"Giochiamo insieme, in libertà, lasciando andar il tasto all-in dove va..." Forse non era proprio così l'inizio della canzone Questione di feeling, tuttavia la rivisitazione mi fa sorridere mentre ascolto il testo musicale e gioco qua e là.
La giornata è stata decisamente gradevole con un pranzo luculliano a base di pesce fresco che adoro, accompagnato da bottiglie di Ribolla gialla che gratificano ancor di più il palato.
La successiva passeggiata lungo la battigiia del mare sotto la supervisione di un limpido sole ha chiuso il cerchio perfetto, ricordandomi che, fortunatamente, la stagione va verso il caldo con l'imminente arrivo di una timida primavera che piano piano si trasformerà in una frizzante estate.
E allora che ci faccio nuovamente al buio disteso in divano col pc aperto?
Questa osservazione confonde le acque per qualche istante, poi le sinapsi fanno il loro dovere (minimi sindacali) e collegano i pensieri sparsi in un'unica soluzione. Il piacere è stato talmente intenso e prolungato che ora l'aspetto ludico reclama un ruolo almeno da attore non protagonista.
Così, rilassato e soddisfatto, mi faccio abbracciare dalla passione, tuffandomi nell'etere butto un occhio al poker.
La ricerca del tavolo giusto nella room giusta è un pò come lo studio del menù prandiale di cui ho azzeccato tutte le scelte. Attento osservatore, controllo e spulcio. Tavolo dei regular, oggi no grazie. Tavolo dei fish? Magari! Anche se di pesce ne ho già mangiato quanto basta.
Mi siedo, inizia la sfida. Forse ho trovato il pollo. Dopo qualche tribet subita, arriva la mano. 9-9 e apro. Il bottone mi va sopra per l'ennesima volta. Mi appoggio. Flop 8-7-6 rainbow. Il pollo è mio. Finiamo ai resti, il mio rivale ha A-A. Il pollo sono io.
River? 5! Sarò anche pollo, ma allo spiedo ci finisce lui per una volta. Per una volta posso ringraziare la sorte e cantare anche io..."Questione di feeling!".
Ovviamente qualcun altro non lo definirebbe feeling, ma utilizzerebbe una grande C. C come cosa? Ovviamente come casa!
Torno alla realtà. Spengo, ringrazio. Mi infilo tra le braccia della mia compagna che sorniona mi sorride. Spengo la luce e ringrazio ancora. Anzi, come direbbe Charles Baudelaire: "e ancora, ancora, ancora".