“Si dice che questo hotel stia per essere raso al suolo. Soggiornarci ti fa pregare che sia vero. Lo vedi persino dagli occhi dei dipendenti. Per quanto possano essere disponibili, si vede che nessuno vorrebbe trovarsi qui”.
Inizia così la recensione che Doug Stanhope, noto comico americano, ha lasciato su Yelp dopo il suo soggiorno al Rio All-Suite Hotel & Casino di Las Vegas, noto ai nostri lettori soprattutto per essere la casa delle World Series of Poker.
La risposta della Caesars Entertainment, la società proprietaria del casinò? Ban immediato da ogni struttura del gruppo.
“È come essere nel 1986”
Tutto parte dalle taglienti righe virtuali vergate da Stanhope sul noto sito di recensioni con sede in San Francisco, California. Yelp è una sorta di TripAdvisor, ma dedicato esclusivamente alle attività commerciali, di cui naturalmente fanno parte anche i casinò.
“Stare al Rio è come essere nel 1986”, scrive il comico. “Nel senso che è come guidare la tua Ford Tempo 1986 trentatre anni dopo, tenuta insieme dal nastro isolante, mentre avanza sui suoi cerchioni arrugginiti”. Una metafora abbastanza evocativa, insomma.
Stanhope poi si lancia in un’invettiva sulle informazioni non aggiornate della pagina di Expedia del Rio, che a quanto pare riporta tutta una serie di opzioni culinarie che in realtà nel noto casinò non esistono più da anni: “La proprietà stessa neppure sa o si interessa di chi è ancora in attività. Guardano verso un futuro incerto, aspettando che la palla di demolizione li colpisca”.
Sempre a proposito di informazioni obsolete, Doug spiega: “C’è un poster in un ascensore che pubblicizza lo spettacolo di una celebrità al Chippendales (un teatro ospitato dal Rio, ndr). È dell’anno scorso”.
Le bordate al casinò
Le critiche del comico continuano: “La sala del casinò è piena di questi imbonitori, fuori da ogni negozio o passaggio, che cercano di venderti qualsiasi cosa, nemmeno fossero mendicanti a caccia di investimenti. Le commissioni del bancomat sono talmente alte che la mia banca ha rifiutato la transazione considerandola illegale”.
Stanhope avrebbe anche provato a lamentarsi direttamente al casinò, ma “quando ho chiamato non riuscivo neppure a sentire cosa mi dicessero, perché il telefono della stanza è vecchissimo. E niente, ho aggiunto anche questa all’elenco delle lamentele”.
C’è spazio anche per un aneddoto: “La seconda sera, a mezzanotte, il mio manager ubriaco viene a bussare alla porta della mia stanza. Io dormo profondamente e non rispondo. Così lui ha dormito come un senza tetto fuori dalla mia suite, in corridoio, per quasi sei ore. Pare che nessuno ci abbia neppure fatto caso”.
Non solo critiche, ma l’effetto boomerang è inevitabile
La recensione di Stanhope prosegue con il comico a sottolineare come, nonostante un arredamento fuori moda, la sua suite da quasi 150 metri quadrati costasse meno di 200 dollari a notte e gli permettesse di avere una splendida vista sulla Strip.
Poi però l’ultimo attacco: “Il prezzo è buono, ma evitate il gambling. Non dirò quanto ho perso, ma il sistema di Reward mi avrà restituito un centesimo ogni venti dollari. Ho giocato molto meno in altri casinò, dove mi hanno però offerto soggiorni gratuiti, un concierge privato e altre amenità. Qui mi hanno offerto un buffet a metà prezzo”.
Come detto, la reazione della Caesars è stata quella di inviare una lettera al comico in cui sostanzialmente si annunciava il suo ban da ogni proprietà del gruppo, nonché la revoca del Total Rewards (la tessera fedeltà, insomma) e la perdita di ogni privilegio accumulato.
Naturalmente Stanhope ha postato la foto della lettera sul suo profilo Twitter, scatenando una marea di commenti contro la Caesars, di fatto amplificando la portata dell’incidente.
“Mossa furba da parte del casinò”, ha scritto un utente sul noto forum di 2+2. “Ora i 300.000 follower del comico e svariati altri fan conosceranno questa recensione negativa vecchia di mesi. Sicuramente era meglio un messaggio di scuse”.