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PokerStars vince in tribunale: class action high stakes respinta!

PokerStars.com ha trionfato in una cruenta battaglia legale in Illinois. Il giudice distrettuale David R. Herndon ha respinto una class action nella quale sono state rivendicavate perdite milionarie da alcuni giocatori, nel periodo pre black friday, quando veniva gestita dalla multinazionale un’offerta illegittima (secondo le leggi degli States) sul “suolo” nord americano. 

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In gioco c’erano parecchi milioni, a tal punto che alcuni avvocati coinvolti nel procedimento, l’hanno definita una vera e propria “partita high stakes”.

Il giudice ha riconosciuto PokerStars come fornitore (terzo) di servizi.  Lo ha annunciato Jeff Ifrah (nella foto in alto), legale di Rational Group: "Questa è una vittoria importante per PokerStars ed in modo indiretto anche per le altre compagnie di gioco online che possono ricevere attacchi simili". In particolare, l’ordinanza riguarda le poker rooms, riconosciute solo come parte terza.

La class action era finalizzata a recuperare le perdite maturate su PokerStars.com da alcuni grinder. In Illinois, è in vigore uno statuto che dà la possibilità ai giocatori di poter rivendicare il denaro perso su siti o case da gioco non autorizzate. 

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Anche nel Vecchio Continente è pendente presso la Corte di Giustizia Europea un caso simile (ma entro certi limiti) promosso da un giocatore austriaco che ha perso oltre un milione di euro ad una roulette online offerta da due casinò con licenza maltese (e non austriaca). In tal caso però si tratta di giochi (roulette) nei quali la casa gestisce il banco e vi è inoltre una normativa differente sulla libertà di servizi all’interno del mercato UE (con parametri differenti per valutare se l'offerta è autorizzato o meno). 

In Illinois, l'azione era stata promossa da Kelly Sonnenberg, madre di un grinder che aveva perso parecchi soldi sulla room dell'Isola di Man. Per il giudice però il poker è un gioco peer to peer e pertanto PokerStars non può essere considerato come il "banco vincitore" ma come un fornitore di servizi.  In poche parole - secondo le motivazioni - PokerStars non aveva alcun interesse a decidere l'esito del gioco.

Inoltre, a vantaggio della difesa, la Corte ha ammesso che la parte ricorrente ha omesso di definire con esattezza le perdite ed altri particolari ritenuti essenziali.  Per l'avvocato Rachel Hirsch, socio dello studio Ifrah, il caso era da "high stakes, con molti milioni di dollari in gioco". 

 

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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