Si attende - in questi giorni di lunga attesa - il comunicato ufficiale di Bernard Tapie che annuncerà l’acquisto formale di Full Tilt Poker per 80 milioni di dollari ma già i rumors sull’operatività della nuova red room si sprecano: in Spagna assicurano che il manager francese ha già presentato una richiesta per l’acquisizione di una licenza per l'online.
A Madrid e dintorni, nel gennaio del 2012 il mercato sarà regolamentato. Per questo alcuni siti hanno deciso di arrestare la propria raccolta offshore (Unibet per esempio) e stanno predisponendo la documentazione necessaria per le nuove concessioni: Bernard Tapie non vuole perdere terreno con la concorrenza, visto che Full Tilt Poker è un brand molto conosciuto nella penisola iberica. Sono una cinquantina le aziende che hanno già fatto i primi passi ufficiali per ottenere il via libera: in prima linea Bwin.Party, Ongame (in vista della cessione), 888Poker, Ladbrokes e PokerStars.com.
Come conferma il portale Poker Red, la Commissione di controllo sul gioco online ha posto una condizione inequivocabile: la licenza sarà concessa solo quando saranno rimborsati tutti i clienti spagnoli. Sullo stesso piano procedono le trattative con l’Arjel francese per il ripristino dell’autorizzazione già esistente (ma sospesa) a Parigi.
La nuova politica di Full Tilt Poker, memore dalla pesante lezione subita dal Dipartimento di Giustizia statunitense con l’inchiesta ‘black Friday’, è quella di operare soprattutto in mercati regolamentati. Per questo motivo c’è da attendere a breve l’apertura di un canale per avviare una trattativa con AAMS per l'Italia.
Ma la priorità per Tapie e i suoi manager è il ripristino della licenza principale sull’isola di Alderney, dove sono posizionati tutti i server e la struttura tecnologica operativa. Si lavora celermente per essere online a gennaio ma nonostante i ruomors, in queste ore di lunga attesa, lo scetticismo aumenta tra i clienti. Per questo motivo Tapie vuole dare l’annuncio il prima possibile ma deve attendere l’autorizzazione definitiva del Dipartimento di Giustizia americano.
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