesco e italiano.

Oltre a questo, era possibile presentare il nostro personaggio davvero come si voleva: dal look al taglio di capelli ai tatuaggi ad altri accessori, come occhiali da sole, cuffie e molto altro. Il tutto aveva ovviamente un costo e infatti ogni articolo si poteva acquistare spendendo un tot quantitativo di punti maturati ai tavoli.

Al nostro personaggio potevamo far fare praticamente di tutto: alzarsi e sedersi dal tavolo, offendere gli avversari o prenderli in giro facendo il verso del pollo, ma anche "whinare" sbattendo i pugni al tavolo o semplicemente passare il tempo facendo vari "chip trick". Un copione che potevamo riscrivere in ogni momento e che si associava alla classica chat, presente come nelle altre room. Ne derivava un'esperienza di gioco non riscontrabile da nessuna altra parte, che però aveva una connotazione ben precisa, un progetto di poker che strizzava l'occhio ai videogame: fin dalla nascita, PKR era infatti una room inadatta al grinding e più votata al divertimento puro.

La room giusta nel momento sbagliato

Proprio quest'ultima definizione fa intuire dove voglio andare a parare. Considerando cosa è diventato il mercato del gaming nell'ultimo paio d'anni, è facile immaginare che una PKR proposta oggi sarebbe stata davvero una rivoluzione. Nel 2007-2008 il poker si avviava a passo spedito verso quella iperprofessionalizzazione che, secondo alcuni, sarebbe stata poi tra le cause del calo di appeal del prodotto. Quello che cercavano i giocatori - e soprattutto che le room tendevano a gratificare - era il massimo volume di gioco, il massimo possibile di tavoli da aprire e di mani da giocare, il massimo profitto ottenibile.

In una siffatta situazione, PKR era destinata a diventare una vittima sacrificale sull'altare del poker "grindercentrico". Sulla room infatti si poteva giocare fino ad un massimo di 9 tavoli insieme, ma non tutti ci riuscivano perchè la grafica 3D era molto selettiva, in termini di ram richiesta. Soprattutto, viste le spettacolari caratteristiche grafiche e le potenzialità "di contorno", la velocità di gioco era per forza di cose ridotta, e quasi più vicina alle tempistiche del live che a quelle dell'online.

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Tommaso Briotti, qui al recente Party Poker Millions

"Toms" e Jackson fra i precursori

Eppure, nonostante certe limitazioni insite nella natura del modello di room, su PKR ci giocavano in tanti, anche fra i migliori. Ricordo di avere conosciuto lì per la prima volta Tommaso Briotti, che con il suo storico nick "Toms2Up" vinse un domenicale da 100.000$ garantiti. Tra i PKRisti della prima ora c'era anche Jackson Genovesi, che ogni tanto incrociavo ai tavoli cash con il suo nickname "DonnieJackMala" e con un look decisamente hip hop, come poi era il giovane romano nella realtà. Perchè in fondo PKR era un po' la "Second Life" del nostro amato giochino.

Anni dopo, il mercato del poker è passato dalle forche caudine di almeno una mezza dozzina fra crisi e scandali, molte room hanno innestato la retromarcia dopo aver preso atto di un modello di business sbagliato perchè trascurava l'esperienza di gioco e non si era curato della velocità con cui i giocatori amatoriali perdevano i loro soldi.

Così, leggere oggi che PKR ha chiuso i battenti ("almeno per adesso", dicono) è qualcosa che fa doppiamente male. Ai ricordi innanzitutto, ma anche pensando a cosa sarebbe potuto essere e non è stato, perchè proposto - forse - troppo presto.

Il mancato .it, gli errori e la triste fine

Certo, nel fallimento del progetto i vari management di PKR ci hanno messo del loro, con troppe decisioni sbagliate. Una di queste fu ad esempio quella di rilevare una licenza per il mercato italiano, ma PKR.it di fatto non partì mai.

L'ultimo errore è stato probabilmente la migrazione sul network Microgaming avvenuta poco più di un anno fa. Un passaggio che ha decretato la fine dell'idea originaria di PKR: una room "stand-alone" che faceva giocare e divertire.

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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