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Venezia: prete perde al Casinò mezzo milione di euro e viene condannato in tribunale

Una storia molto triste arriva da Spinea, una piccola frazione di Mestre, nel veneziano a due passi dal casinò. Don Flavio Gobbo, sacerdote della parrocchia San Vito e Modesto, nell'ottobre del 2016 lasciò i fedeli con una lettera dichiarandosi "stanco" e scomparve in modo del tutto improvviso.

Solo dopo due anni e mezzo nel paese sono venuti a conoscenza della verità, una verità processuale, considerando che Don Flavio ha patteggiato due anni per appropriazione indebita dopo aver perso al casinò mezzo milione di euro, denaro che apparteneva alla parrocchia. La pena è stata sospesa.

La triste storia di Don Flavio ed il percorso riabilitativo

Don Flavio aveva una dipendenza da gioco incontrollabile: arrivato a Spinea nel 2014 giocava con i soldi suoi al casinò, poi ha deciso di utilizzare il denaro altrui. Ma da quel momento, quando è stato accertato un ammanco a 5 zeri nel bilancio della parrocchia ed il Vescovo lo ha sospeso, Don Flavio è andato in cura per cercare di placare il "demone" del gioco che aveva dentro di sè. Ed ora sembra che sia a buon punto di questo suo percorso riabilitativo. La fede ed il contatto con la Chiesa non l'ha mai lasciato, così come l'impegno a restituire fino all'ultimo centesimo. Ci vorrà una vita per farlo, ma il 48enne sembra determinato in questa missione.

La storia sta facendo il giro d'Italia e la demagogia ed il populismo si sprecano: si identificano come ludopatici tutti i giocatori etc etc... ma la verità è un'altra: il gioco è una forma di intrattenimento come altre, come lo sono i videogiochi, la degustazione di un buon vino (c'è appena stato Vinitaly per esaltare il vino italiano), ma se un ragazzo sta tutto il giorno davanti al pc con un mouse in mano oppure una persona si beve tre bottiglie ad iniziare dalle prime luci del giorno (l'alcol quanti morti fa all'anno? Nessuno ne parla?), allora c'è qualcosa di sbagliato e pericoloso in questi comportamenti, come andare al casinò e perdere mezzo milione. Su questo non ci sono dubbi.

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Nessun studio serio o numeri ufficiali attendibili

Nello stesso modo bisogna sforzarsi di vedere la verità sul gambling con equilibrio: pochi euro possono essere spesi per una semplice passione che però deve essere controllata con molta responsabilità. Ma sostenere che chi gioca a poker una volta a settimana un torneino o scommette 10 euro  è un gambler, un ludopatico, è fuori strada, non corrisponde al vero.

Eppure ad ascoltare molti nostri politici ed alcuni media (anche autorevoli firme) sembra che milioni di italiani siano malati marci quando non vi è uno studio serio, una ricerca o una statistica, semplicemente perché si vuole creare solo tanta confusione. Numeri buttati a caso per creare clamore: spesso si confonde raccolta con spesa effettiva (ignorando il fenomeno del riciclo delle vincite che è fondamentale per comprendere come funziona il mercato). Si atteggiano tutti da super "esperti" ma non conoscono minimamente i comportamenti del giocatore medio.

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I pochi dati ufficiali che arrivano dai Sert e dallle Asl parlano di un fenomeno molto più circoscritto da quello narrato che riguarda qualche migliaia di persone su una popolazione di 60 milioni di abitanti.

Demagogia e populismo: si ragiona in modo superficiale

Ad ascoltare l'opinione pubblica "il gioco è il cancro della società" (Cit. Alessandro Di Battista durante trasmissione Rai), quando poi i nostri stessi politici attingono 10 miliardi l'anno dal settore per far quadrare i conti ed i bilanci dello Stato sempre più disastrati, oppure pensano a questi proventi per finanziare progetti sociali come potrebbe essere il reddito di cittadinanza. E non parliamo poi dell'occupazione creata (il settore sfiora il mezzo milione di occupanti).

In ogni caso la ludopatia è un fenomeno che va arrestato e combattuto ma con gli strumenti ed i mezzi necessari, di sicuro non con la demagogia e la disinformazione (fake news suona meglio?). Su questo siamo d'accordo ed abbiamo delle proposte che formuleremo nei prossimi editoriali dedicati a questo tema molto delicato e serio.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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