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Le quote più costose del One Drop sono quelle di Phil Hellmuth

Con il One Drop che si avvicina, molti professionisti di spicco stanno vendendo le proprie quote per prendervi parte, e ad una rapida analisi quelle di Phil Hellmuth saranno fra le più costose, il che ha fatto storcere il naso a più di qualcuno.

Sebbene praticamente nessuno prenderà parte all'evento senza vendere una fetta più o meno cospicua del buy-in, sono numerosi i giocatori che hanno deciso di condurre le trattative in privato. Sappiamo quindi per certo che ad esempio Erik Seidel e Brian Rast fossero a caccia di finanziatori, ma non è noto a quanto abbiano fissato il markup, né se ne abbiano effettivamente uno.

A questo riguardo, infatti, ci sono diverse scuole di pensiero. C'è chi come Antonio Esfandiari pensa che fissare un markup nel One Drop non sia corretto, a causa della particolare incidenza della rake. Siccome l'11% del montepremi totale va a finire in beneficenza - è il ragionamento dello statunitense - nessuna presunta edge sul field può compensare questa particolare condizione.

Deve aver fatto un ragionamento simile anche Greg Merson, visto che il vincitore del Main Event WSOP 2012 ha sì piazzato l'85% delle quote, ma a prezzo "di costo". In altre parole, per avere l'1% del suo One Drop servono esattamente 10.000 $, non uno di più.

 

Chi invece ha alzato l'asticella un po' più in alto sono Jason Mercier ed Isaac Haxton, che considerandosi (a ragione) torneisti d'eccezione hanno applicato alle loro quote un markup pari rispettivamente all' 1.05 ed all'1.09. Vale a dire, per acquistare l'1% del vincitore dell'EPT di Sanremo servono 10.500 $, che diventano invece 10.900 $ nel caso di "Ike".

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E Phil Hellmuth, quanto costa un suo 1%? Esattamente 11.111 $, visto che il giocatore più braccialettato al mondo - dopo aver sciolto la riserva circa la sua partecipazione - ha reso noto su Twitter che per acquistare il 9% del suo torneo servono 100.000 dollari.

Le implicazioni che un markup di questo tipo offre non sono banali. Se infatti Hellmuth trovasse ad esempio dieci investitori disposti a sborsare 100.000 $ ciascuno - ipotesi che magari farà sorridere qualcuno, ma tutt'altro che remota - potrebbe iscriversi al torneo senza spendere un dollaro, ma tenendo per sé il 10% di quote.

Giocatori come Bertrand Grospellier hanno dichiarato che non lo giocheranno se avranno per sé una percentuale troppo bassa, ma in questo modo lo statunitense sembra aver trovato la quadra del cerchio, almeno per le sue tasche. Sarà capace di far leva sul peso della sua carriera per freerollare il torneo più ricco al mondo, che assegnerà al vincitore un primo premio stimato di oltre 20 milioni di dollari?

Noi scommetteremmo di sì, ma in ogni caso potrà dire di averci provato...

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