Conoscere e individuare i tell negli avversari che affrontiamo quando siamo seduti al tavolo è una cosa, ma capire quali tell noi stessi concediamo è tutto un altro paio di maniche. Essere bravi nel primo caso non significa esserlo automaticamente anche nel secondo.
Consapevolezza di sé e spirito autocritico sono due qualità che non tutti hanno innate. Si possono allenare, questo è vero, ma prima di arrivare ad avere una visione di insieme occorrono tempo e pratica. Queste dieci domande, ci aiuteranno a velocizzare il processo.
In questo Articolo:
- 1 Come ci sediamo al tavolo?
- 2 Alteriamo la nostra posizione di tanto in tanto?
- 3 Perché cambia la nostra postura?
- 4 Come ci comportiamo al tavolo?
- 5 Alcuni stimoli ci portano a fare qualcosa che di solito non facciamo?
- 6 Quale immagine hanno di noi i nostri avversari?
- 7 Che cosa vogliamo davvero fare al tavolo?
- 8 Che cosa dovremmo cambiare per assomigliare al giocatore ideale?
- 9 Che cosa ci impedisce di agire come il giocatore perfetto?
- 10 Quali sono le manifestazioni fisiche di tali impedimenti?
Come ci sediamo al tavolo?
Tutto comincia da qui, dalla nostra postura al tavolo da poker. Ci dondoliamo sulla sedia allontanandoci dal tavolo? Siamo seduti con il corpo verso il tavolo e le braccia sopra? Pendiamo da un lato? I piedi sono paralleli al terreno, ai lati della sedia, sotto il tavolo?
Non esiste una posizione necessariamente migliore di un’altra, anche se alcune particolarmente scomode possono causare dolore. Ma come prima cosa occorre riconoscere ciò che il nostro corpo fa quando giochiamo.
Alteriamo la nostra posizione di tanto in tanto?
Ciascuno di noi ha la propria posizione preferita, ma questo non vuol dire che tale rimanga immutata nel tempo. Cerchiamo di capire qual è la nostra “posizione standard” e cosa succede quando invece la cambiamo, oltre ad annotare quanto spesso ci succede.
Perché cambia la nostra postura?
Una volta capito quale sia la “posizione standard” e che a volte la cambiamo, possiamo trovare una connessione tra tali modifiche e la mano che ci troviamo a giocare in quel momento? Di solito il giocatore più rilassato e lontano dal tavolo ha poco interesse nel piatto, mentre vale l’opposto per chi si china verso il tavolo. Spesso esiste persino una correlazione tra la posizione che assumiamo e la forza della nostra mano.
Come ci comportiamo al tavolo?
Domanda difficile, perché tutti noi compiamo un’infinità di gesti. Cominciamo stilando un elenco delle cose che facciamo o non facciamo: siamo seduti composti per lunghi periodi? Giochiamo al telefono? Cantiamo, fischiettiamo? Beviamo, mastichiamo una gomma? Leggiamo?
Elenchiamo tutto, e poi cerchiamo di capire cosa facciamo più spesso, di solito, di tanto in tanto e solo raramente.
Alcuni stimoli ci portano a fare qualcosa che di solito non facciamo?
Un’altra domanda tosta, ma fondamentale per capire i propri tell e le proprie reazioni. Il comportamento cambia in base alla situazione che affrontiamo in una determinata mano? Ad esempio, diventiamo più ‘bellicosi’ quando pensiamo di avere la mano migliore? Parliamo di più quando abbiamo il nuts? Stiamo in silenzio se bluffiamo?
Facciamo attenzione a questi tell, che si differenziano in base alla situazione. Per semplicità, iniziamo concentrandoci solo su pochi comportamenti, per capire se questi vengono influenzati da stimoli diversi.
Quale immagine hanno di noi i nostri avversari?
Se una persona che non ci conosce ci avesse osservato a lungo, come descriverebbe il nostro stile di gioco? Magari non pensiamo di essere giocatori tight-aggressive, sereni e fiduciosi in noi stessi, ma questa percezione potrebbe non arrivare agli altri avversari, in base a come abbiamo giocato.
Che cosa vogliamo davvero fare al tavolo?
Se dovessimo costruire il giocatore di poker perfetto, come si comporterebbe in situazioni diverse? Impazzirebbe di gioia dopo aver vinto una mano? Giustificherebbe una mano giocata male ma fortunata? Sarebbe un robot silenzioso che si comporta nello stesso modo, sia che vinca sia che perda?
Che cosa dovremmo cambiare per assomigliare al giocatore ideale?
Nello specifico, dopo aver disegnato il giocatore perfetto di poker, dobbiamo capire in che modo noi ci discostiamo dai suoi ipotetici atteggiamenti e come fare per cercare di assomigliargli in più possibile.
Se la risposta a questa domanda è “non dovrei cambiare niente”, probabilmente siamo ancora lontani da una piena consapevolezza di noi stessi, oppure non ci siamo sforzati troppo nel rispondere alla domanda precedente, oppure ancora abbiamo standard fin troppo bassi.
Che cosa ci impedisce di agire come il giocatore perfetto?
Esistono esempi di situazioni che ci inducono a comportarci diversamente da come l’ideale suggerisce? C’è chi di solito è un giocatore tranquillo e silenzioso, che però dà di matto quando il suo avversario vince un piatto grosso contro di lui. E c’è chi si irrita, diventando ansioso, ogni volta che qualcuno controrilancia pre-flop sulla sua apertura. E così via...
Quali sono le manifestazioni fisiche di tali impedimenti?
Magari quando diventiamo ansiosi ci allunghiamo sulla sedia e incrociamo le braccia, oppure scuotiamo la testa, oppure ancora sorridiamo guardando negli occhi l’avversario. Cerchiamo di notare questi momenti di cambiamento fisico ed emotivo, e poi pensiamo a che cosa possa averli causati.