Jonathan Little è uno di quei giocatori capaci, grazie ai tornei di poker, di guadagnare una fortuna nel giro di pochi anni, pari a ben oltre cinque milioni di dollari fra online e live.
In un'intervista rilasciata a PokerNews qualche tempo fa, “FieryJustice” metteva in guardia su un aspetto a suo dire spesso sopravvalutato: gli ormai famosi tell.
Nonostante cogliere questo genere di sfumature possa rivelarsi decisivo, Little diffida dal farci troppo affidamento: “Anche nel caso in cui abbiate un tell che vi suggerisca come il vostro avversario abbia una buona mano, questo vi servirà a poco se giocate troppo chiusi o al contrario overplayate la vostra. Resta insomma essenziale conoscere bene le basi, sapere come giocare”.
Secondo Jonathan i tell sono utili soprattutto in una circostanza, ovvero quando siamo fortemente indecisi su quale sia la migliore decisione da compiere, quando non è ben chiaro che cosa sia più opportuno fare.
Ecco che in quel caso un tell può fare la differenza in un senso o nell'altro, ma diversamente non dovrebbe mai avere un peso specifico rilevante: “Un tell può far trasformare un call tirato in un fold, oppure in un rilancio, aiutandovi nelle situazioni di gioco più ambigue. Quando invece avete ben chiaro in mente quale sia la mossa migliore da fare non dovrebbero condizionarvi, a meno che non si tratti di qualcosa di macroscopico e sapete per certo cosa significhi”.
Avendo conquistato due titoli WPT assieme ad altri numerosi piazzamenti, la sua esperienza nel circuito live è consolidata, tanto da essere riuscito ad isolare alcuni dei tell più diffusi ed affidabili: “Solitamente, ad esempio, chi comincia a respirare in modo molto accentuato ha una buona mano, mentre chi sbatte spesso le palpebre ne ha una vulnerabile. Si tratta di debolezze comuni in molti giocatori, anche capaci, che non riescono a controllare o a cui non fanno caso”.