Il gioco del poker negli ultimi anni ha raggiunto una popolarità incredibile, andando a sfiorare gli appassionati con gli interessi più vari, e non è un caso se i pionieri abbiano spesso un background che spazi da Magic The Gathering al backgammon, passando per gli scacchi o il bridge.
Al di là delle specifiche differenze di queste discipline, ci sono indubbiamente degli aspetti che le legano, un filo rosso che ha spesso consentito a molti di ottenere un buon successo anche nel No Limit Hold'em.
Gli esempi sono estremamente numerosi, tanto in ambito italiano che internazionale. Basti pensare a Gus Hansen od Erik Seidel, che nel backgammon hanno raggiunto ottimi risultati, passando per David Williams che nel campo di “Magic” si era fatto un nome, lo stesso terreno dove si sono fatti le ossa molti professionisti italiani, Dario Minieri su tutti.
La curiosità li ha spinti verso un gioco come il poker, e l'intuizione che potesse rivelarsi estremamente profittevole è quello che poi li ha resi ciò che sono adesso, anche a causa di alcune caratteristiche intrinseche nel No Limit Hold'em.
Il poker è infatti un gioco apparentemente molto semplice, dove imparare le regole e sentirsi pronti per sedersi a giocare può apparire fin troppo banale. Questo elemento, unito al caso che nel breve periodo può premiare in modo anche consistente il principiante, fa sì che in molti tendano da un lato a sottovalutarne la complessità, dall'altro a sopravvalutare le proprie reali capacità.
Chi invece, per formazione, sa che dietro ad un gioco esistono ore di studio, riflessione, pensieri scambiati e condivisi per elaborare la strategia migliore in ogni circostanza ha da subito affrontato il poker con l'intenzione di prenderlo molto sul serio, guadagnando così un vantaggio sempre più marcato nei confronti degli avversari, che per legittima scelta o per mancata convinzione hanno deciso diversamente.
Per divertirsi tutto questo può non essere necessario, talvolta nemmeno per vincere, ma è evidente come diventare campioni di poker sia tutt'altro che un gioco da ragazzi, sebbene apparentemente non si debba far altro che premere qualche bottone.