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Come diventare un poker pro sponsorizzato - 1° parte

Per un poker pro non è semplice riuscire a strappare un contratto di sponsorizzazione e negli ultimi 24 mesi sono cambiati gli equilibri del mercato, soprattutto all’estero. Le rooms sono sempre disposte ad investire nei canali tradizionali ma in modo più mirato; sono inoltre mutati i criteri di selezione.

Fino a pochi anni fa venivano premiati i giocatori vincenti, coloro che si mettevano in luce negli eventi live di grosso richiamo: bastavano un paio di risultati durante l’anno e tutti erano contenti.

 

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I responsabili marketing nel 2013, focalizzano la loro attenzione su altre logiche e strategie. Per orientarsi è bene conoscere il pensiero di uno degli agenti più in vista in Europa: Jim Erwood, direttore di Poker Royalty nel Vecchio Continente.

Stiamo parlando dell’agenzia di riferimento per i professionisti ed i campioni di poker di tutto il mondo. “Dal black-friday – afferma Erwood - mi chiedono tutti se sia scoppiata la bolla delle sponsorizzazioni per i giocatori di poker. Cosa volete che risponda a questa domanda? Le regole possono essere cambiate ma il modello di sponsorizzazione funziona ancora: i brand più famosi continuano a voler associare la loro immagine con quella dei migliori giocatori. Logico che non c’è più spazio per tutti e gli agenti più piccoli rischiano di uscire dal mercato”.

Erwood fa un’interessante analisi di mercato: “Vi è stato un rallentamento congiunturale inevitabile dopo anni di crescita a dir poco rampante ma per Poker Royalty è diverso: è stata la nostra società a creare il settore quando Daniel Negreanu si è legato a Brian Balsbaugh (fondatore dell’agenzia, ndr).
Noi rappresentiamo gli equivalenti di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo nel mondo del poker e le rooms vogliono associarsi con i grandi nomi per attirare sempre nuovi clienti”.

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brian-balsbaugh Nel settore però c’è stata una rivoluzione: “il modello tradizionale funziona sempre ma dopo il 15 aprile 2011, non è più sufficiente replicare il multi level di sponsorizzazione attuato in questi anni da PokerStars e Full Tilt Poker.
I giocatori, i siti e noi agenti, dobbiamo lavorare di più ed in maniera creativa.
Le rooms è da parecchio tempo che chiedono qualcosa di diverso ai players, hanno altre esigenze”.

Arrivano quindi i consigli da parte del super esperto Jim Erwood: “parlo sempre con i miei clienti free agent che non hanno ancora uno sponsor: è importante impegnarsi ogni giorno, interagendo con i media (portali di informazione, giornali e televisioni).

Decisivo è curare la comunicazione sui social network per coltivare una propria community online. Twitter, ad esempio, è fatto su misura per l’industria del poker. Sta poi a noi agenti dare valore aggiunto alle loro iniziative e all'azienda partner”.

I consigli e l’analisi di Erwood però non finiscono qui. Nella prossima puntata scopriremo i trend di mercato e le strategie innovative delle rooms online e dei casinò live.

fine prima parte - continua

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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